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Tèmpiu Pausania. Lu Pagghjolu: calche cosa si moi pa l’Alta Gaddhura

pagghjolu
Foto: La Nuova Sardegna.

E’ di cumenciu mesi di friagghju la nutìzia chi la RAS, e in palticulari l’Assessoratu a li Trabaddi Pubblichi, agghja delibaratu a faori di li trabaddi da la Diga di Lu Pagghjolu a la cittài di Tempiu e l’alti comuni di l’Alta Gaddhura. Comu si sa, a Tempiu bona palti di li disaccelti e inettitudini di lu silviziu idricu è douta puru a lu fattu chi a li timpiesi l’ea ‘eni arricata da Pattada. Pa chistu muttiu, una reti idrica chi possia ‘unì li 3,3 milioni di metri cubi di Lu Pagghjolu ‘eni dummandata da anni, comu da anni ENAS e ZIR ani pruvvidutu finanziamenti illi bilanci soi. Lu commissariamentu di lu Cunsólziu ZIR ill’ultimi anni ha cumpliccatu no pocu la cosa, com’ altettantu ha fattu siguramenti la gestioni e li problemi Abbanoa, cu lu passagghju dalla ‘echja gestioni – finz’ a lu 2006 – a lu Gestori Unicu. A pocu a pocu in umbè si so finza che sminticati di chiss’opara cussì strategica pa Tempiu e tutta l’Alta Gaddhura.

A ogghj, aspittendi nuitai illi chiti chi venini, si sa chi l’assessoratu ha postu a dispusizioni li residui passivi (spesi previduti ma no ancora pacati) di dec’anni va, residui di cuntaduria pubblica di la ZIR e l’ENAS pa più di 4 milioni di euro. Illa delibera n. 5/23 di friagghju, si legghji chi pa la palti chi avanza (boci no uffiziali faeddani di un’opara di 6/7 milioni di euro) l’assessoratu impegna lu Cunsiddu di la RAS a carragghjà lu chi manca pa pudè finalmenti middurà, si spera lestru, la cundizioni infrastrutturali di Tempiu e l’Alta Gaddhura.

Tempio Pausania. Lu Pagghjolu, qualcosa si muove per l’Alta Gallura.

E’ di inizio mese di febbraio la notizia che la RAS, in particolare l’Assessorato ai Lavori Pubblici, ha deliberato a favore dei lavori da la Diga di Lu Pagghjolu a la città di Tempio e altri comuni dell’Alta Gallura. Come noto, a Tempio una parte dei disservizi e delle inefficienze del servizio idrico è dovuta pure al fatto che ai tempiesi l’acqua giunge da Pattada. Per questo, una rete idrica che possa collegare i 3,3 milioni di metri cubi di Lu Pagghjolu viene richiesta da anni, come da anni ENAS e ZIR hanno previsto allo scopo risorse nei loro bilanci. Il commissariamento del Consorzio ZIR negli ultimi anni ha complicato non poco la situazione, come allo stesso modo hanno inciso gestione e problemi Abbanoa, con il passaggio dalla vecchia gestione (sino al 2006) al Gestore Unico. Progressivamente, in tanti si sono persino scordati di quell’opera così strategica per Tempio e tutta l’Alta Gallura.

Ad oggi, attendendo gli sviluppi nelle prossime settimane, è noto che l’assessorato ha messo a disposizione i residui passivi (spese impegnate ma non ancora pagate) risalenti a dieci anni fa; residui passivi della contabilità di ZIR ed ENAS per oltre quattro milioni di euro. Nella delibera n.5/23 dello scorso febbraio, si legge che per la parte restante (fonti non ufficiali parlano di un’opera che costerà almeno 6/7 milioni di euro) l’assessorato impegna il Consiglio della RAS alla copertura, per poter finalmente migliorare, si spera in tempi brevi, la condizione infrastrutturale di Tempio e l’Alta Gallura.

http://www.ilminuto.info/2015/03/ras-delibera-n-523-diga-di-lu-pagghjolu/

Tempio Pausania. Sanità: zero aborti, zero nascite

punto nasciteNella mattinata di lunedì 15 dicembre, a Nuoro, si è tenuto un incontro tra l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, e una delegazione di cittadini capeggiata dall’assessore alle Attività Produttive, Nicola Luciano (PdCi), uno degli artefici nelle scorse settimane della sigla “Popolo dei lucchetti” in seguito alle prospettive poco rassicuranti, note però da tempo, sul futuro dell’ospedale gallurese.

