Il Fronte Indipendentista Unidu aderisce alla mobilitazione popolare lanciata per fermare STAREX (Sardinia Tactical Air Range Exercise), un’esercitazione militare interforze che si svolgerà dal 9 al 12 giugno in Sardigna coinvolgendo diversi poligoni sardi e l’aeroporto militare di Decimomannu, ad opera prevalentemente di forze armate italiane e tedesche. Continua la lettura di Il FIU aderisce a NO STAREX e rilancia sull’occupazione militare in Sardegna
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Sassari. Il Fiu: “Sennori, Sorso, Osilo, un triangolo di discariche abusive”
Nell’immaginario collettivo la Sardegna è un paradiso incontaminato, ma la nostra isola ha purtroppo anche un altro volto. Oltre al drammatico inquinamento dovuto alle industrie pesanti e alle basi militari anche le nostre campagne sono spesso utilizzate come discariche abusive. É davanti agli occhi di tutti per esempio lo stato delle cunette di molte strade che sono diventate un lungo e capiente contenitore di spazzatura. Percorrendo la 131 “ammiriamo” nelle cunette cumuli d’immondizia di ogni sorta. Allontanandoci poi dalle vie principali le condizioni non migliorano. Se per esempio ci concediamo una salutare passeggiata nella pineta dei Comuni costieri (Sassari, Porto Torres, Sorso) è impossibile non notare tra la preziosa flora, materassi, pneumatici, sanitari, materiale elettrico e materiale di risulta, carcasse di auto e una quantità indescrivibile di amianto. Ecco che la nostra passeggiata si trasforma in un tour degli orrori, in una visione violenta di attacco all’ambiente e al territorio dettata spesso dall’ignoranza e dall’abbandono delle campagne. La cosa è ancora più grave se consideriamo che spesso queste discariche vergognose si trovano in un sito SIC (Sito d’Interesse Comunitario). Lo stagno di Platamona è, infatti, per estensione e per rilevanza della biodiversità, una delle più importanti zone umide del nord Sardegna. Ai sensi della “Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche” n. 92/43/CEE è stato classificato come sito d’importanza comunitaria (SIC ITB010003). Inoltre, un’area più vasta, estesa per circa 250 ha, che ricomprende lo stagno stesso, è stata dichiarata “oasi permanente di protezione faunistica e di cattura” con D.A. della Regione Autonoma della Sardegna n. 18 del 31.01.1996. Un tesoro preziosissimo che meriterebbe ben altre tutele. Il piano di gestione dello Stagno di Platamona (un documento di ben 230 pagine), non prevede stranamente la rimozione delle discariche che giacciono nella perimetrazione SIC e anzi nello stesso piano si legge “a breve non sono in programma ulteriori interventi, neppure in fase di progettazione”.
Pertanto se è vero che il degrado e l’inciviltà possono essere ascritti spesso ai cittadini poco rispettosi dell’ambiente, non si possono ignorare responsabilità politiche ben precise. La nostra iniziativa è rivolta dunque sia a sensibilizzare i cittadini sardi ad una maggiore tutela verso il nostro patrimonio e risorsa economica più grande che è l’ambiente, sia a denunciare il lassismo delle amministrazioni comunali che spesso si voltano colpevolmente dall’altra parte davanti all’esigenza puntuale di pulire il territorio o di segnalare le discariche agli organi competenti. La campagna del Fronte Indipendentista Unidu prende spunto dalle numerose foto segnalate dai cittadini nel gruppo facebook Muntonàrgios de birgòngia perché siamo convinti che l’indipendentismo debba essere un movimento popolare che inizi a cambiare lo stato di cose presenti fin da subito, operando anche profonde e radicali trasformazioni culturali nei comportamenti e nelle abitudini dei sardi stessi. Il sistema coloniale ci ha abituato a considerare la nostra terra come povera e arida da un punto di vista economico e la nostra cultura come un inutile retaggio del passato. L’indipendentismo deve rieducare il popolo sardo all’amore e alla cura della propria terra e della propria cultura anche a partire dal recupero del senso civico e del rispetto degli spazi comuni e dell’ambiente. Il Fronte Indipendentista Unidu pertanto tappezzerà di manifesti i comuni interessati da questo fenomeno per suscitare un clima culturale di rigetto di tali ignobili e autolesioniste pratiche e per invitare le amministrazioni e le autorità competenti a vigilare maggiormente su tale preoccupante fenomeno in piena espansione. Inizieremo con i comuni di Sennori, Sorso e Osilo fino a coprire i territori via via segnalati dai cittadini sul gruppo Muntonàrgios de birgòngia.
