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L’indipendentismo sardo di fronte al Donbass (di Scida)

Donbass resistenza
Pubblichiamo la nostra relazione presentata al convegno del 26 giugno- organizzato a Cagliari in collaborazione con il Fronte Indipendentista Unidu- “Lotta antifascista, diritto all’autodeterminazione, tendenza alla guerra – l’esperienza delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk”.

L’Internazionalismo non si basa sul sentimentalismo romantico o cosmopolita ma è una pratica con la sua ragione di essere nella consapevolezza di appartenere ad un medesimo contesto, come il sistema capitalista mondiale o la sudditanza ad una stessa egemonia politica ed economica, quindi la condivisione dello stesso nemico. Prima di prendere una posizione riguardo il Donbass, dunque, è necessario osservare a grandi linee l’area del conflitto ucraino.

Il conflitto di interessi economici tra Unione Europea e Russia, entrambe vogliose di dominare l’economia della terra di frontiera ucraina- il polo europeo è il principale partner commerciale dell’Ucraina, 25.3% export e 40.7% import, mentre la Russia segue con 24.1% e 19.6%- è esploso alla fine del 2013 durante la presidenza di Yanukovic. Il suo rifiuto di siglare un accordo commerciale con l’UE, in novembre, ha scatenato la protesta di Jevromaidan ad opera di filoeuropeisti, presto egemonizzati da gruppi dell’estrema destra (Svoboda e Pravj Sektor) e strumentalizzati da Washington. Gli Stati Uniti, senza avere particolari interessi economici nel Paese, sono intenzionati a contenere la Russia, potenza concorrente nell’area; a questo fine, da vent’anni, foraggia organizzazioni non governative- come la Open Society di Soros- pronte a scattare a convenienza contro un governo sgradito agli USA o amico della Russia. Così è successo nel 2004, nella cosiddetta Rivoluzione Arancione, sempre contro Yanukovic ed in favore dei filoeuropeisti Yushenko e Tymoshenko e così è accaduto nel 2013. Gli Stati Uniti, vista la debolezza politico militare del progetto europeo- in bilico tra la velleità di costruzione di un proprio grande polo capitalista e l’incapacità di sganciarsi dall’ombrello NATO- hanno chiaramente approfittato del conflitto ucraino, spingendo verso un rafforzamento dei legami commerciali euroatlantici (TTIP o il proprio gas naturale liquido contro la dipendenza dal gas russo) e l’indebolimento dell’economia russa (prigioniera della propria dipendenza dal petrolio e colpita dalle sanzioni). Da Jevromajdan è sorto una specie di golpe contro il governo legittimo volto a portare l’Ucraina entro l’orbita euroatlantica. Il nuovo governo di Yatsenjuk, insediato nel febbraio 2014, diede 4 ministeri agli estremisti di destra di Svoboda, siglò il trattato commerciale con l’UE, propose di eliminare lo status del russo come seconda lingua ufficiale dello Stato. Questi tre fattori provocarono il disappunto dei cittadini dell’Est del Paese, in particolare del Donbass.

In questa regione hanno sede un importante settore metallurgico (acciaio, 40% dell’export di tutta l’Ucraina) e le miniere di carbone, liberi da ingerenze esterne, a differenza degli altri settori economici ucraini. Inoltre, questo carattere operaio- presente fin dall’epoca sovietica- unito all’importanza delle proprie risorse, ha fatto sì che i popoli della provincia di Donetsk e di Lugansk sviluppassero una propria identità, una propria volontà autonomista mostrata chiaramente dagli scioperi dei minatori nel 1993 per ottenere uno statuto autonomo. Per questi elementi, uniti alla forte componente russa e russofona (il russo è maggioritario oltre che più usato che in altre parti del paese), il popolo del Donbass è avverso al nuovo governo ed al blocco euroatlantico verso cui si sta dirigendo, in quanto danneggerebbe la propria economia e la propria cultura. In aprile- con l’occupazione dei palazzi governativi di Donetsk, Lugansk e Kharkiv- lo scontro con Kiev diventa aperto e nel maggio seguente- dopo un referendum per l’indipendenza- nascono le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk e quindi la loro resistenza armata contro l’esercito ucraino, i battaglioni neonazisti e gli interessi della NATO.

