Si propone un lungo e interessante articolo scritto da Fabrizio Salmoni per TG Vallesusa sul processo in corso circa gli scontri del 3 luglio 2011 e lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena. Dal racconto del processo emerge uno scenario inquietante: abusi di ogni genere: pestaggi, attacchi su inermi, sgomberi illegittimi, depistaggi, false testimonianze di poliziotti e pm, prove alterate, Mafie, tentativi fraudolenti di spostare il processo ad altre Procure. Un processo dal quale viene fuori molto più che la verità sulle brutalità degli agenti; descrive tristemente lo spaccato culturale dell’Italia degli ultimi decenni, tra palazzi di giustizia, cosche, appalti, politici e agenti picchiatori, solo l’ultimo gradino di una piramide vorace che impone che lo Stato debba andare avanti, costi quel che costi.
di Fabrizio Salmoni.
O anche “Cèntrali, quei due!”, “Dài, tiraglielo dritto!”, “Lo vedi il bastardo li sotto? Vedi se riesci a centrarlo quando esce!”, “Ma io glielo tiro per fargli male!”, con qualche variazione intrigante sul tema: ”Ciccione di merda! (gentilmente al collega) E basta con sti cazzo di lacrimogeni!”, sono alcune frasi scelte dal repertorio dei poliziotti che fronteggiavano i manifestanti No Tav quel giorno a Chiomonte come evidenziati nel sonoro dei filmati dall’ avv. Bertone, uno di temperamento e modi miti ma capace di una inaspettata durezza nella sua arringa difensiva oggi in aula bunker. Il tutto (e altro) per dimostrare la “risposta delle Forze dell’Ordine esagerata, sbagliata, illegittima” in quel sabato di Luglio 2011. Una violenza che viene dimostrata come preventiva, precedente a qualunque “assalto” di dimostranti. Tiri diretti anche su gente in atteggiamento passivo, “una gestione dell’ordine pubblico malandata e superficiale” dai dirigenti su piazza al Questore, al Prefetto e alla Procura che Bertone accusa di “aver voluto dare un’impostazione esagerata nei numeri e nelle misure” e financo di aver usato falsità sui testi, di averli minacciati, sbeffeggiati e di aver negato documenti alle difese. “La Procura – ha proseguito Bertone – ha tentato di sviare il significato della giornata di protesta” con false affermazioni. I testi di polizia, in particolare il Dr. Di Gaetano, hanno mentito sui lanci di sassi alla Centrale elettrica il 27 Giugno perchè i filmati dimostrano che non ci sono stati, sull’uso delle granate lacrimogene a mano e su quello che fu definito “il taglio di un albero da far cadere sugli agenti” perchè quell’enorme albero avrebbe richiesto almeno un’ora per essere tagliato. I filmati sono stati tagliati e manipolati per nascondere immagini di agenti che sparavano ad altezza d’uomo, che tiravano pietre, che percuotevano duramente i fermati con bastoni fuori ordinanza.
Ha mentito – e qui il capolavoro di Bertone – anche il pm Rinaudo per avere dichiarato in udienza che i testi istituzionali (d’accusa) sono stati minacciati e cosi il difensore chiede clamorosamente che gli atti siano trasmessi alla Procura competente di Milano per eventuali provvedimenti contro il procuratore estremista. Cosi anche per Di Gaetano e l’agente Scarpello per dichiarazioni false. A quel punto, se invece che in aula bunker si fosse stati allo stadio si sarebbero alzati cori dagli spalti.
Ma Bertone non aveva ancora finito: doveva ancora parlare della letalità dei gas Cs citando la relazione Zucchetti del Politecnico e attaccare l’ex Procuratore Capo Caselli per essersi opposto all’acquisizione delle informative dei Carabinieri sulla Martina Service e su Italcoge rendendo inevitabile il domandarsi: “Dobbiamo escludere che quei subappalti siano andati a ditte mafiose?…La sensazione è che la Procura indaghi solo dove c’è la possibilità di conseguire risultati facili” (forte agitazione della pm Quaglino sul suo scranno).
Nella totale reiterata assenza dei giornalisti delle testate mainstream, evidentemente interessati solo dalle argomentazioni dei pm per fare i loro titoli, l’arringa di Bertone giungeva terza dopo che già gli avv. Ghia e Bongiovanni avevano ricostruito rispettivamente fatti e percorsi politico-amministrativi che avevano portato all’ordinanza di sgombero della Maddalena.
Il primo, ribadendo l’importanza del contesto in cui sono maturate le illegittimità dell’intervento e le reazioni dei dimostranti, ha anche trovato il guizzo di contestare affermazioni dell’avvocato dello Stato Prinzivalli (sulla legittimità della presenza a Chiomonte del Legal Team), dei procuratori (sull’atteggiamento tenuto in aula nei confronti di testi, difese e imputati), dell’avvocato del sindacato di polizia Sap (quelli di Aldrovandi), Bertolino che si era lamentato di intimidazioni quando lo stesso Ghia ha subito danneggiamenti e minacce di stampo mafioso.