Fronte Indipendentista Unidu Sassari
Tèmpiu Pausania. Lu Fronte Indipendentista Unidu innant’ a l’ex Palazzina Comando e prugghjetti di sviluppu pa lu paesi
Lu Fronte Indipendentista Unidu riciì cun faori la rezenti dilibbara di lu cunsiddu comunali timpiesu innat’ a la dilazioni pa lu Protocollo di Intesa cu lu Demàniu. Continua la lettura di Tèmpiu Pausania. Lu Fronte Indipendentista Unidu innant’ a l’ex Palazzina Comando e prugghjetti di sviluppu pa lu paesi
Thiesi. Il Fronte Indipendentista Unidu e la lotta contro l’occupazione militare
Prosegue la campagna nazionale del FIU contro l’occupazione militare. Sabato 18 aprile, alle ore 17:00, nella sala Aligi Sassu a Thiesi si terrà un incontro sull’occupazione militare in Sardigna. Con questa iniziativa e il successivo dibattito, il Fronte Indipendentista Unidu rimarca come fondamentale per la nostra Nazione la radicalizzazione territoriale del dibattito sull’occupazione militare, riproponendo questioni che sono più impellenti che mai come, da sempre, al centro dell’agire politico dell’organizzazione. Proseguiamo nella lotta come da nostro programma politico: dopo l’incontro organizzato a Casteddu lo scorso maggio sul PISQ, passando per la manifestada natzionale di Capo Frasca di settembre e il processo di Lanusei, il Fronte Indipendentista Unidu invita alla partecipazione a questo e a tutti gli altri momenti necessari per poter rendere il più leggibile possibile al nostro popolo ciò a cui viene sottoposta la Sardigna da decenni: predazione ambientale, diseconomie croniche, sottosviluppo, malattie e spopolamento. E’ necessario che quante più parti del nostro Popolo prendano coscienza del fatto che l’occupazione militare è la cartina tornasole di tutto il sottosviluppo della Sardigna; per questo la campagna contro l’occupazione militare non può che essere permanente e strutturata nei territori, come lo è l’opera di sfruttamento della Sardigna che vede nell’industria bellica, addestrativa e sperimentale, il fiore all’occhiello del dominio italiano che opera direttamente con le proprie strutture o garantisce nella sua Colonia la tranquillità degli affari per conto e interesse, ad esempio, della NATO.
Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene vitale l’emancipazione del Popolo Sardo dalla schiavitù dell’industria bellica in un percorso di affrancamento complessivo dallo Stato italiano che guardi ad un futuro di Indipendenza e prosperità. All’iniziativa saranno presenti Cesare Contu, relatore del Fronte Indipendentista Unidu, e Gianfranco Sollai, avvocato di parte civile nel processo per disastro ambientale contro il Poligono Interforze del Salto di Quirra.
Fronte Indipendentista Unidu
Cagliari. Fiu su Galletti in Sardegna: basta passerelle degli scendiletto del Colonialismo
L’arrivo in Sardigna del ministro italiano all’ambiente e alla tutela del territorio, Gian Luca Galletti (UDC), oggi martedì 7 aprile, non indica certamente niente di buono. D’altronde, come potrebbe essere diversamente? Sappiamo bene come gli interessi italiani inquadrino le risorse naturali e, in generale, l’ambiente sardo. Da sempre la Sardigna è il banco buono dal quale attingere all’occorrenza o, inversamente ma coerentemente, il deposito dentro il quale riversare le esternalità della produzione industriale italiana. La Storia ci indica chiaramente il ruolo della Sardigna come forziere dal quale attingere e l’importanza – ad esempio – dei boschi e delle foreste sarde nello sviluppo industriale italiano e, in particolare, nel rifornimento di legname e carbone; Camillo Benso Conte di Cavour e i suoi successori questo lo sapevano molto bene. Tuttavia, lo Stato italiano e la predazione ambientale in Sardigna incarnano aspetti piuttosto recenti e la conseguente difesa della nostra Nazione non rappresenta uno sbiadito rigurgito ostile all’unitarietà italiana. Già da allora – purtroppo – la Sardigna ha fornito il ferro per i cannoni e il territorio per addestramenti, esercitazioni e sperimentazioni di ogni genere. È stata la Sardigna la terra delle contrattazioni dell’Italia e dei suoi presunti alleati internazionali; in realtà, come nel caso degli USA, più che un’alleanza vi è stata e vi è tutt’ora una sudditanza nella quale la Sardigna è sempre stata una strategica merce di scambio.
