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Il FIU su monopolio marittimo e contributo di soggiorno: un protettorato coloniale

monopolioDal monopolio di Onorato al no alla tassa soggiorno: la Giunta Pigliaru assomiglia sempre di più a un protettorato coloniale

La Sardigna e i diritti dei sardi sono messi al sacco da potenti oligarchi che speculano sulle risorse della nostra terra e sui diritti fondamentali del popolo sardo. Uno degli esempi più eclatanti di questa condizione coloniale è il caso del monopolio trasporti per nave: il signor Onorato oggi possiede il 95% dei trasporti marittimi da e per la Sardegna. Grazie alla copertura finanziaria di un fondo americano e di Unicredit, oltre alla compiacente indolenza della giunta Pigliaru e delle sue stampelle “sovraniste”, da oggi la Sardegna è ufficialmente un serbatoio del quale l’oligarca può disporre come meglio crede.
Onorato ha liquidato anche le ultime apparenze della concorrenza mettendo da parte gli ex soci della CIN. Il ricorso all’Antitrust dell’assessore Massimo Deiana, le patetiche esternazioni di Pigliaru su Facebook e le lamentele a mezzo stampa degli esponenti della maggioranza sono tardive e ipocrite perché la politica monopolistica di Onorato non era certo un mistero e questo è solo l’atto finale di un processo di concentrazione di capitale nel settore, tristemente noto dall’estate 2011 con il “sacco” delle tasche dei turisti, prosciugati ben prima di poter spendere un solo euro in Sardigna. Le grandi potenzialità turistiche della nostra Natzione vengono così mortificate e la pratica monopolistica (attribuita alla crisi nord-africana) drena tante risorse quanto più la Sardigna registra presenze in aumento, data la grande attrattiva dell’isola a livello internazionale. Poco importa a Onorato che il turista potrà spendere ben poco una volta giunto nell’ambita meta turistica dato che il caro traghetti spenna i turisti.
La giunta Pigliaru e le sue compiacenti stampelle “sovraniste” hanno avuto tutto il tempo per impegnarsi in una seria e frontale battaglia contro la realizzazione e gestione del monopolio a beneficio della proprietà campana, del conseguente caro trasporti e per revocare la convenzione con Tirrenia.
Se a ciò aggiungiamo anche il secco no dell’assessore al turismo Francesco Morandi alla proposta della tassa di soggiorno abbiamo veramente il quadro completo della situazione. Morandi dichiara che la tassa di soggiorno “produce pochi spiccioli per le casse e molti danni per l’immagine”. Possiamo e dobbiamo discutere modi e criteri di applicazione del contributo di soggiorno, ma è un dato di fatto che economie turistiche ben più sviluppate della nostra la applicano da anni e ne traggono profitti concreti in termini naturalistici, di servizi, di gestione dei flussi e di responsabilizzazione degli amministratori locali per l’impiego trasparente del gettito.
Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene necessario che tutto il movimento di liberazione nazionale faccia quadrato su queste due tematiche di vitale importanza per lo sviluppo del nostro Paese:
• Introduzione di un contributo regionale di soggiorno. I proventi saranno destinati al mantenimento delle infrastrutture che più risentono del carico turistico concentrato in pochi mesi, al recupero e valorizzazione del patrimonio artistico-archeologico dell’isola e una sua più ampia promozione.
• Nella prospettiva di costruire una Sardigna sovrana, dotata di una sua flotta passeggeri e mercantile, è indispensabile l’apertura di un tavolo di confronto tra la RAS e la proprietà Moby che miri a regolamentare il continuo drenaggio di risorse derivante dalla condizione di monopolio privato. La Sardigna non può accettare di essere il fattore di produzione nelle mani di un oligarca italiano e la questione trasporti marittimi ha una portata politica nazionale, non semplicemente risolvibile dall’ANTITRUST italiana della quale conosciamo bene i “risultati” ottenuti circa altri monopoli che affossano la Sardigna. Onorato fa i suoi interessi, noi da indipendentisti dobbiamo fare altrettanto per la nostra Natzione.

