I signori dell’energia, riconducibili al gruppo italiano Angelantoni Industrie S.p.A (http://www.angelantoni.it/) chiedono alla RAS, quindi a tutti i cittadini sardi, danni per sei miliardi di euro.
Che cosa è successo? La Regione Sardegna ha sottoposto a procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) i progetti energivori presentati, mentre le ditte, riconducibili al Gruppo Angelantoni, hanno deciso di chiedere i danni perché questo “contrattempo” impedirebbe loro di incassare gli incentivi statali (i famosi certificati verdi), vero obiettivo del proliferare di grandi distese di campi eolici, fotovoltaici e termodinamici.
Il signor Gianluigi Angelantoni è stato nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Abbiamo dunque a che fare con un pezzo grosso del padronato italiano, che insieme ai suoi soci ha deciso di privare il popolo sardo di 900 ettari di terreni agricoli o a pascolo per farne aride distese di pannelli termodinamici.
I quattro progetti per la realizzazione di centrali solari termodinamiche sono previsti a Flumini Mannu, fra Villasor e Decimoputzu (55 MW elettrici di potenza, 269 ettari interessati), a Campu Giavesu, nel Comune di Cossoine (50 MW elettrici di potenza, 160 ettari interessati), nei terreni agricoli fra Giave e Bonorva (50 MW elettrici di potenza, 235 ettari interessati) e nelle campagne di Gonnosfanadiga (55 MW elettrici, 232 ettari interessati).
Come si è arrivati a questo punto? Come è possibile che un semplice atto dovuto come una procedura di impatto ambientale per giganteschi impianti energivori possa sfociare in una richiesta di danni così cospicua? Come è possibile che un’intera nazione subisca il ricatto impenitente di un pugno di speculatori senza scrupoli, come fossimo ritornati ai tempi delle deforestazioni ottocentesche o delle imposizioni della chimica pesante?
Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene che sia arrivato il momento di opporsi a tutti i progetti di sfruttamento selvaggio del nostro territorio, ma anche e soprattutto di mettere sotto accusa l’intera classe politica isolana che ha finora governato l’Isola, che non ha avuto ne il coraggio ne l’interesse di procedere ad una moratoria delle assegnazioni di licenze alle imprese per la costruzione di impianti eolici, fotovoltaici, biomasse e termodinamici. Riteniamo che la questione in oggetto non sia infatti solo una questione di impatto ambientale, ma che sia necessaria una legge regionale quadro che tenga conto anche degli aspetti socio-economici da calibrare su ogni specifico progetto energetico presentato.
Riteniamo anche che l’intera classe politica colonialista non abbia mai veramente voluto porre un freno alla rapina dei nostri terreni e delle nostre risorse. Sarebbe infatti bastata una Legge regionale di contrasto alla grande concentrazione di produzione energetica, e la contestuale predisposizione di un grande “Piano per la Democrazia Energetica”, caratterizzato da impianti di piccola-media taglia non invasivi e distribuiti uniformemente sul territorio. Infine, e non trascurabile, l’obbligo di residenza fiscale per tutte le aziende produttrici di energia operanti in Sardegna, come condizione per il rilascio e per il rinnovo della concessione, in armonia con quanto già previsto dall’art. 8 dello Statuto.
La verità è che i partiti italiani sono complici degli speculatori energetici e non metteranno mai seriamente mano ad una vera e propria decolonizzazione energetica.
Soltanto la crescita del progetto indipendentista sarà dunque in grado di difendere i nostri terreni agricoli dagli artigli di questi predoni e di dare alla Sardegna un piano energetico capace di favorire la rinascita di un’industria compatibile con le nostre risorse, realizzando così una vera democrazia energetica, che sia funzionale alle nostre aziende, ai lavoratori, a tutti i cittadini di Sardegna.