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Casteddu. Repressione, il FIU: lo Stato italiano vilipende il Popolo sardo

SA-DOMU

Casteddu. Repressione ai patrioti de Sa Domu. Il FIU: lo Stato italiano vilipende il Popolo sardo

Il FIU: Solidariedade a sos cumpanzos de su movimentu contra a s’ocupatzione militare

I carabinieri italiani hanno perquisito le abitazioni di diversi attivisti del movimento contro l’occupazione militare su disposizione del sostituto procuratore Guido Pani.

Le accuse sono realmente inquietanti e ci riportano indietro nel tempo al clima delle leggi speciali e dei colpi di stato striscianti: “vilipendio alle forze armate” e “divulgazione in uso esclusivo di ufficio”. Due accuse ridicole che non siamo disposti a riconoscere.

Alla prima accusa è facile rispondere. L’unico vilipendio e oltraggio quotidiano in atto in Sardegna, è quello rivolto al popolo sardo da parte dello Stato italiano, dell’Esercito Italiano e dei suoi gangli politici seduti in Regione, responsabili della sottrazione di enormi aree di terra, di cielo e di mare per fini ed interessi politici ed economici completamente estranei e contrari ai nostri interessi nazionali, e però funzionali alle logiche di guerra e di saccheggio del blocco NATO.

Sulla seconda accusa verrebbe spontaneo chiedersi perché tali documenti, evidentemente di notevole importanza, erano in mano degli attivisti.

È chiaro il nervosismo delle cosiddette forze dell’ordine italiane, dal momento che non riescono in alcun modo ad arginare la crescita del movimento contro il colonialismo e l’occupazione militare, che ha portato nel novembre 2015 a bloccare temporaneamente le più grandi esercitazioni NATO degli ultimi 30 anni.

Solidariedade prena e non cunditzionada a is cumpàngios corfidos!

Vogliamo la scuola sarda, non militari italiani (di Scida*). L’esercito italiano in Sardegna: occupazione e repressione (terza parte)

borntokillita3*Originariamente pubblicato su Scida – Giovunus Indipendentistas, l’01/10/2013.  http://scida.altervista.org/

L’esercito italiano in Sardegna: occupazione e repressione.

Le forze armate dello Stato unitario sono state attive nella repressione dei moti popolari della seconda metà del XIX secolo, in opposizione alle proteste popolari – da quelle contro la abolizione degli adempirvi (1865), ultimo attacco contro la gestione comunitaria della terra, ai battellieri in sciopero di Carloforte e ai tumulti di Sanluri del 1881, ove i carabinieri spararono sulla folla uccidendo 4 persone che manifestavano la propria opposizione alla miseria- e nelle retate terroristiche contro la popolazione barbaricina, in nome di una pretesa “lotta al banditismo” ma che in realtà era una “caccia grossa” al sardo.

Nel 1904, il direttore della miniera di Buggerru – il greco Georgiadis – chiese l’intervento di due compagnie di carabinieri al fine di costringere gli operai ad interrompere lo sciopero. Il risultato: 4 morti, uccisi perché si opponevano alla riduzione del proprio salario e all’estensione del lavoro a 12 ore. Due anni dopo, l’esercito si distinse ancora nel fare fuoco contro la nostra gente, che si scagliava contro i simboli dell’oppressione colonialista- caseifici, tramvie, casotti daziari-, facendo 2 morti a Cagliari; 2 a Gonnesa; 2 a Nebida; 5 a Villasalto. Senza contare i feriti.

Durante l’ultimo secolo lo Stato italiano – forte del suo dominio economico e culturale – poté contenere i costi dell’oppressione: non più atti palesi, come sparare su civili inermi, ma specialmente attraverso l’occupazione militare diretta, senza disprezzare la comparsa in operazioni contro i “banditi” (Operazione “Forza Paris”, 1992). Le basi militari sono state costruite a partire dagli anni ’50, sotto l’egida della Nato, e quindi della potenza statunitense, la quale – come ogni dominatore storico della Sardegna – vede nella nostra terra un utile avamposto per l’egemonia nel Mediterraneo. Le forze armate italiane condividono con gli alleati atlantici il più grande poligono terrestre, aereo e navale d’Europa (Quirra); il secondo poligono più grande dello Stato (Capo Teulada); il poligono di Capo Frasca; l’aeroporto di Decimomannu; le stazioni di telecomunicazioni del Monte Arci e di Santu Lussurgiu. Le servitù militari – tra terre e acque concesse per le attività di poligoni, aeroporti, porti, beni sottoposti a demanio militare, depositi munizioni, impianti di telecomunicazioni- ricoprono un’area di oltre 35000 ettari, contro i 16000 sul restante territorio dello Stato. In Sardegna sono dunque presenti il 70% delle servitù militari dello Stato, terreni tolti al libero uso delle nostre comunità e che gravano come un macigno sulla nostra possibilità di sviluppo economico. Entro tali aree inibite alla nostra popolazione si compiono lanci di razzi e missili; sganci di bombe (l’80% delle esplosioni di bombe in Italia, in tempo di pace, hanno avuto luogo in Sardegna); prove di armi da parte di militari di tutto il mondo, offerte dalle industrie private degli armamenti; esercitazioni a fuoco per azioni da attuare nelle guerre per l’egemonia occidentale. Inoltre, la nostra terra possiede la più alta percentuale di occupati nelle Forze Armate (4%), mentre nel settentrione e nel meridione d’Italia non si supera il 2%. Crediamo che ciò sia più che sufficiente per affermare, senza possibilità di smentita, che la nazione sarda subisca una grave occupazione militare.

Significativa è la questione della nuova caserma della Brigata Sassari, a Nuoro. 517 ettari della comunità nuorese, destinati a questa funzione del tutto estranea ai suoi interessi economici, per un costo di 24 milioni di euro, mentre per la costruzione del campus universitario si destinerà solo un milione di euro per rimettere a nuovo una ex artiglieria. Insomma, si vede una scelta politica ben precisa nel favorire le forze armate italiane invece degli studenti nuoresi!

RIFERIMENTI ESSENZIALI

– Leopoldo Ortu, Storia della Sardegna: dal Medioevo all’Età Contemporanea (CUEC, 2011);
Girolamo Sotgiu, Storia della Sardegna dopo l’Unità, (Laterza, 1986);
– Girolamo Sotgiu, Storia della Sardegna dalla grande guerra al fascismo (Laterza, 1990);
Guido Floris, Angelo Ledda, Servitù militari in Sardegna. Il caso Teulada (La Collina, 2010);
Giulio Bechi (a cura di Manlio Brigaglia), Caccia Grossa (Ilisso, 2006);

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Repressione Bellomonte. Lo Stato italiano non si smentisce mai.

Bruno_Bellomonte_repressione coloniale

Non si ferma la persecuzione ai danni di Bellomonte. Indipendentisti al fianco degli indipendentisti. Comunicato del Fiu sulla nuova pagina di repressione italiana ai danni di un indipendentista. Continua la lettura di Repressione Bellomonte. Lo Stato italiano non si smentisce mai.