Fronte Indipendentista Unidu

Tèmpiu Pausania. Guastu a Monti Ruju, dissilvizi in citài

abbanoaZittadini timpiesi inzivuti pa lu solitu dissilviziu idricu pa un guastu a un mutori di la stazioni di pompagghju di Monti Ruju. Passata ora di gustatu di luni, scelta in locu in umbè di casi e attivitai cummelciali di lu centru gaddhuresu. Dissilvizi ch’ hani avvizzatu la comunitai, più e più da un annu a chist’ala, ma la cuincidenza cu li 34 gradi di massima d’arimani ha fattu divintà la cosa ancòra più grigia puru pa ca pussedi puzzoni di riselva. Una cundizioni d’emelgenzia ch’è illa “normalitai” di li dissaccelti, casgioni di folza magghjori chi sulleani da scudialtà palticulari lu Gestori Unicu ma chi no impidini, oltr’ a l’infadugghjni, lu pesu pa zittadini e cummelcianti di cumparà da priati folnituri minori d’ea. Torrà a campu cussì la dezennali cundizioni di Lu Pagghjolu e lu mancatu liamu cu li comunitai di l’Alta Gaddhura, cori di li prubblemi strutturali e di l’inettitudini di l’irrezza idrica in Gaddhura. Tutti liami ugghjettu d’ispirànzi e prummissi elettorali in palticulari di l’Assessoratu a li Trabaddi Pubblichi, cun Paolo Maninchedda chi assiguràa la cupaltura finanziaria palisata a friagghju da Raffaele Paci (dilibbarazioni n. 5/23) chi s’agghjunghj a l’acchitti stanziati ma no uldinati di mità anni 2000. In tuttu l’intalventu è calculatu in 7,58 milioni di euro. In dugna modu, a più di sei mesi da la nuitai di l’abbaltura di un mutuo di 700 milioni e tre chiti da la filma uffiziali mattessi, da Viale Trento no arreani a rigaldu alti nutizi.

Tempio Pausania. Guasto a Monti Ruju, disagi in città

Cittadini tempiesi esasperati per l’ennesimo disservizio idrico causato della rottura di un motore nella stazione di pompaggio di Montu Ruju. Sin dal primo pomeriggio di lunedì, sono molti i rubinetti all’asciutto in abitazioni e attività commerciali del centro gallurese. Disagi ai quali la cittadinanza è abituata, da un anno in particolare, ma la coincidenza con i 34 gradi di massima di ieri ha reso la situazione ancora più critica anche per chi possiede cisterne di riserva. Una situazione emergenziale che rientra nella “normalità” degli imprevisti, cause di forza maggiore che sollevano il Gestore Unico da responsabilità specifiche ma che non impediscono, oltre i disagi, l’onere per residenti e commercianti dell’acquisto da privati di piccole forniture. Si ripropone nuovamente la decennale situazione di Lu Pagghjolu e il mancato collegamento con le comunità dell’Alta Gallura, cuore dei problemi strutturali e dell’inefficienza della rete idrica in Gallura. Tutti collegamenti oggetto di speranze e promesse elettorali, in particolare da parte dell’Assessorato ai Lavori Pubblici, con Paolo Maninchedda che rassicurava circa la copertura finanziaria individuata a febbraio da Raffaele Paci (deliberazione n.5/23) da sommarsi ai residui passivi di metà anni 2000. Complessivamente l’intervento è stimato in 7,58 milioni di euro. Tuttavia, a sette mesi dalla notizia dell’accensione di mutuo da 700 milioni e tre settimane dalla firma ufficiale dello stesso, da Viale Trento non giungono notizie a riguardo.

http://www.ilminuto.info/2015/07/tempio-pausania-guasto-a-monti-ruju-disagi-in-citta/

Il FIU su Teulada: la Difesa ha responsabilità oggettiva

teuladaL’incendio all’interno del Poligono di Teulada rappresenta l’ennesimo episodio di aggressione e distruzione delle risorse naturali della Natzione Sarda, continuamente sottoposta ad una feroce spoliazione. In seguito all’incendio di Capo Frasca del settembre scorso, dopo i venti ettari andati in fumo, le successive mobilitazioni popolari, il governo Pigliaru pensò di sedare il contrasto tra interessi statali italiani e nazionali sardi con la carta del fermo estivo delle esercitazioni dal 1° giugno al 30 settembre: le esercitazioni danneggiano il turismo e mettono a rischio l’attrattività della Sardigna, questa fu l’argomentata motivazione.

