Questo pomeriggio l’artiglieria israeliana ha bombardato l’ospedale Al Aqsa Martyrs in Deir El Balah, nell’area centrale della Striscia di Gaza. Il Direttore dell’Al-Aqsa Hospital, Dott. Kamal Al-Khatib, ha parlato di almeno quattro palestinesi uccisi e svariati feriti. Il fuoco ha colpito l’edificio dell’amministrazione e le sezioni di chirurgia, medicina interna e terapia intensiva. Risulta ferito un numero imprecisato di personale medico e alcune ambulanze danneggiate.
Shujayea, quartiere a est di Gaza City, ha visto il più pesante bombardamento dell’assalto israeliano di 13 giorni su Gaza. Il bombardamento di carri armati e artiglieria pesante ha lasciato 72 morti, la maggior parte dei quali donne e bambini, e oltre 200 feriti, secondo fonti del ministero della salute palestinese.
Il numero dei palestinesi uccisi è salito a 548 e 3.300 sono i feriti dall’inizio dell’operazione israeliana sulla Striscia di Gaza. Sono ormai oltre 85.000 le persone sfollate nelle strutture UNRWA.
L’Autorità palestinese chiede l’intervento internazionale per quello che al-Fath e Hamas definiscono crimine di guerra, ma di guerra è sempre più difficile parlare anche se con l’utilizzo di questo termine si cerca di pareggiare la violenza, giustificarla. Far sembrare l’orrore meno orrido. Che un atteggiamento di questo tipo provenga dalle formazioni maggiori dell’ANP crea più di un disagio.
L’immobilismo e l’ambiguità dell’ANP si fanno via via più pesanti, complice anche la nuova linea politica dettata da un sostenitore storico della causa palestinese, ovvero l’Egitto di al-Sisi. Di fatto per i media occidentali esistono solo le “brutalità” di Hamas e il ruolo più moderato di al-Fath. Nelle ultime ore, come già annunciato nelle scorse settimane, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha espresso la sua posizione in modo risoluto.
L’Autorità Palestinese deve prendersi la responsabilità di dichiarare ufficialmente la Terza Intifada.
Abu Ahmad Fouad, vicesegretario del FPLP, ha rifiutato l’iniziativa egiziana di tregua sottolineando che, in sostanza, essa pone oppressore e oppresso sullo stesso livello facendo passare il Popolo palestinese e la sua coraggiosa resistenza come gli artefici dell’inizio dell’offensiva. Oltretutto ha dichiarato come l’iniziativa egiziana comprendesse punti del tutto ambigui che avrebbero permesso all’occupazione di prendere il controllo del territorio come già sta facendo con quello aereo e marittimo. Molte fazioni dell’ANP non concordano con quell’impostazione e altre non ne sono state messe al corrente adeguatamente prima di annunciare “accordi” dati per condivisi e siglati.
Ahmad Fouad ha inoltre deplorato l’assenza di appoggio dei paesi arabi alla resistenza palestinese e “ai figli del nostro popolo nel suo fronteggiare le continue aggressioni sioniste“.