Ma soprattutto Ghia ha accusato la Procura di aver assunto e disegnato una realtà unilaterale e “aver conseguentemente condotto indagini per sostenere quella sua realtà”, di aver voluto suggestionare il Tribunale dipingendo come irrilevanti e falsi i testi a difesa e di avere a sua volta prodotto testi evidentemente falsi, in particolare i poliziotti Di Gaetano, Ramanoli (che vede l’imputato Fissore alla centrale elettrica stando sull’autostrada dall’altra parte della collina), Benelle che denuncia una ferita al piede provocata dall’imputato Fissore ma nei filmati lo si vede gagliardamente saltellare e correre su via Avanà, e Vitaliti che afferma di essere stato colpito da pietre in un luogo dove i filmati dicono che non c’era nessuno. Ha rilevato il condizionamento dei media sui decisori istituzionali (Questore e prefetto) e ha attaccato il prefetto Di Pace ricordando che, secondo sua stessa testimonianza, aveva promulgato l’ordinanza di sgombero senza informarsi e verificare lo stato della legittimità dei progetti, delle prescrizioni richieste dal Cipe e cosi via restituendoci l’immagine di un Di Pace svogliato che cede senza obiezioni alle pressioni della banda del Tav.
Ghia non finisce l’arringa senza prima aver ricordato la natura equivoca delle ditte appaltatrici Geomont, Martina Service e Italcoge, fallite pochi mesi dopo aver avuto gli appalti e con titolari quantomeno contigui alla criminalità organizzata.
In conclusione, inammissibili e da rigettare tutte le richieste di risarcimento (anche perchè considerate in blocco indistintamente sul numero degli imputati) e richiesta multipla di assoluzione per Fissore per non aver commesso il fatto.
E’ toccato all’avv. Bongiovanni ripercorrere l’iter burocratico di provvedimenti e delibere che hanno portato alla decisione di sgomberare la Maddalena. La sequenza di decisioni illegittime a partire dai fatti di Venaus del 2005, che trova il picco nell’errore del Tar Lazio nel definire la sussistenza della Legge Obiettivo, è descritta in dettaglio nel nostro articolo di ieri. Di nuovo nel mirino dell’avvocato entra il prefetto Di Pace che deliberò d’urgenza senza neanche aver letto i trattati con la Francia e con l’Ue violando cosi diversi elementi di costituzionalità.
Nell’insieme risulta che tutto l’affare è stato gestito male e illegittimamente solo per compiacere le richieste dei politici e della lobby del Tav.
Dopo un breve intermezzo tecnico con l’intervento dell’avv. Rasulo l’udienza è ripresa vigorosamente con l’arringa dell’avv. Colletta. che si è dedicata a smontare gli argomenti dell’accusa in merito alla qualità dei testimoni, alla presunta “organizzazione militare o paramilitare” dei dimostranti, alla legittimità della Libera Repubblica della Maddalena. Diviene evidente dalle sue parole il collegamento “coerente” tra le violenze delle forze dell’ordine a Venaus 2005 (archiviate) e quelle attuali corredate oggi come allora di “sfacciata omertà” sugli episodi di violenze su strutture (tende) e sui fermati. Colletta torna ancora sulle violazioni dei protocolli per le intimazioni di sgombero e avvalendosi ancora della sinopsi dei filmati ribadisce “l’elevatissima irresponsabilità di chi ha diretto l’operazione e ordinato il lancio di lacrimogeni su gente inerme”.
E’ un quadro totalmente diverso quello che emerge dalle arringhe dei difensori, è certamente più ricco di argomentazioni di quello di un’ accusa che si limita a riscontrare reati nel lancio di una pietra senza guardare come e perché i fatti si sono svolti per di più falsandone le tempistiche (grande idea quella delle riprese comparate con i tempi – potrebbe rivelarsi fondamentale) e mistificandone le motivazioni in chiave esclusivamente delinquenziale. Si gioca tutta li la partita davanti a una Corte che sembra un bassorilievo rupestre ma che potrebbe risentire delle polemiche “esterne” sui costi del Tav, su temi e discussioni che la banda del Tav voleva sopite definitivamente. Lo sapremo presto. In compenso, avvocati che sembravano schiacciati dalle logiche prepotenti dei pm e dalle infinite chiusure della Corte, nelle arringhe si sono dimostrati efficaci, tosti e generosi. All’altezza dei valsusini.
(F.S. 4.11.2014) – http://www.tgvallesusa.it/?p=13012