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“Vogliamo la scuola sarda, non militari italiani” (di Scida*). Prima parte
In occasione del 4 Novembre Scida propone un’analisi del rapporto tra la Nazione sarda – ed in particolare tra i suoi giovani – e l’esercito di occupazione italiano.
*Originariamente pubblicato su Scida – Giovunus Indipendentistas, l’ 01/10/2013. http://scida.altervista.org/
Indice:
1) Boleus sa scola sarda, non militaris italianus
2) Un mito da sfatare: le missioni di pace
3) L’esercito italiano in Sardegna
4) Antistoria della “Brigata Ascari”
5) Resistenza: diritto ad un futuro migliore!
Boleus sa scola sarda, non militaris italianus
Il 4 novembre è la data in cui lo Stato italiano celebra la “Festa dell’Unità Nazionale” e la “Giornata delle Forze Armate”. La data è stata scelta in quanto ricorda la vittoria del Regno d’Italia nel primo conflitto mondiale; leggiamo dal sito ufficiale dell’Esercito Italiano: “in questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi”.
Che cosa rappresenta l’Esercito Italiano? Tanto per un unionista, quanto per un indipendentista, le Forze Armate rappresentano la continuità storica dell’Italia nella sua unità istituzionale (dal 1861); il simbolo vivente di questa stessa unità attraverso 150 anni di storia, quanto l’istituzione che debba garantire questa unità, nella quale si riconoscono tutte le forze politiche italianiste. Non è un caso che questa ricorrenza sia – tra le festività laiche – l’unica che abbia attraversato tutte le tre fasi della storia italiana: dal Regno liberale al fascismo, fino alla Repubblica.
Ciò che segna il nostro distacco dalla visione unionista è, ovviamente, l’identificazione: lo Stato italiano – attraverso l’educazione, quanto per i mezzi di comunicazione di massa – ha cercato di infondere nei suoi cittadini l’attaccamento – o meglio, Fede – alla “Patria italiana”, insegnando loro ad identificarsi storicamente con essa, attraverso una narrazione storica rassicurante, in cui l’Italia svolge sempre la parte di potenza buona, ed i suoi soldati la parte di Eroi, al servizio di cause sempre giuste, ed ineccepibili. Dalla lotta contro il brigantaggio – a compimento della “giusta” guerra piemontese contro i reazionari borbonici ed asburgici, ad un colonialismo tutto sommato bonario e coinvolto in una “missione civilizzatrice”, alla Grande Guerra contro i reazionari Imperi Centrali e per “liberare” le terre irredente, a compimento del Risorgimento; ad un colonialismo fascista, anche questo tutto sommato diverso dagli altri; alla lotta contro il nazifascismo, perché tanto Badoglio ed il regio esercito si misero a combattere la RSI, in nome della “vera Italia”… sino alle “missioni di pace” odierne, ove i “nostri soldati” svolgerebbero un lavoro al servizio delle popolazioni.
Noi giovani indipendentisti ci identifichiamo con la causa della nostra nazione colonizzata, sapendo inoltre di lottare in nome di valori universali, che ci permettono di sentirci solidali con tutti i popoli oppressi del mondo, in particolare quelli che hanno subito la violenza dell’Italia e del suo braccio armato. Se gli studenti sardi conoscessero le vere imprese dell’Esercito italiano, probabilmente sarebbero immuni dalle retoriche celebrazioni di questa giornata: le stragi compiute dai bersaglieri nel Meridione d’Italia (ad esempio, le centinaia di civili uccisi o bruciati vivi a Pontelandolfo e Casalduni); le innumerevoli stragi e violenze compiute dal contingente italiano in Cina ai primi del 1900; i crimini contro l’umanità commessi in Somalia, Eritrea, Libia, Etiopia dalla fine del XIX secolo alla fine dell’Impero (esempi: dall’eccidio di Massaua su ordine del tenente dei carabinieri Livraghi, alla strage di Sciara Sciat – 4000 libici uccisi nel 1911 – alle tonnellate di iprite sganciate dall’aviazione italiana contro gli abissini, alle deportazioni di massa, alla strage di Debra Libanos diretta dal generale Maletti); come dimenticare, poi, le eroiche azioni dei carabinieri nella Grande Guerra, a caccia dei “disertori”– cioè coloro che si rifiutavano di farsi massacrare per gli interessi del capitale italiano – sparando addosso o fucilando i soldati che si rifiutavano di uscire fuori dalla trincea; gli 8000 sloveni uccisi tra il 1941 ed il 1943 dalle truppe d’occupazione, per tacere delle migliaia di deportazioni ai danni delle popolazioni slave. Per tacere dei crimini commessi dalle forze armate italiane contro i suoi stessi concittadini: l’episodio più celebre è, probabilmente, quello delle cannonate di Bava Beccaris contro il popolo milanese. Alla luce di tutti questi atti criminosi; a noi sembra che celebrare l’Esercito Italiano non sia dissimile dal celebrare le SS! Vista la sorte di queste ultime, difficilmente i soldati italici si salveranno dalla pattumiera della storia!
RIFERIMENTI ESSENZIALI:
– Angelo Del Boca, Italiani, brava gente? (Neri Pozza, 2005)
– Fascist Legacy (Documentario BBC, 1989)
Hebron, i martiri.
Hebron, (Cisgiordania).
Si chiama Mahmoud Jihad Muhammad Dudin, 13 anni, il martire palestinese di stamattina. E’ stato ucciso nel primo mattino con colpi di arma da fuoco al petto da parte dell’esercito israeliano durante un raid a Dura, città a 11 chilometri a sud-ovest di Hebron.
Silenzio tombale da parte dei principali media italiani, solo alcune notizie frammentarie ma nessun video o foto, soprattutto delle violenze sui bambini. A Gaza, secondo prime informazioni, ci sarebbero cinque morti tra i militanti di Hamas caduti durante un’incursione sul tunnel di Rafah da parte dell’aviazione israeliana.
La vittima più giovane, appena sei mesi, a causa di una crisi cardiaca. Le sue condizioni non sono state sufficienti ad ottenere il lasciapassare al ceckpoint israeliano che ne ha impedito il trasporto in ospedale.