Merito di questa resistenza popolare è anche di aver fatto emergere le contraddizioni degli oligarchi ucraini, molto legati a questo territorio. I magnati sfruttatori delle risorse del Donbass- dal 1993 al 2003 sono state privatizzate 9200 aziende statali- sono stati sempre molto influenti nello Stato ucraino, controllando le risorse del paese indipendenti dal capitale straniero (commercio del gas, lavorazione del petrolio, industria metallurgica). Dai governi di Kiev- controllati in maniera diretta o indiretta- hanno sempre ottenuto dei privilegi vista la grande importanza della regione per l’economia ucraina; proprio a tutela di questi, gli oligarchi sono passati compatti dalla parte del governo centrale- sebbene una parte di essi abbia inizialmente sostenuto Yanukovic contro l’Europa- e contro i separatisti. Infatti, hanno bisogno dell’unità statale ucraina a sostegno dei propri profitti: lo Stato ucraino è uno strumento degli oligarchi (il presidente Poroshenko, il 7^ uomo più ricco del Paese è l’ultimo esempio). Il chiaro distacco tra oligarchi e militanti indipendentisti del Donbass si è avuto nel maggio 2014, quando Ahmetov – il più ricco d’Ucraina, controllante diverse fabbriche nella regione- ha chiamato i propri operai a fronteggiare i separatisti. Per tutta risposta, l’allora presidente della Repubblica Popolare di Donetsk- Pushilin- ha minacciato la nazionalizzazione delle industrie in seguito al rifiuto degli oligarchi di pagare le tasse alla RPD, accusandoli inoltre di avere derubato i cittadini per anni. Durante gli ultimi venti anni questi uomini facoltosi seppero costruire il proprio consenso nella regione, garantendo uno standard di vita superiore a quello del resto dell’Ucraina (bassa disoccupazione, alto reddito pro capite, salari in crescita); per questo il distacco tra popolo e oligarchia maturato durante lotta assume una importanza storica, oltre ad essere il segno di una lotta a carattere popolare.

Le elezioni ucraine di Ottobre 2014 hanno sancito un governo a maggioranza filoeuropeista e di Destra egemonizzato dal Blocco Poroshenko e dal Fronte del Popolo di Yatseniuk, con il 21% ciascuno dei suffragi. Il conflitto continua ancora oggi, seppure si sia cercato un accordo tra Kiev le aree ribelli su una larga autonomia per la regione ed il rispetto della lingua russa. L’influenza dei neonazisti è ancora ben presente- basti guardare al fatto che un consulente dello Stato Maggiore ucraino era un militante del Pravj Sektor- mentre il carattere reazionario dello Stato ucraino è divenuto evidente dopo la proibizione del Partito Comunista e dell’equiparazione tra nazismo e comunismo.

In Donbass è quindi in atto un movimento d’autodifesa per difendere identità, cultura, economia, lingua. Insomma, la lotta per l’autodeterminazione del popolo del Donbass è pienamente legittima in quanto antifascista e contro uno Stato oppressore. In più è anche una battaglia contro l’egemonia statunitense ed il polo capitalista europeo. Ciò significa che questa resistenza è una lotta fraterna a quella del movimento di liberazione nazionale sardo. Infatti, la Sardegna si ritrova a pagare- tramite l’occupazione militare, basti pensare al solo Poligono di Quirra, il più grande d’Europa- sulla propria pelle l’Alleanza Atlantica a tutela degli interessi dell’imperialismo occidentale e non può che esprimere la propria avversione verso un progetto europeista edificato su basi non democratiche ed in favore della creazione di un grande spazio entro cui la nostra isola, pure indipendente, sarebbe integrata solo in condizioni di sudditanza e di cui- come organizzazione giovanile e studentesca indipendentista- abbiamo più volte sottolineato i mali in ambito universitario e nelle politiche del lavoro giovanile.

L’indipendentismo sardo deve dirsi attivamente solidale con le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk e guardare- con disincanto e realismo- favorevolmente a chiunque ponga in crisi l’egemonia entro cui la Sardegna è posta come periferia, osservando come- nella storia- il declino di grandi potenze imperiali e imperialiste abbia favorito i movimenti di emancipazione.