Nonostante Luciano sia stato eletto nella coalizione di maggioranza per il comune tempiese, nonché suo assessore, e nonostante incontri assessori regionali rappresentando le legittime istanze addirittura per l’Alta Gallura, continua a ritenere fieramente l’apoliticità e l’apartiticità del proprio operato. Dopo l’incontro “con la politica” sarà appunto quest’ultima ad avere una responsabilità sugli atti che nei prossimi mesi verranno adottati.

L’assessore Luciano riferisce il “successo” politico “che si deve alla lotta intrapresa col Popolo dei Lucchetti”. Queste affermazioni sono molto forti e l’assessore parla di successo ottenuto, nonostante il Paolo Dettori non avrà più un Punto nascite. Rispetto agli entusiasmi, è opportuno riflettere sull’atteggiamento al ribasso della “lotta” portata avanti e su ciò che attende il territorio, sia nel futuro più immediato che nei prossimi due/tre anni.

Si fa riferimento così alla Conferenza Unificata del dicembre 2010, “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo“. Il cuore della questione è che nelle premesse si individua un problema ben preciso: “i punti nascita con un numero di parti inferiori a 500, privi di una copertura di guardia medico-ostetrica, anestesiologica e medico-pediatrica attiva h. 24, rappresentano ancora una quota intorno al 30% del totale“.

Tra le misure individuate nell’ambito dell’accordo, si rileva la “razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a 1000/anno, prevedendo l’abbinamento per pari complessità di attività delle U.U.O.O. ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche, riconducendo a due i precedenti tre livelli assistenziali; attivazione, completamento e messa a regime del sistema di trasposto assistito materno (STAM) e neonatale d’urgenza (STEN)”.

Questa previsione non è mai stata applicata nel caso del Paolo Dettori (circa 350 nascite l’anno) e le ragioni sono riconducibili alla morfologia del territorio, la particolare demografia dell’Alta Gallura e della Sardegna in generale, nonché la condizione infrastrutturale, tristemente peggiorata in seguito all’alluvione di novembre 2013. Questi elementi hanno impedito in passato un’organizzazione basata sul mero rapporto nascite per anno, prevalendo tutta una serie di peculiarità della regione.

Accanto a questi dati dobbiamo però aggiungere che nel corso degli anni il Punto Nascite del Paolo Dettori è stato sede di innovazioni – tra queste: il parto indolore e il parto in acqua-, con dotazioni all’avanguardia, che ne hanno fatto un punto di riferimento per un bacino importante il quale, non va dimenticato, coincide con l’Unione dei Comuni (Alta Gallura). Non trascurabile anche il fatto che il livello del reparto e dei servizi erogati nel tempo ha raggiunto un livello tale da garantire, per l’ambito in questione, un credito per l’ASL grazie alla forza attrattiva dagli altri distretti della Sardegna.

Alla luce degli ultimi fatti, ci domandiamo dunque come sia possibile considerare “soddisfacente” la perdita di un servizio che non era mai venuto meno proprio perché si erano fatte valere appieno precise esigenze e caratteristiche del sistema socio-economico gallurese. Per capirlo è allora necessario fare qualche passo indietro e precisare che il futuro del Paolo Dettori è strettamente legato alla ricca partita della Qatar Foundation e del Mater di Olbia (ex San Raffaele), dunque al piano di riorganizzazione delle ASL che vedrà probabilmente un’unica azienda denominata Nord-Est cui faranno capo ben 300.000 residenti.