Da indipendentisti abbiamo sempre considerato queste prese di posizione come scelte sterili e striscianti, portatrici di sottomissione, in quanto non inserite in un più ampio quadro che miri con fermezza alla smilitarizzazione della nostra Natzione, unico e coerente sentiero per la crescita e lo sviluppo del Popolo sardo. Questo approccio è ancor più contraddittorio dal momento che l’agenda economica della Ras sottolineava contemporaneamente “l’importanza dei poligoni e aeroporti militari in Sardegna, per un armonioso sviluppo delle politiche industriali“.
Oltre a legare propagandisticamente la tutela di salute e sicurezza dei sardi in modo subalterno alla presenza turistica e alle esigenze militari italiane, abbiamo constatato che la sottomissione nei confronti dello Stato da parte della regione in quell’occasione raggiunse il grottesco quando, la stessa Ras, a dispetto della volontà dei sardi, “dimenticò” di richiedere il risarcimento per i danni dell’incendio di Capo Frasca.

Per quanto riguarda l’incendio di Teulada, verificatosi nel criptorazzista periodo di “fermo turistico”, le cause specifiche (quella generale è l’occupazione militare) sono in fase di accertamento. La Difesa assicura che i patti sono stati rispettati e che la Ras scoprirà le cause reali. Non riteniamo ci siano buone ragioni per credere alla versione dello Stato e al megafono coloniale del governo Pigliaru; e perciò, in questo clima di raggiro propagandistico, denunciamo l’ennesimo danno al nostro territorio da parte della Difesa italiana, in quanto responsabile oggettiva in forza dell’occupazione militare che la rende prima e principale protagonista della devastazione della Sardigna, tanto quella programmata e legale quanto quella accidentale. Teulada, territorio tra i più martoriati dall’occupazione militare, è l’ennesima e avvilente prova che le infrastrutture militari italiane (tanto care al governo Pigliaru) oggi, ancor più che in passato, sono strategiche per gli affari del colonialismo italiano in Sardigna, non sicuramente per la crescita economica e lo sviluppo dei Sardi.

Rilanciamo con forza la necessità di un impegno organizzato e programmatico da parte delle componenti più sensibili della società sarda, atto a costruire le prerogative democratiche e popolari che porti alla soluzione definitiva del problema occupazione militare in Sardigna: lo smantellamento delle strutture presenti sul nostro territorio nazionale, su cui deve esercitare sovranità solo il Popolo Sardo.

Fronte Indipendentista Unidu

L’indipendentismo sardo di fronte al Donbass (di Scida)

Donbass resistenza
Pubblichiamo la nostra relazione presentata al convegno del 26 giugno- organizzato a Cagliari in collaborazione con il Fronte Indipendentista Unidu- “Lotta antifascista, diritto all’autodeterminazione, tendenza alla guerra – l’esperienza delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk”.

L’Internazionalismo non si basa sul sentimentalismo romantico o cosmopolita ma è una pratica con la sua ragione di essere nella consapevolezza di appartenere ad un medesimo contesto, come il sistema capitalista mondiale o la sudditanza ad una stessa egemonia politica ed economica, quindi la condivisione dello stesso nemico. Prima di prendere una posizione riguardo il Donbass, dunque, è necessario osservare a grandi linee l’area del conflitto ucraino.