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Il FIU aderisce a NO STAREX e rilancia sull’occupazione militare in Sardegna

no starex
Il Fronte Indipendentista Unidu aderisce alla mobilitazione popolare lanciata per fermare STAREX (Sardinia Tactical Air Range Exercise), un’esercitazione militare interforze che si svolgerà dal 9 al 12 giugno in Sardigna coinvolgendo diversi poligoni sardi e l’aeroporto militare di Decimomannu, ad opera prevalentemente di forze armate italiane e tedesche. Continua la lettura di Il FIU aderisce a NO STAREX e rilancia sull’occupazione militare in Sardegna

Tèmpiu Pausania. Lu Fronte Indipendentista Unidu innant’ a l’ex Palazzina Comando e prugghjetti di sviluppu pa lu paesi

Foto: La Nuova Sardegna
Foto: La Nuova Sardegna

Lu Fronte Indipendentista Unidu riciì cun faori la rezenti dilibbara di lu cunsiddu comunali timpiesu innat’ a la dilazioni pa lu Protocollo di Intesa cu lu Demàniu. Continua la lettura di Tèmpiu Pausania. Lu Fronte Indipendentista Unidu innant’ a l’ex Palazzina Comando e prugghjetti di sviluppu pa lu paesi

Thiesi. Il Fronte Indipendentista Unidu e la lotta contro l’occupazione militare

fiu militareProsegue la campagna nazionale del FIU contro l’occupazione militare. Sabato 18 aprile, alle ore 17:00, nella sala Aligi Sassu a Thiesi si terrà un incontro sull’occupazione militare in Sardigna. Con questa iniziativa e il successivo dibattito, il Fronte Indipendentista Unidu rimarca come fondamentale per la nostra Nazione la radicalizzazione territoriale del dibattito sull’occupazione militare, riproponendo questioni che sono più impellenti che mai come, da sempre, al centro dell’agire politico dell’organizzazione. Proseguiamo nella lotta come da nostro programma politico: dopo l’incontro organizzato a Casteddu lo scorso maggio sul PISQ, passando per la manifestada natzionale di Capo Frasca di settembre e il processo di Lanusei, il Fronte Indipendentista Unidu invita alla partecipazione a questo e a tutti gli altri momenti necessari per poter rendere il più leggibile possibile al nostro popolo ciò a cui viene sottoposta la Sardigna da decenni: predazione ambientale, diseconomie croniche, sottosviluppo, malattie e spopolamento. E’ necessario che quante più parti del nostro Popolo prendano coscienza del fatto che l’occupazione militare è la cartina tornasole di tutto il sottosviluppo della Sardigna; per questo la campagna contro l’occupazione militare non può che essere permanente e strutturata nei territori, come lo è l’opera di sfruttamento della Sardigna che vede nell’industria bellica, addestrativa e sperimentale, il fiore all’occhiello del dominio italiano che opera direttamente con le proprie strutture o garantisce nella sua Colonia la tranquillità degli affari per conto e interesse, ad esempio, della NATO.

Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene vitale l’emancipazione del Popolo Sardo dalla schiavitù dell’industria bellica in un percorso di affrancamento complessivo dallo Stato italiano che guardi ad un futuro di Indipendenza e prosperità. All’iniziativa saranno presenti Cesare Contu, relatore del Fronte Indipendentista Unidu, e Gianfranco Sollai, avvocato di parte civile nel processo per disastro ambientale contro il Poligono Interforze del Salto di Quirra.

Fronte Indipendentista Unidu

Macomer. Il Fiu su revamping di Tossilo e sit-in di sabato 28 marzo

tossilo
Il Fronte Indipendentista Unidu ribadisce pieno sostegno all’attività del comitato cittadino Non Bruciamoci il Futuro in lotta contro il progetto per il nuovo inceneritore di Tossilo (Macomer) da 60 mila tonnellate di rifiuti l’anno.

