Presentazione del libro di Cristiano Sabino “Compagno T. Lettere a un comunista sardo”
Sassari, martedì 4 luglio, presso il bar letterario “L’ultimo Spettacolo”, Corso Trinità n° 161, ore 19:00. Dialogherà con l’autore l’ex direttore dell’Unione Sarda Anthony Muroni
Agli inizi del Duemila la Sardegna appariva come un vero e proprio laboratorio di idee e in molti iniziavano ad interrogarsi sulla fine del ciclo storico autonomistico. Nuovi movimenti si affacciavano sulla scena di un nuovo sardismo e la musica, le subculture giovanili, la narrativa e perfino il dibattito accademico ne venivano contaminati positivamente.
Sono gli anni delle grandi manifestazioni internazionali contro la globalizzazione e il neoliberismo. Ma sono anche gli anni del tramonto dell’immagine della Sardegna come paradiso incontaminato a causa della scoperta traumatica del disastro ambientale causato dai poligoni militari e dall’industria pesante.
Sono gli anni in cui ci si rende anche conto che la lingua sarda, il patrimonio archeologico, la memoria storica e il paesaggio sono beni in grave pericolo, proprio a causa delle scelte compiute sotto l’egida dell’Italia repubblicana. Tutto ciò offre vigore ad una nuova generazione di indipendentisti che scendono nell’agone politico decisi a cambiare le cose.
Ora questa esperienza storica viene raccolta in un libro difficile da definire, tra il romanzo epistolare, il manifesto politico e il saggio storico-filosofico.
La lingua, la storia, le basi e i poligoni militari, l’equivoco della modernità d’importazione, lo spopolamento, i luoghi comuni sui sardi e sulla loro presunta incapacità di emanciparsi, le laceranti ferite dovute ai disastri ambientali e lo smantellamento di ogni prospettiva economica non basata sulla dipendenza e sulla subalternità, ma anche una feroce autocritica sulle involuzioni della sinistra e la crisi profonda del pensiero politico alternativo al modello liberista in un fitto dialogo dell’autore con il misterioso “Compagno T”.
Si tratta di una raccolta di lettere scritte con linguaggio franco e crudo che ricompongono una storia di militanza e passione civile, in una terra condannata ad essere una periferia senza valore. Uno scambio senza esclusione di colpi tra due compagni oramai divisi da un vertiginoso rift culturale prima ancora che politico.
Da una parte l’adesione acritica all’ideologia di Stato che gradualmente ma inesorabilmente trasforma i rivoluzionari rossi in tiepidi difensori dello status quo affetti da una vera e propria sindrome di Stoccolma verso l’oppressore. Dall’altra una ricerca continua e instancabile per strappare quel velo di Maya, frutto di una storia di alienazione ma diventato ormai norma e natura, che ha portato la maggioranza dei sardi a riprodurre automaticamente i medesimi meccanismi della subalternità.
Una j’accuse diretta e graffiante ma mai distruttiva, sempre con lo sguardo rivolto al futuro e al progetto.