Già a luglio, quando la sigla “popolo dei lucchetti” ancora non era sulla scena, l’assessore Luciano contribuì ad organizzare a Tempio un incontro sul futuro della Sanità nell’Alta Gallura. Il tutto alla presenza di due consiglieri regionali di maggioranza e componenti della Commissione Sanità, Cherchi e Anedda, rispettivamente Partito dei Sardi e Partito dei Comunisti Italiani. Mentre per l’assessore i consiglieri fornivano ampie e soddisfacenti rassicurazioni per Tempio e la Gallura tutta, proseguiva la maratona di votazioni a favore in diverse sedi istituzionali per l’operazione QF. In realtà, come si vedrà anche in seguito, molto è stato sconfessato a breve giro di vite, e alcuni aspetti dell’operazione, nonostante gli entusiasmi del senatore Gianpiero Scano, rimangono a dir poco oscuri. Su tutti gli effetti sul territorio e la riorganizzazione sanitaria. Su questo punto Cherchi fu però piuttosto eloquente: “la questione Qatar si sarebbe dovuta affrontare alla coda e non nel capo di un più ampio processo di riorganizzazione sanitaria. Avviene esattamente il contrario. Ma va bene lo stesso“.

Più recentemente, il caso della valutazione del tribunale sulla struttura, perizia non gradita alla QF che offriva quasi 20 milioni in meno. Immediatamente la politica locale è intervenuta per trovare nuovi terreni sui quali costruire una struttura ex-novo, rassicurando un po’ tutti, soprattutto gli investitori che alzavano la voce. Poi il balletto sul (presunto) finanziamento CIPE per 129 milioni di euro, ovvero l’accompagnamento dell’operazione secondo il governo regionale e italiano. Dopo pochi giorni arrivò la smentita da Pierpaolo Vargiu, deputato montiano dei Riformatori, che parlò di un errore materiale del governo italiano che stanziava somme, in realtà, già revocate. Ma dove è la verità? Ancora non è dato saperlo. A più di un mese dal botta e risposta su giornali e web, non è infatti stato reso pubblico il documento del CIPE che illustra tutti i dettagli e le innumerevoli destinazioni dei finanziamenti.

Per quanto si continui a voler far finta di non sapere, gli interessi dei signori del QF, Monte Tabor, amici di Don Verzè e banche creditrici toccano inevitabilmente la città di Tempio; sarebbe piuttosto ingenuo ritenere che un investimento complessivo così ingente in un settore come la Sanità e in una regione come la Gallura non influisca sul destino della città in questione, all’interno dell’omonimo distretto della ASL n. 2.

La portata degli effetti dell’affaire Qatar sul Paolo Dettori di Tempio non è immediata. Il regime in deroga concesso dal governo italiano, enorme successo rivendicato dal PD e alleati, si farà sentire alla scadenza. Non domani, ma neanche fra dieci anni. La ministra della Salute italiana, Beatrice Lorenzin, ha specificato più volte come le ampie deroghe concesse per l’operazione Ex-San Raffaele e sistemare la patata bollente (al Bambin Gesù, s’intende) non saranno infinite. Quel numero di posti letto e quella spesa autorizzata eccezionalmente, dovranno rientrare successivamente. Che piaccia o meno, è così. E il Patto della Salute di Renzi non aiuta.

La perdita del punto nascite si aggiunge ad un generale deterioramento dei servizi sul territorio che rischia di rafforzare le preoccupanti dinamiche di spopolamento che stanno investendo la città di Tempio e l’Alta Gallura in generale; tendenze sconosciute sino a pochi anni fa che potrebbero, in un circolo vizioso, contribuire ad un ulteriore tagli dei servizi in ragione di una sempre minor popolazione sul territorio. Per questo si ritiene ci sia poco del quale felicitarsi e le prospettive appaiono meno ottimistiche di quanto non si creda.