Riteniamo sterili le rassicurazioni dell’attuale Assessora all’Ambiente, Donatella Spano, circa la trasparenza che l’esecutivo Pigliaru adotterà, posto che la stessa è condizione minima di governo e non valore aggiunto. Ricordiamo, inoltre,  tre le varie posizioni poco rassicuranti per la salute dei sardi espresse nell’ultimo anno, il voto favorevole dei parlamentari del Partito Democratico eletti in Sardegna sull’innalzamento delle soglie tollerate di metalli pesanti nelle aree limitrofe ai Poligoni militari (Dl Competitività”). Riguardo i 16 consiglieri “dissidenti”, apprezziamo la presa di posizione, ma ribadiamo che la moratoria sull’incenerimento rifiuti fu argomento di forte dibattito già dal 2010, quando l’attuale Assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, se ne fece pubblicamente promotore. Lo stesso Maninchedda presiede il Partito dei Sardi che esprime proprio a Macomer il primo cittadino, Antonio Onorato Succu. Riportava così Sardinia Post lo scorso novembre. “Prova ne sono i dati relativi alla mortalità, da considerare confortanti, e alla mortalità per tumori, in aumento ma pur sempre inferiori a quelli di Nuoro e Ottana, forniti da uno studio condotto dall’Asl (su richiesta dello stesso Succu, ndr) e i bassi tassi di malattie respiratorie e patologie cardiovascolari riscontrati nell’area” – ha detto Succu nel corso di una recente conferenza stampa indetta insieme ai sindaci di Borore, Dualchi e Bolotana a cui hanno partecipato anche il Presidente della Tossilo S.p.A. Giovanni Demontis e due rappresentanti dei sindacati”.

Invitiamo dunque il Popolo sardo a mantenere altissima l’attenzione sul tema, sostenendo e partecipando il sit-in di sabato 28 marzo, alle ore 11:00, presso gli impianti di incenerimento di Tossilo, per ribadire, coerentemente, l’assoluta necessità e urgenza di una moratoria nazionale sarda sull’incenerimento dei rifiuti.

Fronte Indipendentista Unidu

Cagliari. Salvini, Fascismo e minacce: solidarietà del FIU a Francesca Mulas

salvini cagliariIl Fronte Indipendentista Unidu esprime piena solidarietà alla giornalista Francesca Mulas, ennesima vittima di minacce fasciste e insulti maschilisti. La sua “colpa” è aver scritto un articolo di cronaca (“Neofascisti sardi schierati con la Lega”) all’indomani del sit-in leghista a Cagliari nell’ambito del tour promozionale nel Sud Italia. Articolo che mette in guardia sulla possibilità di una radicalizzazione di movimenti fascisti in Sardigna, di chiara matrice fascista ed italiana. La Lega si è presentata a Cagliari, in Sardigna, con la mira di attrarre a sè quelle parti della nostra società che si trovano sempre più allo sbando, e cercano in un qualche modo di convogliare la loro rabbia, la condizione sociale da cui da sempre pescano la reazione e i razzismi in genere.

La Sardegna non è Italia, per cui respingiamo al mittente le strumentalizzazioni che, nel fascismo o antifascismo, cercano di ricondurre la lotta di liberazione nazionale sarda sulla via italica e, ancora peggio, sulla via dell’odio razziale, del riverniciamento leghista, sulle felpe becere, sull’islamofobia dilagante, sul maschilismo e sull’odio al laicismo. La reazione e i rigurgiti sciovinisti italiani, il maschilismo, l’ignoranza, si propagano a vista d’occhio, aizzando così nuove faide sociali. Noi indipendentisti non permetteremo che le condizioni di impoverimento alle quali è sottoposta la nostra Nazione vengano viscidamente utilizzate e cavalcate per distogliere l’attenzione di un Popolo dalle dinamiche coloniali che ogni giorno rendono il Popolo stesso più vulnerabile e attaccabile dai vecchi e nuovi fascisti. Non intendiamo affermare che sia solo folclorismo, non sottovalutiamo e per questo denunciamo queste derive sociali come pienamente organiche al mantenimento del nostro popolo in condizioni di sottosviluppo. In Sardigna, però, questa contraddizione e questa situazione di disperazione sociale hanno un nome preciso: Stato italiano e il suo nuovo assetto renziano, di cui Lega e Salvini sono perfettamente organici in ottica di interessi nazionali italiani; d’altronde, il fascismo italiano si caratterizza per il suo corporativismo e lo spauracchio leghista è funzionale ad attrarre quanto più consenso verso le “nuove” politiche neocentraliste, economicamente quanto istituzionalmente. Il nostro Popolo, i nostri territori, la nostra Nazione, si trovano in queste condizioni per l’opera sistematica di rapina e disarticolazione sociale messa in atto dalla colonizzazione italiana. La presenza della Lega, quindi, è da segnalare a piu livelli: come partito razzista e fascistoide, e diversamente non potrebbe essere, ma anche come l’ennesimo partito/movimento italiano che sbarca in Sardigna per raccogliere il malcontento e organizzarlo in nome dello stesso carceriere che ci tiene in manette: lo Stato italiano.

