Lunedì, in una Piazza Gallura con circa 200 presenti, si è tenuto un incontro con la cittadinanza in vista delle prossime elezioni comunali. Presenti il senatore italiano del Partito Democratico, Silvio Lai, e l’Assessore alla Programmazione, già presidente del Crenos, Raffaele Paci. Con loro, ovviamente, il candidato sindaco per le elezioni comunali del prossimo 31 maggio, Antonio Balata, per la lista Tempio Libera e Democratica.Apre Balata con un breve intervento in linea con quanto già esposto nel precedente incontro di presentazione. Tema principale, come mercoledì, la viabilità che determina e amplifica in un circolo vizioso dinamiche di spopolamento, con un’espulsione verso le zone costiere o, peggio, un’emigrazione dalla Sardegna. L’assenza di prospettive economiche sul territorio, causa primaria di un allontanamento della forza lavoro più produttiva, nella lettura di Balata è legata principalmente alla mancata infrastrutturazione viaria. Un deficit che non permette di intercettare la ricaduta economica dell’importante flusso turistico presente in Gallura e che una strada a scorrimento veloce verso Olbia potrebbe colmare, con tempi di percorrenza di merci e persone all’incirca dimezzati. Progetto ambizioso, in una terra morfologicamente e demograficamente peculiare. Per far si che l’idea non sia solo un mero e propagandistico passaggio della campagna elettorale, nelle prossime settimane probabilmente vi sarà modo di scoprire, se non un programma dettagliato, almeno qualche informazione in più sui fondamenti della proposta e su quella che Tempio Libera e Democratica valuta esserne la fattibilità.
Silvio Lai, al quale spettava l’intervento, per modo di dire, più politico, ha parlato dell’importanza di non creare false aspettative nella cittadinanza, promettendo i noti “mari e monti”, in modo intellettualmente disonesto. Tra la politica del partito che Lai dirige e la cifra del resto del comizio, questa pare più un’ammissione di colpa che un monito. Lai ha parlato poi dell’ospedale, affermando che lo stesso “chiude se lo si lascia morire” e si vivacchia sull’ospedale come bacino elettorale o ci si lascia andare a campanilismi opportunistici. Anche qui, fuori luogo, alla luce del rapporto ASL, spesa sanitaria e PD.
Riferimento all’aggancio della ripresa in atto nel paese (inteso Italia) da parte della Sardegna, direzione nella quale il governo Pigliaru si è posto coerentemente. Come il governo italiano è leale verso l’Europa e sta dando vita ad un grande cambiamento nel paese, nel rispetto dei dettami e flessibilità concesse a scalare, anche i governi regionali si pongono sul medesimo solco. Il riferimento è al lavoro comune tra governo statale (definito erroneamente “nazionale”) e quello regionale di Francesco Pigliaru che, come poi riconfermerà Paci, ha portato l’allentamento del Patto di Stabilità. Fattore di traino per quell’aggancio della Sardegna e, contemporaneamente, attestato di merito e credibilità del governatore Pigliaru sul tavolo negoziale.
Sul Paolo Dettori, Lai è generico, parlando di potenziare la struttura su ciò che può fare al meglio in un quadro di riorganizzazione del sistema sanitario regionale e integrazione con le altre strutture. Nessun riferimento su come in questo discorso si inserisca il futuro Mater Olbia, frutto dell’operazione Qatar-Ex San Raffaele, probabilmente perché quest’ultimo si pone, o meglio si impone, “a prescindere” dal piano di riorganizzazione sanitaria, come confermato nel 2014 anche da membri della commissione sanità regionale in visita a Tempio. La scadenza delle deroghe intanto si avvicina e sul punto l’attuale governo Renzi e la Ministra Lorenzin furono molto chiari nel concedere il regime dei tre anni in deroga, favorendo quell’afflusso di capitali qatarioti individuati in campagna elettorale da Pigliaru quali volano principale del “cominciamo il domani“, soprattutto in Gallura.
A seguire Raffaele Paci, al quale spettava, come annunciato dallo stesso Assessore alla Programmazione, un intervento più tecnico e meno politico rispetto a Lai. In realtà, l’intervento è stato pressochè politico, scindibile in due fasi comunicative. La prima del bastone e la seconda della carota. Si è parlato nella prima, sulla falsa riga di Lai, delle promesse e fantasticherie che altre parti politiche propongono nel dibattito, delle minori risorse a disposizione rispetto al passato, del disastro finanziario lasciato dal precedente governo Cappellacci. E poi la maggiore credibilità sul livello statale, come testimoniano i presunti risultati raggiunti sul tavolo della Vertenza Entrate e sull’uscita dal Patto di Stabilità.
Nella seconda parte i toni erano più distesi e, dopo il by-pass con la credibilità dell’attuale governo Pigliaru, la scarsità e il risanamento dei conti hanno lasciato spazio alle ingenti risorse a disposizione che potrebbero giungere dai vari fondi europei e non solo. Atteggiamento nettamente più ottimista, come rimarcato da Paci autodefinitosi eterno ottimista, e svariate decine di milioni in arrivo con la programmazione integrata grazie anche a scelte macro come la contrazione di un mutuo da parte della Ras per 700 milioni.
Più volte sull’aggancio della ripresa e sul versante lavoro ha parlato come le determinanti che incidono in economie sempre più globalizzate, dinamiche dalle quali la Sardegna deve saper cogliere il meglio ricollocandosi nei marcati internazionali; in quanto inserita la Sardegna in un mercato del lavoro evoluto che non permette un abbattimento dei costi come in altri Paesi, i fattori di sviluppo sono quelli del “capitale umano”, dell’innovazione tecnologica, della qualità, spesso con nicchie molto apprezzate all’estero. Quell’estero con potenzialità enormi, come l’imperante mercato cinese che ha fame di un’offerta di prodotti come quella che è in grado di offrire la Sardegna e le dimensioni dei due mercati potrebbero costituire per l’Isola una via di crescita economica determinante.
A proposito di sughero, Paci si è stupito dell’apparente paradosso nel settore: la lamentata mancanza di materia prima. Si chiede e viene da chiedersi come sia possibile l’ex direttore del Crenos non sia a conoscenza dei grandi incentivi erogati, ad Enti e privati, nel corso dei trent’anni (primi anni ’70 sino agli anni 2000) al fine di piantumare estese superfici della Sardegna con specie a rapido accrescimento, tutt’altri tempi rispetto alla preziosa sughera che richiede pazienza e, in questo, lungimiranza politica. La specie più utilizzata è stata il Pino Insigne (Pinus radiata). Sul lato infrastrutture, accenni anche a Lu Pagghjolu e il futuro collegamento, anche se al momento non si hanno novità a distanza di tre mesi dalla delibera assessoriale di Maninchedda che impegnava il consiglio regionale ad integrare i residui passivi con ulteriori finanziamenti per Lu Pagghjolu.