Il colonialismo è oggi ed è più attuale che mai. Se negli anni ’50, in Ogliastra, lo Stato italiano costruiva “pace” e “miracolo economico” deportando letteralmente oltre 25.000 sardi per far spazio a ciò che poi sarà conosciuto come PISQ, la desertificazione odierna in molte aree non ha nulla a che invidiare a quel sottosviluppo indotto. Oggi lo Stato italiano, in gran parte, non ha necessità di utilizzare la forza militare per appropriarsi dei capitali funzionali ai propri interessi strategici, ma si adopera per creare incentivi individuali e ben mirati ad oliare dei centri di potere cruciali alla sua opera di disarticolazione della società sarda, mentre la propaganda è più ruffianamente adulatrice verso i sardi e meno razzistoide che in passato, quando nei quotidiani italiani i sardi venivano descritti come poveretti ai quali l’esercito portava un poco di benessere. Lo abbiamo proprio visto e studiato nell’ultimo mezzo secolo questo grande sviluppo. Abbiamo tanti esempi di questi interessi e delle relative prebende, ben volentieri corrisposte da uno sfruttatore al fine di tener buone alcune piccole parti della società sarda e, tramite queste, perpetuare lo sfruttamento su un’intera Nazione. Ad esempio, in questo senso vanno i 12 milioni di euro annui di indegni e umilianti sussidi alle amministrazioni comunali per le servitù militari che per lo Stato italiano generano affari miliardari o, magari, i noti cantanti italiani che la famiglia Moratti dona gentilmente alla popolazione di Sarroch, tra una pagina di propaganda e l’altra su quotidiani sardi.
Tali affari per l’Italia non possono prescindere dal riversamento di esternalità ambientali sulla nostra Isola. Se l’Italia internalizzasse quei costi sociali e non avesse la possibilità di espellerli su comunità distanti 300 km dal proprio Stato, non ci sarebbero i profitti milionari delle note Finmeccanica. Così si inquadra, sulla nostra schiena, la competitività italiana, storicamente perseguita con lo schiacciamento salariale e l’espulsione di esternalità, più che tramite l’aumento della produttività. Per questo, il DL Competitività (meglio noto come Sblocca Italia) nel 2014 ha sdoganato di fatto il terrorismo: vengono tollerati maggiormente, in alcuni casi di gran lunga, i metalli pesanti nelle aree limitrofe ai Poligoni militari. Del genere inquinamento adiacente ad inquinamento non è reato.
Risultato? Ciò che prima era impattante e potenzialmente letale, e di conseguenza oneroso in termini di bonifica e riconversione, oggi non lo è più perché per gli italiani la soglia di accettazione del rischio si è innalzata per decreto. Decreto votato dai parlamentari sardi del PD vergognosamente giustificati dall’Assessora all’Ambiente Donatella Spano, che nell’ultimo anno si è dimostrata ostile come pochi agli interessi dei sardi e completamente non all’altezza di rivestire un ruolo così delicato. Altrettanto imbarazzante la figura dell’Assessora circa le zone SIN e le dichiarazioni sul sovradimensionamento delle aree inquinate in Sardegna che – a suo dire – creano allarmi ingiustificati e danni di immagine alla Sardigna. Oltretutto, mentre pensa maldestramente a dare copertura alle peggiori malefatte italiane in Sardigna, dimentica di richiedere i danni sull’incidente di Capo Frasca e le decine di ettari andate in fiamme in un’esercitazione dell’esercito tedesco. Come noto, la R.A.S. non ha difatti presentato alcuna richiesta di risarcimento al Ministero della Difesa italiano e notiamo sempre celerità nell’imbonire la popolazione su nuove forme di sfruttamento, come la panacea dei cardi e della chimica biologica a Porto Torres o la presunta trasparenza della propria Giunta circa le decisioni sull’inceneritore di Tossilo.