Sanità. Il Fronte Indipendentista Unidu su Punto Nascite e riorganizzazione sanitaria

ospedale paolo dettori tempioLa gestione della sanità in Sardigna continua a far parlare di sé e non per la sua efficienza.

Questa volta si parla della gestione dei punti nascite, o meglio della loro soppressione ed accorpamento in nome dell’applicazione della regolamentazione in tema di razionalizzazione dei servizi riferibile alla Conferenza Stato Regioni datata 8 luglio 2010. Punto preso in esame è la dichiarata volontà di accorpare i Punti Nascite che contano meno di 500 parti l’anno con la notizia della chiusura del Punto Nascite per l’ospedale Paolo Dettori di Tempio Pausania.
La disciplina italiana applicata è calibrata principalmente su parametri di una realtà socioeconomica, quella italiana appunto, profondamente differente da quella sarda.
I fattori demografici e territoriali (bassa densità di popolazione e morfologia irregolare) hanno spinto in questi anni a concedere numerose proroghe in quanto, all’atto pratico, le previsioni romane si mostravano totalmente fuori scala rispetto alla realtà e alle necessità sarde e creavano difficoltà evidenti nella gestione dei servizi.
Nel caso dell’ospedale Paolo Dettori, ad esempio, queste incongruenze emergono chiaramente. I 350 parti l’anno nella città di Tempio sono inferiori ai criteri italiani. La differenza è che Tempio Pausania, capoluogo dell’ex provincia Olbia-Tempio, rappresenta il centro dell’Alta Gallura e lo ha storicamente rappresentato per la funzione di fulcro sul quale ruota la vita delle comunità, dalle scuole alla sanità, dall’industria manifatturiera all’agroalimentare, dall’artigianato al turismo, consolidando nel corso dei decenni un alto livello di qualità della vita per un ambito esteso per quanto scarsamente popolato. L’area comprende infatti, oltre Tempio Pausania, le popolazioni di Luras, Calangianus, Aggius, Bortigiadas, Badesi, Luogosanto, Trinità d’Agultu, Aglientu. L’area, oltretutto, coincide per la quasi totalità con l’Unione dei Comuni Alta Gallura, l’Unione dei Comuni più estesa nell’attuale organizzazione italiana dell’associazionismo comunale.
Va ricordata la condizione infastrutturale nella quale versa l’Alta Gallura e il fatto che Tempio Pausania continua ad essere tra i primi 18 centri della Sardigna. In totale in Sardigna si contano circa 13.000 nati, di cui 350 circa a Tempio Pausania. Il distretto sanitario di Tempio, a sua volta, riunisce solamente 30.000 residenti su una popolazione totale di 1,6 milioni, attraendo, sul lato nascite, utenti da altre ASL, in particolare da quella sassarese.
Non è difficile notare come le dichiarate intenzioni di avvicinare la sanità e i servizi ai cittadini si stiano trasformando in un inquadramento della sanità alla stregua della politica industriale più disorganica. I propositi sui servizi nelle aree meno collegate, un’attenzione alle aree meno densamente popolate, quella ricchezza “del piccolo” e i territori a rischio spopolamento hanno lasciato spazio ad altre priorità: attrarre capitali a beneficio di un unico polo, trascurando le conseguenze sui territori limitrofi, meno popolati e meno rappresentati. D’altronde, come ricordato dallo stesso Pigliaru, la riorganizzazione della rete ospedaliera (in teoria preliminare all’operazione Qatar Foundation e non successiva) e gli investimenti della QF sono funzionali ad “attrarre pazienti dall’Italia, dall’Europa e dal Qatar”. Se intere zone della Sardegna, nel frattempo, si desertificano e la popolazione si sacrifica sull’altare dell’accentramento efficiente (efficiente chiaramente per chi accentra) poco conta.
Coerentemente con il governo romano di Matteo Renzi, prosegue un’opera di accentramento istituzionale e delle funzioni (neo-centralismo) nonché delle attività economiche sui territori. In quest’ottica le sperequazioni tra popolazioni di diverse aree sono destinate a crescere. Le tensioni sociali seguiranno a ruota. Il Fronte Indipendentista Unidu si oppone con forza all’applicazione di tale provvedimento sia a Tempio Pausania che nelle altre zone della Sardigna. Detto provvedimento porterebbe alla desertificazione dei territori e all’impoverimento delle nostre comunità, la cui importanza non è sicuramente quantificabile in termini di numero di abitanti rispetto al centro o meridione d’Italia. Ricordiamo inoltre che spostare servizi fondamentali come ospedali, centri di degenza, scuole e poste non fa che impoverire la realtà sociale e economica dei nostri centri, i quali nel corso del tempo stanno divenendo i dormitori di chi ancora riesce a spostarsi per questioni di lavoro. Il tutto danneggia irrimediabilmente quel rapporto tra popolazione e territorio che da sempre salvaguarda la nostra cultura e il nostro essere popolo.

