Si è tenuto lunedì a Tempio Pausania nel Palazzo Pes-Villamarina l’atteso incontro su sanità e futuro dell’ospedale tempiese. Presente l’Assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, a sostegno di Tempio Libera e Democratica e il candidato sindaco, Antonio Balata, il commissario dell’ASL di Olbia, Paolo Tecleme, i direttori sanitario e amministrativo, Salvatore Ortu e David Harris. Tema dell’incontro, il programma di riorganizzazione sanitaria e il futuro dell’ospedale Paolo Dettori. Apre Balata, parlando di una Gallura con meno posti letto ogni mille abitanti che comportano un credito importante di Tempio verso la complessiva organizzazione sanitaria del nord e della Sardegna tutta, credito necessariamente da saldare. Balata parla, al pari di Arru in seguito, dei vincoli della cornice legislativa (Balduzzi), esigendo però equità di trattamento per la Gallura. Il riferimento è a Punto Nascite e limite minimo delle 500 nascite all’anno. Se Tempio non beneficerà di nuove deroghe sul tema, la chiusura e la razionalizzazione della spesa dovranno essere equanimi in tutti gli altri centri che presentano numeri simili, oltre i servizi Sten/Stam (come previsto obbligatoriamente in conferenza Stato-Regioni) nel caso in cui il Punto Nascite tempiese diventi un ricordo. Sistemi di trasporto che assicurerebbero nascite in sicurezza nonostante il minor numero di punti nascite sul territorio che, a loro volta, sarebbero più sicuri dato l’elevato numero di nascite annue praticate. Questi elementi, nell’ottica di Arru e Tecleme, rimarcano l’idea del superamento della mera prossimità di strutture ospedaliere come garanzia per il diritto alla salute.
L’Assessore Arru apre con le consuete sviolinate alla città in cui si va a sostenere un candidato, auspicando la continuità del dialogo avuta con la precedente amministrazione guidata da Romeo Frediani e augurandosi che lo stesso possa accadere con Balata, interlocutore serio e preparato. Sul Punto Nascite, Arru chiaramente non si sbilancia – “vedremo…” – ma sulla falsa riga di Balata ribadisce che, se chiusura sarà, questa coinvolgerà tutti senza aree di prima classe con regimi in deroga (come un po’ tutte le parti politiche chiedono per Tempio) o zone meno influenti che vedono applicare il nuovo regime della conferenza Stato-Regioni del 2010. Di fatto, la percezione è che seppur con parole misurate e un’apparente equità nella perdita, si tratti del requiem per il Punto Nascite del Paolo Dettori.
In altri passaggi dell’incontro, Arru ribadisce come “sanità” non sia necessariamente sinonimo di “ospedale“, fuorviante dicotomia che impedisce qualsiasi integrazione e ammodernamento della rete sanitaria e assistenziale. L’assessore cita a proposito anche un’altra inettitudine del precedente governo di Viale Trento, ovvero la separazione a livello di centri dirigenziali tra piano sanitario e quello assistenziale, emblema della scarsa programmazione, meno che mai integrata, in un ambito che gestisce tre miliardi di euro l’anno e oltre il 50% della spesa della Ras.
La Sardegna – prosegue Arru – nonostante ne sia particolarmente coinvolta è ancora vergognosamente indietro sul fronte di patologie rare e degenerative come sclerosi multipla e talassemia, deficienze del precedente governo regionale Cappellacci alle quali la Giunta Pigliaru sta cercando di porre rimedio attraverso un grande piano di intervento socio-assistenziale ad hoc che compensi strutturalmente le attuali condizioni di migliaia di pazienti.
Passando attraverso il pareggio di bilancio che superi lo strutturale deficit sanitario, inquadrato però secondo Arru all’interno di allentamenti più complessivi del Patto di Stabilità, l’assessore cita la Legge n. 10 (Soru-Dirindin) in materia di programmazione socio-sanitaria come percorso interrotto dal quale il centrosinistra debba ripartire. Parla della migrazione passiva, ovvero gli utenti residenti in Sardegna che ricevono cure in Italia generando un debito per la ASL alla quale afferiscono e un credito per quella ospitante. Una migrazione piuttosto bassa, ma non per particolari meriti del complessivo sistema sanitario sardo, piuttosto “per costrizione” in quando l’insularità impedisce una maggiore mobilità infraregionale. Anche a questo dovrebbe contribuire l’apporto del Mater Olbia, del quale ha ribadito l’opportunità sulla scorta di un concetto che Pigliaru ha fatto proprio da tempo: “abbiamo bisogno di soldi, ben vengano gli investimenti del Qatar“. Arru, consapevole della ruvidità del tema soprattutto a Tempio, rivendica il ruolo centrare della giunta Pigliaru che ha ottenuto buoni risultati da quei capitali qatarioti approdati in Sardegna. Chi si aspettava grandi discorsi sul Mater è rimasto deluso: il riferimento è “all’integrazione nella programmazione socio-sanitaria regionale“. Questo viene giudicato un successo di fronte all’investitore e un valore aggiunto della politica del centrosinistra – “questo siamo riusciti ad ottenerlo, lo abbiamo ottenuto” – e non una condizione minima per l’attuazione dell’investimento in esame; soprattutto perché per questa integrazione e riorganizzazione un po’ ovunque ai sardi vengono chiesti sacrifici. Data l’enfasi di Arru su di una ovvietà, verrebbe da replicare: grazie della gentile concessione, Qatar Foundation!