Oltretutto, non meno importante, al 2017 la città di Tempio potrà festeggiare un invidiabile primato: un decennio senza aborti. E’ dal 2007, difatti, che nelle strutture del Paolo Dettori non viene praticata l’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza): tutto il personale risulta obiettore di coscienza. I dati, ad esempio del 2011, parlano di 277 IVG all’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia e 46 al Paolo Merlo di La Maddalena, per un totale di 323 IVG in tutto il territorio ex-provinciale. Il tema riguarda strettamente le donne delle comunità dell’Alta Gallura ed è praticamente scomparso dal dibattito pubblico. Sulla stessa linea di impoverimento sociale si pone lo smantellamento dell’intero reparto, alla faccia della “sanità più vicina ai cittadini” annunciata tanto nella scorsa campagna elettorale, quanto nelle ultime settimane. Che si tratti di mancate nascite, o di nascite da compiere, il livello di servizi e la qualità della vita nell’Alta Gallura sono sempre più preoccupanti.

http://www.ilminuto.info/2014/12/lo-strano-caso-della-perdita-del-punto-nascite-dellospedale-paolo-dettori-e-la-ricca-partita-della-quatar-foundation/#more-35729

Autogol Sanna. Disoccupazione ed emigrazione? “Ci sono anche lati positivi”

sanna pd

Dell’ingovernabilità nella quale è piombata Sassari si è scritto nei giorni passati, con il rinvio del consiglio del 7 agosto. Ora nuove polemiche si sollevano a Palazzo Ducale dopo il consiglio comunale di ieri. Il sindaco di Sassari, Nicola Sanna (PD) si sarebbe lasciato andare a commenti poco felici circa la situazione occupazionale di Sassari, in primo luogo quella dei giovani. A Sassari la disoccupazione giovanile ha raggiunto dati da guerra civile e la consigliera Sofia Fiorillo (M5S) ha parlato della conseguenza principale della forte disoccupazione, l’emigrazione che coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione e sempre più in possesso di alti livelli di istruzione e qualifiche.

Sanna, la massima autorità cittadina, non pago di quanto sta accadendo nella sua Giunta, con superficialità disarmante ha raccomandato di non cogliere solo il lato negativo di questi – definiti eufemisticamente – “spostamenti” in quanto chi resta chiaramente troverà più “spazi”, ovvero opportunità lavorative.

Ormai si è riluttanti ad usare termini come spopolamento ed emigrazione, si ammorbidisce il discorso e si parla di “spostamenti”, forse perché i primi sono definizioni troppo dirette e preoccupanti. Si preferisce vedere positivamente la valigia di cartone e tanti saluti, grazie tante, i nostri che restano in un modo o nell’altro si sistemano.

Questo atteggiamento da parte di un sindaco appare inqualificabile e offensivo nei confronti di una Nazione e della sua popolazione costretta continuamente all’emigrazione e al doloroso distacco dalla propria terra.

http://www.ilminuto.info/2014/08/sassari-autogol-sanna-disoccupazione-ed-emigrazione-ci-sono-anche-lati-positivi/

San Raffaele di Olbia (ora Bambin Gesù). Quando se ne parla seriamente?

Qatar
Da sinistra verso destra: Matteo Renzi, Francesco Pigliaru e Lucio Rispo

La Giunta regionale del presidente Francesco Pigliaru ha dato l’ok definitivo al progetto della Qatar Foundation per l’investimento da oltre 1 miliardo di euro per i 242 posti letto del San Raffaele e l’attivazione di alcuni reparti di ricerca scientifica. Dopo gli entusiastici toni utilizzati a caldo è doveroso che l’indipendentismo e tutta la società sarda si interroghino sull’effettivo merito della scelta e sulla portata delle conseguenze per il sistema socio-economico nazionale. Sarebbe perciò interessante conoscere meglio i dati, le informazioni e le analisi per le quali si considera positivo il progetto e si dà via libera all’investimento del Qatar Foundation.