È il caso di ragionare in Sardegna e per la Sardegna.

Fronte Indipendentista Unidu

Sa gestione de sa sanidade in Sardigna sighit a fàghere faeddare de issa, e non pro s’atòliu suo.

Custa bia si faeddat de sa gestione de sos puntos nàschidas in Sardigna, o mègius de sa sopressione e acorpamentu issoro, in nùmene de s’aplicatzione de sa regulamentatzione in tema de ratzionalizatzione de sos servìtzios de sa Cunferèntzia Stato-Regioni in data 8 de trìulas 2010. Puntu picadu in esàmine est su declaradu voluntade de acorpare sos Puntos Nàschidas chi contant mancu de 500 illieròngios cada annu, cun sa noa de sa tancadura de su Puntu Nàschidas in s’ispidale Paolo Dettori de Tèmpiu.
Sa disciplina italiana aplicada est calibbrada principalmente subra paràmetros de una realidade socioeconòmica, cudda italiana, fungudamente diversa dae cudda sarda. Sos fatores demogràficos e territoriales (densidade bàscia de populatzione e morfologia irregulare) ant ispintu in custos annos a cuntzèdere paritzas dilatas, ca in s’atu pràticu, sas previsiones romanas s’ammustraiant totalmente a foras de proportzione respetu a sa realidade e a sas netzessidades sardas, e creaiant dificultades evidentes in sa gestione de sos servìtzios.
In su caso de s’ispidale Paolo Dettori, pro esèmpiu, custas assurdidades b’essint a campu de manera ladina. Sos 350 illieròngios cada annu in sa tzitade de Tèmpiu sunt prus minores de sos critèrios italianos.
Sa diferèntzia est chi s’ispidale de Tèmpiu, una de sas biddas principales de s’ex-provincia Olbia-Tempio, rapresentat su tzentru de s’Alta Gallura, e lu at rapresentadu istoricamente pro sa funtzione de ascieddasubra sa cale fùrriat sa vida de sas comunidades, dae s’iscola a sa sanidade, dae su maniestu as’agroalimentare, dae s’artesanadu a su turismu, comprobende in sos ùrtimos detzènnios un’artu livellu de calidade de vida pro unu sartu gasi mannu ma iscassamente populadu. S’àrea cumprendet difatis, addia de Tèmpiu, sas populatziones de Luras, Calanzanos, Àgios, Bortigiadas, Badesi, Locusantu, Trinidade e Binzola, Santu Franciscu d’Aglièntu. Su sartu, a pustis, abbògiat agiumai pro s’interesa sua cun s’Unione dei Comuni Alta Gallura, s’unione de comunes prus manna in s’organizatzione italiana contemporànea de s’associatzionismu comunale.
Cheret ammentada sa cunditzione infrastrutura in sa cale est s’Alta Gallura, e su fatu chi Tèmpiu sighit a èssere intro sos primos 18 tzentros de sa Sardigna. In Sardigna contamus agiumai 13.000 nàschidos cada annu, de sos cales 350 in Tèmpiu. Su distretu sanitàriu de Tèmpiu aunit solu 30.000 residentes subra una populatzione de 1,6 milliones, atraghende, a banda de sas nàschidas, usuàrios de àteras ASL, in particulare dae cussa tataresa.
No est difìtzile si abbigiare de sas intentziones declaradas de acurtziare sa sanidade e sos servìtzios a sostzitadinos si siant trasformende in un’incuadramentu de sa sanidade che sa polìtica industriale prusdisorgànica. Sos proponimentos subra sos servìtzios in sos sartos mancu collegados, un’atentzione a sos sartos mancudensamente populados, cudda richesa “de su minore” e sos logos a arriscu ispopolamentu, ant lassadu tretu a àteras prioridades: atràere capitales a benefìtziu de unu polu ùnicu, discoidende sascunseguèntzias subra sos logos lacanantes e mancu populados, e puru mancu rapresentados. Uschinde, comente ammentadu dae Pigliaru matessi, sa riorganizatzione de sa retza d’ispidales (in teoria chi benit in antis a s’operatzione Qatar Foundation, e no a pustis) e sos investimentos de sa QatarFoundation sunt funtzionales a “atràere malàidos dae s’Itàlia, dae s’Europa e dae su Qatar”.
Intertantu, si logos intreos de Sardigna si desertìficant e su pòpulu si sacrìficat subra s’altare de s’acentramentu atoliosu(atoliosu pro chi atzentrat), pagu importat!
Coerentemente cun su guvernu romanu de Matteo Renzi, sighit un’òpera de cuntzentramentu, siet istitutzionale, siat de rapresentàntzia, siat de sas funtziones (neo-centralismu), siat pro su chi pertocat sas atividades econòmicas in sos logos nostros.
Su Fronte Indipendentista Unidu s’aponet cun fortza a s’aprigu de custu provedimentu, siat in Tèmpiu e siatin àteros sartos nostros, e a custa desertificatzione de sos logos, e a s’impoberimentu de sas comunidades nostras. S’importàntzia issoro no est seguramente cuantificàbile in nùmeru de abitantes respetu a sutzentru o a su meridione d’Itàlia. Ammentende chi istregire sos servìtzios fundamentales che sos ispidales, sos tzentros ricòveru, sas iscolas, sas postas impoverit sa realidade sotziale e econòmica de sos tzentros nostros, chi sunt divenendecun su tempus domitòrios pro chi galu arrenescit a si mòere pro chistiones de traballu e àteru, e bisestrantchena remèdiu su raportu intro populatzione e logu, chi dae semper bardat sa cultura nostra e su nostru esser pòpulu.