L’ambiente, per le sue caratteristiche e il rapporto inscindibile con il sistema socioeconomico, è la cartina tornasole dell’impoverimento sistematico della Sardigna. Mentre si continua a credere alla falsa disponibilità di uomini dei partiti italiani in Sardigna – scendiletto di professione come Paolo Maninchedda, Michele Piras, Gianfranco Ganau e, non da oggi, Francesco Pigliaru – lo Stato italiano continua la pantomima sul luogo di stoccaggio delle scorie, dal momento che la lista dei luoghi potenziali individuati dall’ISPRA è stata già consegnata al Governo italiano. Oggi, dopo la recente visita della Presidentessa della Camera Laura Boldrini, lo Stato cerca di indurre i sardi a pensare che ci siano degli interessi in comune tra la Sardigna e l’Italia e l’attenzione di qualche ministro o alto rappresentante dello Stato cerca di distendere la tensione in vista delle amministrative di maggio alle quali saranno chiamate alle urne oltre cento comunità sarde. Mandare in avanscoperta il proprio ministro è utile a ribadire gli equilibri tra potere di Stato e non potere dei colonizzati, i quali, al massimo, potranno bearsi di vedere – persino – un “potente” ministro italiano far finta di interessarsi alle condizioni della Colonia più importante e, magari, rassicurare gli abitanti di quest’ultima in caso di un’eventuale scelta come sito di stoccaggio.
Come sempre i tentativi di pressione nei confronti di rappresentanti unionisti in regione ottengono l’effetto di stringere ancor meglio il guinzaglio da parte del loro padrone continentale. Per questo, e per non veicolare false speranze del nostro popolo in questa gente, non abbiamo partecipato al sit-in di protesta a Cagliari. Come indipendentisti non possiamo organizzare passerelle per i partiti italiani, dobbiamo trovare il modo di unire le nostre forze e opporci al modo vergognoso e scellerato con cui la Nazione viene svenduta sistematicamente. Il Colonialismo è strutturale, non riguarda una o qualche scelta meramente scellerata o poco ponderata: lo Stato italiano in Sardigna avrà sempre l’atteggiamento conquistadores e – scientificamente – non può essere diversamente. Dobbiamo sostenere le popolazioni e i territori affinché non accettino la presenza, e neanche solo l’idea, del Deposito Unico. Il nostro popolo ha già pagato e sta ancora pagando abbondantemente il prezzo di questa “Unità”, come la chiamano loro. Per noi indipendentisti è e rimarrà un’annessione, funzionale ad un sottosviluppo indotto lucroso per gli interessi strategici italiani.
Fintzas a s’indipendèntzia
Fronte Indipendentista Unidu
Bono. Fronte Indipendentista Unidu e Abbanoa, le comunità si organizzano
Sabato 28 marzo si è tenuta a Bono l’assemblea popolare organizzata dal Fronte Indipendentista Unidu in merito ad Abbanoa e le molteplici problematiche che riguardano il Gestore Unico, le quali ricadono pesantemente sulla vita delle comunità della Nazione sarda. Tra i tanti aspetti in discussione, in particolare, fatturazioni anomale (“bollette pazze”), conguagli regolatori e depositi cauzionali. In seguito agli interventi dei relatori e il successivo dibattito, l’amministrazione comunale di Bono si è dichiarata favorevole a mettere a disposizione un locale per agevolare nel futuro prossimo le azioni degli utenti interessati al fine di beneficiare di un’adeguata tutela, coordinando così allo scopo le comunità di Bono e Goceano, le amministrazioni comunali e l’associazione di categoria in questione, l’Adiconsum presieduta dal Dott. Giorgio Vargiu.
Fronte Indipendentista Unidu
Macomer. Il Fiu su revamping di Tossilo e sit-in di sabato 28 marzo
Il Fronte Indipendentista Unidu ribadisce pieno sostegno all’attività del comitato cittadino Non Bruciamoci il Futuro in lotta contro il progetto per il nuovo inceneritore di Tossilo (Macomer) da 60 mila tonnellate di rifiuti l’anno.
Riteniamo sterili le rassicurazioni dell’attuale Assessora all’Ambiente, Donatella Spano, circa la trasparenza che l’esecutivo Pigliaru adotterà, posto che la stessa è condizione minima di governo e non valore aggiunto. Ricordiamo, inoltre, tre le varie posizioni poco rassicuranti per la salute dei sardi espresse nell’ultimo anno, il voto favorevole dei parlamentari del Partito Democratico eletti in Sardegna sull’innalzamento delle soglie tollerate di metalli pesanti nelle aree limitrofe ai Poligoni militari (“Dl Competitività”). Riguardo i 16 consiglieri “dissidenti”, apprezziamo la presa di posizione, ma ribadiamo che la moratoria sull’incenerimento rifiuti fu argomento di forte dibattito già dal 2010, quando l’attuale Assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, se ne fece pubblicamente promotore. Lo stesso Maninchedda presiede il Partito dei Sardi che esprime proprio a Macomer il primo cittadino, Antonio Onorato Succu. Riportava così Sardinia Post lo scorso novembre. “Prova ne sono i dati relativi alla mortalità, da considerare confortanti, e alla mortalità per tumori, in aumento ma pur sempre inferiori a quelli di Nuoro e Ottana, forniti da uno studio condotto dall’Asl (su richiesta dello stesso Succu, ndr) e i bassi tassi di malattie respiratorie e patologie cardiovascolari riscontrati nell’area” – ha detto Succu nel corso di una recente conferenza stampa indetta insieme ai sindaci di Borore, Dualchi e Bolotana a cui hanno partecipato anche il Presidente della Tossilo S.p.A. Giovanni Demontis e due rappresentanti dei sindacati”.