Facciamo un passo indietro, torniamo al 2011. I dati sulla mobilità sanitaria evidenziano per la Sardegna un ammontare di crediti (pazienti non residenti in Sardegna che hanno usufruito di cure nell’Isola) per 18.050.313 euro. Al contrario, i residenti sardi che hanno usufruito di prestazioni in strutture extra-regionali generano un debito per la sanità sarda pari 84.001.905 euro,  con un saldo dunque pari a – 65.951.592 euro. Un dato in peggioramento rispetto al biennio positivo del 2008-2009 dove il saldo non raggiungeva i 57 milioni.

Secondo Pigliaru, sarà possibile “recuperare il 50% della migrazione passiva della Regione“. Si parla di una riduzione di tale voce, più correttamente nota come mobilità passiva, che secondo i dati diffusi dal governatore ammonta attualmente a 62 milioni di euro. 

In attesa che maggiori informazioni siano fruibili da parte dell’opinione pubblica, si può sottolineare che una riduzione di mobilità passiva pari a 31 milioni di euro appare già a primo impatto un dato quantomeno sovradimensionato. La struttura in esame conterebbe su 242 posti letto, più 50 posti letto per “solventi”, ossia per pazienti (o compagnie assicuratrici, fondi o enti loro collegati che hanno stipulato una convenzione con la struttura) che si fanno carico di tutte le prestazioni sanitarie e domestico alberghiere erogate. Secondo i dati del Ministero della Salute, Direzione Generale del Sistema Informativo e Statistico Sanitario, al 2012 in Sardegna sono presenti 6.451 posti letto suddivisi in “acuti” (6.105) e  “non acuti” (364).  Alla luce di questi dati è naturale chiedersi com’è possibile che meno di 250 posti letto possano spostare un ammontare di risorse così rilevante alla voce mobilità passiva.

Oltretutto Pigliaru si è pronunciato anche sui presunti vantaggi sul lato della mobilità attiva e “all’integrazione con la rete ospedaliera territoriale” propedeutica ad “attrarre pazienti dall’Italia, dall’Europa e dal Qatar“.

Tra le dichiarazioni di Pigliaru e dell’assessore Arru, emerge una visione socioeconomica dei servizi sanitari alla stregua di un business e di una mera competizione che attragga (e concentri) pazienti in un unico polo di riferimento, ricalcando in maniera non troppo lontana le logiche di concentrazione industriale che tanto spopolamento e desertificazione hanno portato nelle comunità della Sardegna.  Ma qui stiamo parlando di sanità e un modello a “polo di sviluppo”, già di per se fallimentare, implica rischi ancora maggiori se applicato ai servizi sanitari pubblici e alla loro organizzazione sul territorio nazionale sardo. Un europeista come Pigliaru sa bene, a proposito di crescita regionale, che già la prima riforma dei Fondi Strutturali della Comunità europea, datata 1988, venne in parte influenzata dagli enormi limiti mostrati dal concetto di polo di sviluppo nella riduzione dei divari di crescita.

Di polo ha parlato diffusamente anche l’Assessore alla Sanità, Luigi Arru, e per queste ragioni è opportuno evidenziare come in questo ambito, e a maggior ragione in quelli sanitari alla luce dei fenomeni di mobilità, è totalmente fuorviante considerare i servizi stessi alla stregua di un “import-export”. Al di là dei toni entusiastici del governo regionale, sul tema è importante segnalare un interessante articolo. http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=11939.  