Est su momentu de arresonare in Sardigna e pro sa Sardigna.

Fronte Indipendentista Unidu

Il Fiu sui signori dell’energia. Ecco “Gli spogliatori di cadaveri” del nostro tempo.

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Campu Giavesu. Fonte: Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

I signori dell’energia, riconducibili al gruppo italiano Angelantoni Industrie S.p.A (http://www.angelantoni.it/) chiedono alla RAS, quindi a tutti i cittadini sardi, danni per sei miliardi di euro.

Continua la lettura di Il Fiu sui signori dell’energia. Ecco “Gli spogliatori di cadaveri” del nostro tempo.

Capoterra. Comunicato Fiu Casteddu sulla Nuova Sulcitana.

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Capoterra. Domus Romane. © Copyright ANSA.

Fronte Indipendentista Unidu Casteddu: No al cemento coloniale sul patrimonio archeologico dei sardi. Continua la lettura di Capoterra. Comunicato Fiu Casteddu sulla Nuova Sulcitana.

Comunicato FIU. Indipendentismo: il punto sulla situazione

occupazione militare

Non c’è lotta contro l’occupazione militare senza lotta per l’indipendenza. La grande manifestazione di Capo Frasca ha dimostrato il carattere indipendentista della mobilitazione, almeno nella sua direzione. Fare un passo indietro rispetto a questo significa fare un grosso regalo allo Stato italiano e al suo esercito. La mobilitazione contro l’occupazione militare deve ovviamente restare aperta a tutte le istanze pacifiste, democratiche e di base anche se non esplicitamente indipendentiste, ma è necessario fare chiarezza su un punto fondamentale. Senza una chiara direzione indipendentista non è pensabile ottenere lo smantellamento dell’occupazione militare. Parlare di trasversalità e rimuovere il carattere indipendentista della mobilitazione significa automutilarsi e privarsi dello strumento più importante in questa battaglia contro lo Stato coloniale. Bisogna spiegare alla nostra gente che finché ci sarà l’Italia ci saranno i poligoni militari, lottare contro questi ultimi significa lottare per l’indipendenza.