Invitiamo dunque il Popolo sardo a mantenere altissima l’attenzione sul tema, sostenendo e partecipando il sit-in di sabato 28 marzo, alle ore 11:00, presso gli impianti di incenerimento di Tossilo, per ribadire, coerentemente, l’assoluta necessità e urgenza di una moratoria nazionale sarda sull’incenerimento dei rifiuti.
Fronte Indipendentista Unidu
Cagliari. Salvini, Fascismo e minacce: solidarietà del FIU a Francesca Mulas
Il Fronte Indipendentista Unidu esprime piena solidarietà alla giornalista Francesca Mulas, ennesima vittima di minacce fasciste e insulti maschilisti. La sua “colpa” è aver scritto un articolo di cronaca (“Neofascisti sardi schierati con la Lega”) all’indomani del sit-in leghista a Cagliari nell’ambito del tour promozionale nel Sud Italia. Articolo che mette in guardia sulla possibilità di una radicalizzazione di movimenti fascisti in Sardigna, di chiara matrice fascista ed italiana. La Lega si è presentata a Cagliari, in Sardigna, con la mira di attrarre a sè quelle parti della nostra società che si trovano sempre più allo sbando, e cercano in un qualche modo di convogliare la loro rabbia, la condizione sociale da cui da sempre pescano la reazione e i razzismi in genere.
La Sardegna non è Italia, per cui respingiamo al mittente le strumentalizzazioni che, nel fascismo o antifascismo, cercano di ricondurre la lotta di liberazione nazionale sarda sulla via italica e, ancora peggio, sulla via dell’odio razziale, del riverniciamento leghista, sulle felpe becere, sull’islamofobia dilagante, sul maschilismo e sull’odio al laicismo. La reazione e i rigurgiti sciovinisti italiani, il maschilismo, l’ignoranza, si propagano a vista d’occhio, aizzando così nuove faide sociali. Noi indipendentisti non permetteremo che le condizioni di impoverimento alle quali è sottoposta la nostra Nazione vengano viscidamente utilizzate e cavalcate per distogliere l’attenzione di un Popolo dalle dinamiche coloniali che ogni giorno rendono il Popolo stesso più vulnerabile e attaccabile dai vecchi e nuovi fascisti. Non intendiamo affermare che sia solo folclorismo, non sottovalutiamo e per questo denunciamo queste derive sociali come pienamente organiche al mantenimento del nostro popolo in condizioni di sottosviluppo. In Sardigna, però, questa contraddizione e questa situazione di disperazione sociale hanno un nome preciso: Stato italiano e il suo nuovo assetto renziano, di cui Lega e Salvini sono perfettamente organici in ottica di interessi nazionali italiani; d’altronde, il fascismo italiano si caratterizza per il suo corporativismo e lo spauracchio leghista è funzionale ad attrarre quanto più consenso verso le “nuove” politiche neocentraliste, economicamente quanto istituzionalmente. Il nostro Popolo, i nostri territori, la nostra Nazione, si trovano in queste condizioni per l’opera sistematica di rapina e disarticolazione sociale messa in atto dalla colonizzazione italiana. La presenza della Lega, quindi, è da segnalare a piu livelli: come partito razzista e fascistoide, e diversamente non potrebbe essere, ma anche come l’ennesimo partito/movimento italiano che sbarca in Sardigna per raccogliere il malcontento e organizzarlo in nome dello stesso carceriere che ci tiene in manette: lo Stato italiano.
Tali personaggi sappiano che in Saldigna non c’è spazio per questo tipo di “politica” e ricordiamo, per il loro bene e quello di tutti, che una volta innestate, certe dinamiche di odio e violenza, sono difficili da fermare.
Istruzione. Il Fiu sul discrimine delle facoltà non scientifiche e le politiche della Giunta Pigliaru
L’Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ha recentemente deciso di proseguire il programma a sostegno del diritto allo studio degli studenti universitari più meritevoli. E’ quanto apprendiamo dal sito della Regione Sardegna (sezione Bandi e gare).