Si analizza più approfonditamente il fenomeno della mobilità in senso critico, utilizzando allo scopo la banca dati SDO del Ministero della Salute. Il fenomeno della mobilità è piuttosto delicato in quanto, per definizione, indica se vogliamo una situazione di “intrinseco disequilibrio”: non tutti i residenti di una regione, per varie ragioni, si rivolgono a strutture ubicate nella propria regione. Il giro d’affari della mobilità sfiora i 4 miliardi all’anno e in Italia si stima che circa 860.000 persone ogni anno usufruiscano di cure al di fuori della propria regione. Un approccio di business strategico può portare grossi squilibri e diseguaglianze, non solo della Sardegna nei confronti delle regioni d’Italia, ma soprattutto per quanto riguarda la mobilità infraregionale e i servizi erogati, ovvero quando ci si riferisce alle medesime grandezze poc’anzi discusse considerandole a livello delle ASL di un’unica regione.

Riguardo le implicazioni di questo approccio industriale alla Sanità si è pronunciata anche l’ex consigliera regionale, Claudia Zuncheddu. Il Piano industriale del Qatar non è sufficiente per indurre la nuova Giunta a firmare l’accordo in tutta fretta e garantire il diritto dei sardi alla salute. L’ultima parola spetta alla politica, con il passaggio nelle Commissioni competenti e il pronunciamento del Consiglio“. La stessa ha proseguito sulla mancanza di coinvolgimento delle strutture locali, e “il parere delle strutture ospedaliere esistenti nei nostri territori, quelle che hanno il reale polso della situazione sanitaria“.

Manca difatti in toto una seria analisi costi-benefici riguardo le ripercussioni che il progetto avrà sulla sanità sarda, specialmente per la Gallura e il Paolo Dettori di Tempio Pausania per il quale, da anni, si parla di interventi di modernizzazione e potenziamento di alcuni reparti. La struttura, in antitesi quindi con le intenzioni di concentramento proposte dalla Giunta regionale e dalle intenzioni di soppressione dei piccoli ospedali a livello italiano, è un punto di riferimento imprescindibile per il capoluogo dell’Alta Gallura e per un bacino di popolazione di oltre 30.000 abitanti.

Il trend generale in Italia non è rassicurante, con i posti letto che sono diminuiti del 22% in 12 anni, passando da 296.000 nel 2000 ai 230.000 del 1° gennaio 2012. A spending review conclusa si scenderà a 224.000. Non è un caso che “l’operazione San Raffaele” a livello statale sia stata approvata in deroga, un regime che dovrebbe concludersi nel 2017.  Per non parlare poi del “Patto per la salute” del governo Renzi, con la Sardegna che deve tagliare 281 posti letto.

Quello che più preoccupa è un elemento figlio della mancata valutazione in precedenza richiamata. Siamo difatti, come spesso accade, davanti ad un progetto win-win. Unicamente vantaggi, il San Raffaele e l’investimento del Qatar porteranno solo benefici per tutti. Il punto non è esclusivamente considerare eventuali “effetti collaterali”, magari motivando con chiarezza e rigore i vantaggi che compensano più che proporzionalmente gli svantaggi. Ciò avrebbe una qualche logica e si potrebbe dibattere sulle ragioni attraverso le quali, in conclusione, si fonda l’opzione Qatar. Al contrario, in questi giorni abbiamo appreso come la decisione, magicamente, non implichi alcun trade-off. Apparentemente si è davanti al programma pubblico perfetto. Ai sardi la scelta se farsi guidare dall’emozione del maxi-investimento o se chiedere conto in modo più preciso delle analisi che lo giustifichino. Appare doveroso in quanto cittadini e lo è ancora di più nel momento in cui tali giustificazioni devono pervenire da chi a più riprese in campagna elettorale ha posto l’accento su trasparenza, condivisione e valutazione.

http://www.ilminuto.info/2014/07/san-raffaele-di-olbia-ora-bambin-gesu-quando-se-parla-seriamente/

Precipita la situazione in Palestina

gaza

Ritrovati cadavere i tre giovani israeliani scomparsi due settimane fa. Israele annuncia rappresaglie, alcuni morti e una bambina di 9 anni in fin di vita. Hamas: sarà l’inferno. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina: la lotta e la resistenza all’occupazione continuano nonostante gli arresti. Continua la lettura di Precipita la situazione in Palestina