Arru ha poi parlato dell’AREU, Azienda Regionale Emergenze/Urgenze, isitutita dal Governo Pigliaru e contestata da parte della stessa maggioranza a Cagliari. Viene rivendicata come strategica a prova del concetto di base: in ottica complessiva di un moderno sistema sanitario e data la demografia sarda, non solo gli “ospedali” fanno “salute”. Programmi per Elisoccorso e Elitrasporto si pongono su questa direttrice.
Parafrasando il raffronto “ospedali/salute”, Arru rimarca il concetto ritenendo inammissibile un’idea di fondo che identifichi le mancanze di un sistema sanitario come unica causa delle dinamiche di spopolamento, “l’effetto ciambella” e la più triste emigrazione dalla Sardegna. Una serie di variabili incide sullo spopolamento e qui, Arru, probabilmente esagera colorando improvvidamente il discorso con riferimento ai recenti e tragici fatti di Orune e al triplice omicidio di Tempio Pausania. Demagogico.
Prima della chiusura con un incoraggiamento a Balata, polemica con il pubblico riguardo le frecciate verso il Popolo dei lucchetti e l’incatenamento in occasione di una visita dell’Assessore all’ospedale Paolo Dettori. Al di là dell’opinione in merito ad un comitato spontaneo fumoso e tutt’ora inattivo, forse anch’esso “conquistato” dalle elezioni e la precedente formazione delle liste, rileva l’atteggiamento di Arru. Lo stesso, non più tardi di alcuni mesi fa e a breve distanza dall’incatenamento contestato, riceveva come portavoce dello stesso comitato Marianna Bulciolu, referente del Partito dei Sardi, attuale candidata nella lista di centrosinistra a sostegno di Balata e, in quel momento, accreditata sul territorio come legale e portavoce delle istanze del comitato. In particolare, l’incontro tenutosi a Nuoro dove, alla conferma della chiusura del Punto Nascite, si accostarono notizie di rilievo come la Cardiologia h/24, punto che oggi un po’ tutti individuano come obiettivo programmatico. I toni pungenti di Arru rischiano di essere controproducenti per la parte da lui sostenuta nell’incontro. Sul Popolo dei lucchetti sono state espresse da più parti perplessità di vario genere, e non da oggi, ma se gli strali vengono scoccati sui modi improduttivi e a-dialettici (l’incatenamento) ed emerge una memoria corta sulla gestione dell’ospedale negli ultimi anni, va sottolineato che lo stesso comitato diventava affidabile interlocutore in un incontro a Nuoro dove si davano garanzie, per di più smentite a breve giro di posta dopo la nomina di Tecleme. A conclusione del dibattito, Balata ha precisato che negli ultimi anni diversi primariati non sono stati nominati e proprio tale situazione di immobilismo è l’anticamera della morte dell’ospedale. Tra gli obiettivi, come detto nel precedente incontro, la copertura degli incarichi vacanti.
Oltre quanto già detto, il piano Tecleme viene definito un punto di partenza e non un vangelo immodificabile, forse consapevoli della coda di polemica e dibattito che, come giusto sia, seguiterà; l’impostazione di base è che negli ospedali non si ragioni più solo in termini di reparti, ma piuttosto per aree funzionali e questo si aggiunge al superamento dell’approccio dove gli ospedali sono l’unico perno dei servizi sanitari offerti ai cittadini. Dunque, rimodellamento dei servizi offerti basato sulla piena integrazione ospedale-territorio con potenziamento ed allargamento del ventaglio dei servizi offerti in ambito extra-ospedaliero. Previsto un servizio di assistenza domiciliare ai pazienti oncologici terminali, l’impegno (pesante) dell’apertura della RSA a Tempio entro il 2015 e la garanzia della permanenza di una chirurgia a bassa e media intensità, privilegiando gli interventi in Day Surgery e Week Surgery.
Altra partita tutta da giocare è quella delle nuove ASL. Un’unica ASL con il territorio suddiviso in distretti; la teoria economica consiglia che tale perimetrazione distrettuale coincida quanto più possibile con l’area di competenza di Unioni di Comuni o, più verosimilmente, Associazioni delle stesse. Nel caso di Tempio oltre 30.000 abitanti in unione peserebbero non poco. Oppure più ASL, probabilmente cinque, alcuni parlano addirittura di tre; in questo caso, lo sguardo verso Sassari potrebbe tenderlo anche Balata, con più forza rispetto alla semplice riorganizzazione attuale, se venisse confermata l’idea di una ASL Nuoro-Olbia (con rispettivi distretti) da quasi 300.000 abitanti. In quel caso la marginalizzazione di Tempio sarebbe massima e la condivisione e il supporto con Arru molto meno rilassati.