Il testo del bando, relativo all’annualità 2014, pubblicato in data 31 dicembre, potrebbe farci ben sperare relativamente al buon operato dell’attuale Giunta regionale di centro-sinistra, che appena un anno fa si presentava alle elezioni regionali con un programma incentrato sull’istruzione dei nostri giovani, sul suo valore, sull’importanza della cultura.
Tuttavia, a dispetto dei buoni propositi, apprendiamo innanzitutto la decisione del governo Pigliaru di chiudere ben 29 istituti scolastici nei piccoli comuni (22 scuole elementari e 7 scuole medie); inoltre, la stessa lettura del bando relativo all’attribuzione degli assegni di merito conferma quanto già denunciato durante le elezioni regionali, ovvero che il programma elettorale del Partito Democratico e dei suoi alleati si risolve in un misero, quanto vuoto, spot elettorale.
Nei requisiti di ammissibilità del bando leggiamo infatti che “Possono partecipare al presente Bando esclusivamente i giovani studenti universitari iscritti presso Atenei con sede nel territorio regionale e nazionale in corsi di laurea di area scientifica, come definita nella classificazione CINECA del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR)”.
Questo grave episodio è solo l’ennesimo atto che segna il deterioramento del Diritto allo Studio, universitario e non. Ci riferiamo ai quasi 200 studenti diversamente abili rimasti a casa in quanto i fondi loro destinati sono attualmente pari a zero, così come alle lunghe liste di idonei non beneficiari per borse di studio negli Atenei sardi.
Convinti che il Diritto allo Studio universitario debba essere un diritto di tutti gli studenti sardi, anche di coloro che si iscrivono alle facoltà umanistiche, giuridico-economiche, agli iscritti delle facoltà sanitarie o sociali, noi del Fronte Indipendentista Unidu contestiamo il requisito necessario per accedere agli assegni, riservati solo agli studenti iscritti nelle facoltà scientifiche.
Il Fronte ritiene pertanto che la R.A.S., nell’ambito di programmi simili, debba continuare a valutare il merito degli studenti sulla base di criteri oggettivi senza discriminare chi scelga tra facoltà umanistiche, giuridiche, politiche e sanitarie: sono tutte facoltà che hanno la stessa importanza a livello culturale e scientifico, completandosi vicendevolmente. In una Nazione autodeterminata e sviluppata, come noi vorremmo fosse la Sardigna, tutti i rami del sapere sono fondamentali per lo sviluppo di un Popolo e come tali devono essere considerati.
Il Fronte Indipendentista Unidu supporta quindi la lotta intrapresa dagli studenti per una giusta valutazione delle borse di studio e di merito, necessarie a sollevare le famiglie meno abbienti dai costi d’iscrizione, frequenza, tasse, trasporti e materiale didattico, costi che stanno contribuendo anno dopo anno ad una dispersione scolastica che impoverisce progressivamente la Nazione Sarda.
Fronte Indipendentista Unidu
Sanità. Il Fronte Indipendentista Unidu su Punto Nascite e riorganizzazione sanitaria
La gestione della sanità in Sardigna continua a far parlare di sé e non per la sua efficienza.
Questa volta si parla della gestione dei punti nascite, o meglio della loro soppressione ed accorpamento in nome dell’applicazione della regolamentazione in tema di razionalizzazione dei servizi riferibile alla Conferenza Stato Regioni datata 8 luglio 2010. Punto preso in esame è la dichiarata volontà di accorpare i Punti Nascite che contano meno di 500 parti l’anno con la notizia della chiusura del Punto Nascite per l’ospedale Paolo Dettori di Tempio Pausania.
La disciplina italiana applicata è calibrata principalmente su parametri di una realtà socioeconomica, quella italiana appunto, profondamente differente da quella sarda.
I fattori demografici e territoriali (bassa densità di popolazione e morfologia irregolare) hanno spinto in questi anni a concedere numerose proroghe in quanto, all’atto pratico, le previsioni romane si mostravano totalmente fuori scala rispetto alla realtà e alle necessità sarde e creavano difficoltà evidenti nella gestione dei servizi.
