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Per la verità, per la Palestina.

bambino palestinese

L’operazione israeliana “Brother’s Keeper” è purtroppo entrata nel vivo. I tre ragazzi israeliani recentemente  scomparsi hanno dato vita ad un’immediata caccia all’uomo in tutta la Palestina da parte dell’esercito  israeliano,  persino con la presenza tra le truppe a Hebron del ministro della difesa, Moshe Yaalon. Netanyahu si dice sicuro delle responsabilità di Hamas.

Da subito i rastrellamenti si sono concentrati a Hebron, dove Israele ritiene vengano detenuti i tre giovani. Da subito le “ricerche” si sono trasformate in veri e propri rastrellamenti al di sopra di qualsiasi funzionamento minimo di uno Stato di diritto. Un’impressionante escalation di morti e feriti con il consueto accanimento gratuito verso i bambini: la vittima più giovane nelle ultime settimane avrebbe 6 mesi.  Oltre a vandalismo, da parte dell’esercito si registrano furti nelle case, umiliazioni di ogni genere, occupazione in armi delle moschee. La situazione è precipitata nelle ultime 24 ore e il popolo palestinese sin’ora non ha messo a segno nessuna reazione consistente. Risulta ferito in modo non grave un solo soldato israeliano dall’inizio delle operazioni che hanno causato circa 500 arresti,  il vandalismo su oltre 2000 abitazioni e famiglie e la distruzione intenzionale di derrate alimentari in un territorio già impoverito e sottomesso.

Con le ricerche dei rapiti Israele rastrella Hebron e, contemporaneamente, ha buoni motivi per bombardare Gaza in quanto roccaforte di Hamas. Ma non solo. Nablus, Ramallah, Rafah e altre città, tutte sotto attacco da giorni. La Palestina è sotto attacco ma ciò che sta accadendo non può configurarsi come un conflitto, bensì una pulizia etnica e una violazione dei diritti umani a 360°.

Tel Aviv minaccia l’interruzione di corrente durante il Ramadan mentre viene ulteriormente ristretto il regime carcerario per i prigionieri politici palestinesi: senza visite per due mesi. L’accanimento più brutale è però sui bambini: vengono arrestati, bendati, incatenati e malmenati da soldati israeliani sia durante il raid in senso stretto che in momenti di noia. Così, per le strade è in corso una caccia all’uomo o bambino, dipende dall’occasione, e colonne di soldati continuano ad arrivare a Hebron. Alcuni girano per le strade festanti esibendo la stella a 7 punte e data la sproporzione delle forze in campo e i metodi dell’esercito le operazioni poco hanno a che vedere con la ricerca di rapiti, ma si palesano per ciò che sono, ovvero atti di squadrismo e terrorismo sulla popolazione.

soldati israeliani

 

Feriti e danni imprecisati a Gaza dove l’aviazione bombarda nella notte.

attacco a Gaza

 

Nel frattempo in Italia, dopo l’oscurantismo della stampa, l’intellighenzia e l’alta politica tricolore proseguono nel proprio disinteresse. Del resto, come aspettarsi solidarietà e prese di posizione da chi, come Roberto Saviano, più volte si è espresso positivamente circa le libertà sioniste e la democrazia israeliana. Nel 2010 partecipò in videoconferenza a Roma ad un convegno sionista “Per la verità, per Israele”.

Non più tardi di poche settimane fa in molte città italiane comparvero striscioni e vennero organizzate iniziative a favore del governo golpista di Kiev che sta seminando da settimane il terrore nel Donbass. Non a caso il primo ministro Matteo Renzi si è dichiarato favorevole alle “riforme” intraprese dal nuovo governo riformista ucraino. Oggi a Roma sull’operazione israeliana un’altra inquietante pagina italiana.

operazione bringbackourboys

A differenza della guerra in Siria e della svolta neo-fascista in Ucraina, in questo caso complessivamente il governo e i media italiani preferiscono direttamente ignorare i crimini che l’esercito israeliano compie sulla popolazione palestinese. Papa Bergoglio, nell’ennesimo anatema della sua legislatura, si è scagliato contro la tortura, successivamente al suo ritorno proprio da un viaggio nei territori sotto occupazione. Evidentemente sarà giunta notizia delle torture dei medici israeliani sui prigionieri palestinesi in sciopero della fame che vengono sottoposti ad alimentazione forzata. Procedura a cui molto spesso fa seguito la morte.