Europee 2014, un anno dopo. Dall’inchiesta su Cicu (FI) alla molecola misteriosa della Moi (M5S)

Parlamentari europei eletti in Sardegna: da sinistra, Renato Soru (PD), Guilia Moi (M5S) e Salvatore Cicu (FI)
Parlamentari europei eletti in Sardegna: da sinistra, Renato Soru (PD), Guilia Moi (M5S) e Salvatore Cicu (FI). Foto: laprovinciadelsulcisiglesiente.com

Ad un anno dalle elezioni europee, alcune considerazioni sui tre europarlamentari eletti in Sardegna: Renato Soru (Partito Democratico), Salvatore Cicu (Forza Italia) e Giulia Moi (Movimento Cinque Stelle).Il primo, nel frattempo, è diventato Segretario regionale del Partito Democratico e da alcuni mesi è alle prese con una guerra intestina nei confronti di Pigliaru che, come prevedibile, sfocerà in un “rimpasto” a suggello dei nuovi equilibri di governo in seguito all’elezione di Soru a segretario. Questioni interne al PD che hanno radici ormai decennali. Dopo due anni d’assessorato al Bilancio, nel 2006, Francesco Pigliaru rassegnò le dimissioni con una lettera che tra le principali motivazioni indicava l’eccessivo accentramento di potere nelle mani del Governatore e la questione della Programmazione Integrata.

Cicu, Sottosegretario alla Difesa nei governi Berlusconi II e III, ad oggi è alle prese con un’inchiesta piuttosto delicata condotta dal Pm Emanuele Secci su riciclaggio di denaro sporco derivante dal traffico di droga dei clan Casalesi e D’Alessandro. La notifica delle indagini risale allo scorso ottobre, pochi mesi dopo l’elezione a Strasburgo, con la chiusura delle stesse a fine marzo. Atteso, dunque, un passaggio decisivo nell’inchiesta cagliaritana con Secci che presenterà richiesta di rinvio a giudizio (oltre a Cicu, tra gli altri, figurano Luciano Taccori, ex sindaco di Sestu, e Paolo Cau, ex poliziotto e consigliere comunale sempre a Sestu) oppure procederà per un’archiviazione.

Giulia Moi, invece, di recente è stata al centro di nuove polemiche a causa di un post su Facebook sul tragico incidente alla stazione Furio Camillo di Roma. Dopo aver espresso cordoglio alla famiglia del bambino vittima dell’incidente, riserva un lungo attacco ai “politicanti del PD e PDL […]  che “al piccolo e alla sua famiglia magari esprimerete il vostro immenso dolore, e lo farete anche bene. Perché con le parole, voi sì che ci sapete fare!”

Un anno fa la biologa cagliaritana rappresentava l’outsider rispetto a politici più conosciuti e la Moi, forte di oltre 62.000 preferenze, risultò eletta nelle fila del M5S. Salto enorme per una neofita della politica (una candidatura “riempitiva” per l’UPC di Antonio Satta alle provinciali 2010) che approda ai banchi di Strasburgo indenne dopo un turbinio di polemiche e richieste di chiarimento.

Argomenti di non poco conto, sfociati persino in una lettera pubblica sottoscritta da decine di attivisti del M5S a ridosso delle elezioni, con il caso ripreso da varie testate sarde e italiane anche dopo l’elezione. Diversi i punti poco chiari. Da implicazioni interne al M5S – come il caso UPC sul quale gli attivisti del M5S lamentarono poca trasparenza – ad aspetti ben più delicati che emergono dal curriculum della biologa sarda.

La parte più controversa rimane ancora oggi un’importante scoperta  – una molecola efficace per la leucemia e il melanoma – che suscitò immediate curiosità. Gli stessi pentastellati pretesero chiarimenti con la Moi che rispose con toni duri. La polemica si fece più aspra alla luce della motivazione principale addotta dall’europarlamentare, ovvero i “vincoli contrattuali a cui è sottoposta la ricerca impediscono di fornire ulteriori precisazioni”. L’implicazione è prima di tutto politica. Moi, implicitamente, ammette di porre dinanzi alle esigenze dei malati di melanoma gli interessi della multinazionale finanziatrice, fatto contraddittorio anche in relazione alla propria dichiarazione di intenti – “Ho sempre avuto lo spirito del Movimento ancor prima che nascesse, e questo perché lo ritengo una scelta di vivere la propria vita denunciando le ingiustizie e difendendo i più deboli“.

Per quanto sia difficile dar credito a qualcosa che per qualsivoglia ragione non può essere dimostrata, se non in quanto presente nel curriculum della Moi, altrettanto lo è conciliare i valori del Movimento con i premi della Stiefel/GSK. La prima – Stiefel Laboratories – è stata la compagnia dermatologica privata più grande al mondo sino a luglio del 2009, anno in cui fu acquisita dalla britannica GSK – GlaxoSmithKline plc – controverso colosso mondiale nel settore farmaceutico al centro della più grande frode sanitaria nella storia USA sanzionata per 3 miliardi di dollari.

Nel frattempo nel M5S sono intercorsi grandi cambiamenti nell’assetto (il discusso Direttorio) ed è venuto a galla persino un Grilloleaks, un’ora di audio rubato a Grillo nei quali si tira in ballo anche la mancata rendicontazione della campagna elettorale delle europee.

L’unico passaggio sul quale la Moi ha riconosciuto le proprie responsabilità è il caso di Nicola Marini, l’altro candidato sardo alle europee per il M5S. Marini compariva con la Moi in un articolo dell’Unione Sarda (a firma di Lorenzo Piras) ma la stessa riportando la foto dell’articolo su Facebook modificò, sbiadendole, generalità e dichiarazioni del candidato cagliaritano. Questa è l’unica parte della vicenda nella quale l’europarlamentare ha confermato le proprie responsabilità – “una sciocchezza avvenuta in un momento di PROFONDO scoramento” – scusandosi con il collega Marini per il grave gesto.

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