Nel caso dell’ospedale Paolo Dettori, ad esempio, queste incongruenze emergono chiaramente. I 350 parti l’anno nella città di Tempio sono inferiori ai criteri italiani. La differenza è che Tempio Pausania, capoluogo dell’ex provincia Olbia-Tempio, rappresenta il centro dell’Alta Gallura e lo ha storicamente rappresentato per la funzione di fulcro sul quale ruota la vita delle comunità, dalle scuole alla sanità, dall’industria manifatturiera all’agroalimentare, dall’artigianato al turismo, consolidando nel corso dei decenni un alto livello di qualità della vita per un ambito esteso per quanto scarsamente popolato. L’area comprende infatti, oltre Tempio Pausania, le popolazioni di Luras, Calangianus, Aggius, Bortigiadas, Badesi, Luogosanto, Trinità d’Agultu, Aglientu. L’area, oltretutto, coincide per la quasi totalità con l’Unione dei Comuni Alta Gallura, l’Unione dei Comuni più estesa nell’attuale organizzazione italiana dell’associazionismo comunale.
Va ricordata la condizione infastrutturale nella quale versa l’Alta Gallura e il fatto che Tempio Pausania continua ad essere tra i primi 18 centri della Sardigna. In totale in Sardigna si contano circa 13.000 nati, di cui 350 circa a Tempio Pausania. Il distretto sanitario di Tempio, a sua volta, riunisce solamente 30.000 residenti su una popolazione totale di 1,6 milioni, attraendo, sul lato nascite, utenti da altre ASL, in particolare da quella sassarese.
Non è difficile notare come le dichiarate intenzioni di avvicinare la sanità e i servizi ai cittadini si stiano trasformando in un inquadramento della sanità alla stregua della politica industriale più disorganica. I propositi sui servizi nelle aree meno collegate, un’attenzione alle aree meno densamente popolate, quella ricchezza “del piccolo” e i territori a rischio spopolamento hanno lasciato spazio ad altre priorità: attrarre capitali a beneficio di un unico polo, trascurando le conseguenze sui territori limitrofi, meno popolati e meno rappresentati. D’altronde, come ricordato dallo stesso Pigliaru, la riorganizzazione della rete ospedaliera (in teoria preliminare all’operazione Qatar Foundation e non successiva) e gli investimenti della QF sono funzionali ad “attrarre pazienti dall’Italia, dall’Europa e dal Qatar”. Se intere zone della Sardegna, nel frattempo, si desertificano e la popolazione si sacrifica sull’altare dell’accentramento efficiente (efficiente chiaramente per chi accentra) poco conta.
Coerentemente con il governo romano di Matteo Renzi, prosegue un’opera di accentramento istituzionale e delle funzioni (neo-centralismo) nonché delle attività economiche sui territori. In quest’ottica le sperequazioni tra popolazioni di diverse aree sono destinate a crescere. Le tensioni sociali seguiranno a ruota. Il Fronte Indipendentista Unidu si oppone con forza all’applicazione di tale provvedimento sia a Tempio Pausania che nelle altre zone della Sardigna. Detto provvedimento porterebbe alla desertificazione dei territori e all’impoverimento delle nostre comunità, la cui importanza non è sicuramente quantificabile in termini di numero di abitanti rispetto al centro o meridione d’Italia. Ricordiamo inoltre che spostare servizi fondamentali come ospedali, centri di degenza, scuole e poste non fa che impoverire la realtà sociale e economica dei nostri centri, i quali nel corso del tempo stanno divenendo i dormitori di chi ancora riesce a spostarsi per questioni di lavoro. Il tutto danneggia irrimediabilmente quel rapporto tra popolazione e territorio che da sempre salvaguarda la nostra cultura e il nostro essere popolo.
È il caso di ragionare in Sardegna e per la Sardegna.
Fronte Indipendentista Unidu
Sa gestione de sa sanidade in Sardigna sighit a fàghere faeddare de issa, e non pro s’atòliu suo.
Custa bia si faeddat de sa gestione de sos puntos nàschidas in Sardigna, o mègius de sa sopressione e acorpamentu issoro, in nùmene de s’aplicatzione de sa regulamentatzione in tema de ratzionalizatzione de sos servìtzios de sa Cunferèntzia Stato-Regioni in data 8 de trìulas 2010. Puntu picadu in esàmine est su declaradu voluntade de acorpare sos Puntos Nàschidas chi contant mancu de 500 illieròngios cada annu, cun sa noa de sa tancadura de su Puntu Nàschidas in s’ispidale Paolo Dettori de Tèmpiu.
Sa disciplina italiana aplicada est calibbrada principalmente subra paràmetros de una realidade socioeconòmica, cudda italiana, fungudamente diversa dae cudda sarda. Sos fatores demogràficos e territoriales (densidade bàscia de populatzione e morfologia irregulare) ant ispintu in custos annos a cuntzèdere paritzas dilatas, ca in s’atu pràticu, sas previsiones romanas s’ammustraiant totalmente a foras de proportzione respetu a sa realidade e a sas netzessidades sardas, e creaiant dificultades evidentes in sa gestione de sos servìtzios.