Contro l’occupazione militare serve un progetto di governo della nazione sarda, quindi una prospettiva di convergenza indipendentista e nazionale sarda. La mistica delle manifestazioni o bagni di folla trasversali non è sufficiente per smantellare una presenza che evidentemente non è solo militare ma è anche politica e culturale. Serve creare un blocco storico che sia capace di proporre una alternativa di sistema alla presenza militare nella nostra isola. Serve una campagna paese per paese, porta a porta, capace di mobilitare ampie energie e serve soprattutto una rete di referenti territoriali che sappiano entrare nei posti di lavoro, nelle scuole, nelle università, nei quartieri. Come è possibile ottenere tutto questo senza disporre di una rete politica organizzata ed operativa? Per questo motivo il Fronte Indipendentista Unidu aderisce e promuove la Rete Pesa Sardigna, frutto di un confronto democratico e paritario su questo tema, e di cui fanno parte indipendentisti e associazioni di base. Pesa Sardigna invita quindi tutte le forze antimilitariste ad aderire all’iniziativa in programma per il 29 ottobre prossimo a Lanusei.

È altamente inutile individuare nella Giunta Pigliaru un interlocutore potenziale per la risoluzione di questa vertenza. La posizione della Giunta è chiara e non lascia spazio ad ambiguità. Nel documento di Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio scritto dal Centro Regionale di Programmazione e firmato 22 luglio 2014 viene affermato quanto segue: “non si può sottacere l’importanza delle infrastrutture, quali ad esempio i poligoni e gli aeroporti militari in Sardegna, per un armonioso sviluppo delle politiche industriali in materia di spazio a livello regionale”

(http://www.sardegnaprogrammazione.it/documenti/35_84_20140724090653.pdf)

Il Fronte Indipendentista Unidu aderirà a tutte le mobilitazioni, che chiaramente e senza ambiguità si schierino non soltanto contro l’occupazione militare della Sardegna, ma che siano anche finalizzate alla polarizzazione delle forze sane della Nazione Sarda e alla marginalizzazione e all’isolamento di chi ha oggettive complicità nel governo coloniale, sia attuale che trascorso.

Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene fondamentale e prioritario costituire un polo indipendentista aperto alla società civile e alle istanze di base capace di fare chiarezza. Detto questo, se la lotta indipendentista sta attraendo a sé individui e organizzazioni che in passato hanno militato in formazioni italiane, noi riteniamo che sia doveroso analizzare la coerenza e la trasparenza del loro avvicinamento all’indipendentismo. La gestione di questo processo storico e politico si presenta pressoché impossibile, attraverso grandi manifestazioni di popolo slegate da una visione politica indipendentista sul territorio. I lavori di Pesa Sardigna vedono una pratica paritaria tra le organizzazioni aderenti e una condivisione totale dei contenuti e delle decisioni organizzative sullo sviluppo della Rete stessa. Le tematiche che Pesa Sardigna porta avanti sono in totale rottura con l’apparato statale. I documenti e le posizioni espresse sono ineccepibili, sul processo di Quirra, sull’occupazione militare e sulla lotta di liberazione nazionale. Chi aderisce a Pesa Sardigna sposa una linea politica indipendentista che permea ogni battaglia che viene affrontata attualmente e che lo sarà in futuro. Asciugare dalle lotte di popolo dal carattere marcatamente indipendentista, significa ghettizzarsi. E’ un suicidio politico che implica un ritorno all’oscurantismo e alla stigmatizzazione dell’indipendentismo, a livello politico quanto intellettuale, fase dalla quale si è faticosamente usciti nel corso dell’ultimo decennio. O forse – a veder parlare di trasversalità e ad avere tanto a cuore far sparire la connotazione indipendentista dall’agire politico – c’è da chiedersi se questa fase sia tutto, tranne che superata.

Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene prioritario concentrarsi sulla costruzione di una significativa mobilitazione in occasione della prima udienza al processo contro i generali del Poligono Interforze del Salto di Quirra, prevista il 29 ottobre davanti al tribunale di Lanusei. Abbiamo molto chiaro il fatto che per l’Esercito italiano il poligono di Quirra sia irrinunciabile e che costituisca il vero interesse strategico su cui puntano l’Esercito, le multinazionali delle armi, lo Stato italiano e la stessa giunta Pigliaru. Per questo motivo rilanciamo con forza l’appuntamento, promosso dalla Rete Pesa Sardigna, per il 29 ottobre davanti al tribunale di Lanusei in occasione della prima udienza del processo Quirra.