In su caso de s’ispidale Paolo Dettori, pro esèmpiu, custas assurdidades b’essint a campu de manera ladina. Sos 350 illieròngios cada annu in sa tzitade de Tèmpiu sunt prus minores de sos critèrios italianos.
Sa diferèntzia est chi s’ispidale de Tèmpiu, una de sas biddas principales de s’ex-provincia Olbia-Tempio, rapresentat su tzentru de s’Alta Gallura, e lu at rapresentadu istoricamente pro sa funtzione de ascieddasubra sa cale fùrriat sa vida de sas comunidades, dae s’iscola a sa sanidade, dae su maniestu as’agroalimentare, dae s’artesanadu a su turismu, comprobende in sos ùrtimos detzènnios un’artu livellu de calidade de vida pro unu sartu gasi mannu ma iscassamente populadu. S’àrea cumprendet difatis, addia de Tèmpiu, sas populatziones de Luras, Calanzanos, Àgios, Bortigiadas, Badesi, Locusantu, Trinidade e Binzola, Santu Franciscu d’Aglièntu. Su sartu, a pustis, abbògiat agiumai pro s’interesa sua cun s’Unione dei Comuni Alta Gallura, s’unione de comunes prus manna in s’organizatzione italiana contemporànea de s’associatzionismu comunale.
Cheret ammentada sa cunditzione infrastrutura in sa cale est s’Alta Gallura, e su fatu chi Tèmpiu sighit a èssere intro sos primos 18 tzentros de sa Sardigna. In Sardigna contamus agiumai 13.000 nàschidos cada annu, de sos cales 350 in Tèmpiu. Su distretu sanitàriu de Tèmpiu aunit solu 30.000 residentes subra una populatzione de 1,6 milliones, atraghende, a banda de sas nàschidas, usuàrios de àteras ASL, in particulare dae cussa tataresa.
No est difìtzile si abbigiare de sas intentziones declaradas de acurtziare sa sanidade e sos servìtzios a sostzitadinos si siant trasformende in un’incuadramentu de sa sanidade che sa polìtica industriale prusdisorgànica. Sos proponimentos subra sos servìtzios in sos sartos mancu collegados, un’atentzione a sos sartos mancudensamente populados, cudda richesa “de su minore” e sos logos a arriscu ispopolamentu, ant lassadu tretu a àteras prioridades: atràere capitales a benefìtziu de unu polu ùnicu, discoidende sascunseguèntzias subra sos logos lacanantes e mancu populados, e puru mancu rapresentados. Uschinde, comente ammentadu dae Pigliaru matessi, sa riorganizatzione de sa retza d’ispidales (in teoria chi benit in antis a s’operatzione Qatar Foundation, e no a pustis) e sos investimentos de sa QatarFoundation sunt funtzionales a “atràere malàidos dae s’Itàlia, dae s’Europa e dae su Qatar”.
Intertantu, si logos intreos de Sardigna si desertìficant e su pòpulu si sacrìficat subra s’altare de s’acentramentu atoliosu(atoliosu pro chi atzentrat), pagu importat!
Coerentemente cun su guvernu romanu de Matteo Renzi, sighit un’òpera de cuntzentramentu, siet istitutzionale, siat de rapresentàntzia, siat de sas funtziones (neo-centralismu), siat pro su chi pertocat sas atividades econòmicas in sos logos nostros.
Su Fronte Indipendentista Unidu s’aponet cun fortza a s’aprigu de custu provedimentu, siat in Tèmpiu e siatin àteros sartos nostros, e a custa desertificatzione de sos logos, e a s’impoberimentu de sas comunidades nostras. S’importàntzia issoro no est seguramente cuantificàbile in nùmeru de abitantes respetu a sutzentru o a su meridione d’Itàlia. Ammentende chi istregire sos servìtzios fundamentales che sos ispidales, sos tzentros ricòveru, sas iscolas, sas postas impoverit sa realidade sotziale e econòmica de sos tzentros nostros, chi sunt divenendecun su tempus domitòrios pro chi galu arrenescit a si mòere pro chistiones de traballu e àteru, e bisestrantchena remèdiu su raportu intro populatzione e logu, chi dae semper bardat sa cultura nostra e su nostru esser pòpulu.
Est su momentu de arresonare in Sardigna e pro sa Sardigna.
Fronte Indipendentista Unidu