Il conflitto di interessi economici tra Unione Europea e Russia, entrambe vogliose di dominare l’economia della terra di frontiera ucraina- il polo europeo è il principale partner commerciale dell’Ucraina, 25.3% export e 40.7% import, mentre la Russia segue con 24.1% e 19.6%- è esploso alla fine del 2013 durante la presidenza di Yanukovic. Il suo rifiuto di siglare un accordo commerciale con l’UE, in novembre, ha scatenato la protesta di Jevromaidan ad opera di filoeuropeisti, presto egemonizzati da gruppi dell’estrema destra (Svoboda e Pravj Sektor) e strumentalizzati da Washington. Gli Stati Uniti, senza avere particolari interessi economici nel Paese, sono intenzionati a contenere la Russia, potenza concorrente nell’area; a questo fine, da vent’anni, foraggia organizzazioni non governative- come la Open Society di Soros- pronte a scattare a convenienza contro un governo sgradito agli USA o amico della Russia. Così è successo nel 2004, nella cosiddetta Rivoluzione Arancione, sempre contro Yanukovic ed in favore dei filoeuropeisti Yushenko e Tymoshenko e così è accaduto nel 2013. Gli Stati Uniti, vista la debolezza politico militare del progetto europeo- in bilico tra la velleità di costruzione di un proprio grande polo capitalista e l’incapacità di sganciarsi dall’ombrello NATO- hanno chiaramente approfittato del conflitto ucraino, spingendo verso un rafforzamento dei legami commerciali euroatlantici (TTIP o il proprio gas naturale liquido contro la dipendenza dal gas russo) e l’indebolimento dell’economia russa (prigioniera della propria dipendenza dal petrolio e colpita dalle sanzioni). Da Jevromajdan è sorto una specie di golpe contro il governo legittimo volto a portare l’Ucraina entro l’orbita euroatlantica. Il nuovo governo di Yatsenjuk, insediato nel febbraio 2014, diede 4 ministeri agli estremisti di destra di Svoboda, siglò il trattato commerciale con l’UE, propose di eliminare lo status del russo come seconda lingua ufficiale dello Stato. Questi tre fattori provocarono il disappunto dei cittadini dell’Est del Paese, in particolare del Donbass.

In questa regione hanno sede un importante settore metallurgico (acciaio, 40% dell’export di tutta l’Ucraina) e le miniere di carbone, liberi da ingerenze esterne, a differenza degli altri settori economici ucraini. Inoltre, questo carattere operaio- presente fin dall’epoca sovietica- unito all’importanza delle proprie risorse, ha fatto sì che i popoli della provincia di Donetsk e di Lugansk sviluppassero una propria identità, una propria volontà autonomista mostrata chiaramente dagli scioperi dei minatori nel 1993 per ottenere uno statuto autonomo. Per questi elementi, uniti alla forte componente russa e russofona (il russo è maggioritario oltre che più usato che in altre parti del paese), il popolo del Donbass è avverso al nuovo governo ed al blocco euroatlantico verso cui si sta dirigendo, in quanto danneggerebbe la propria economia e la propria cultura. In aprile- con l’occupazione dei palazzi governativi di Donetsk, Lugansk e Kharkiv- lo scontro con Kiev diventa aperto e nel maggio seguente- dopo un referendum per l’indipendenza- nascono le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk e quindi la loro resistenza armata contro l’esercito ucraino, i battaglioni neonazisti e gli interessi della NATO.

Merito di questa resistenza popolare è anche di aver fatto emergere le contraddizioni degli oligarchi ucraini, molto legati a questo territorio. I magnati sfruttatori delle risorse del Donbass- dal 1993 al 2003 sono state privatizzate 9200 aziende statali- sono stati sempre molto influenti nello Stato ucraino, controllando le risorse del paese indipendenti dal capitale straniero (commercio del gas, lavorazione del petrolio, industria metallurgica). Dai governi di Kiev- controllati in maniera diretta o indiretta- hanno sempre ottenuto dei privilegi vista la grande importanza della regione per l’economia ucraina; proprio a tutela di questi, gli oligarchi sono passati compatti dalla parte del governo centrale- sebbene una parte di essi abbia inizialmente sostenuto Yanukovic contro l’Europa- e contro i separatisti. Infatti, hanno bisogno dell’unità statale ucraina a sostegno dei propri profitti: lo Stato ucraino è uno strumento degli oligarchi (il presidente Poroshenko, il 7^ uomo più ricco del Paese è l’ultimo esempio). Il chiaro distacco tra oligarchi e militanti indipendentisti del Donbass si è avuto nel maggio 2014, quando Ahmetov – il più ricco d’Ucraina, controllante diverse fabbriche nella regione- ha chiamato i propri operai a fronteggiare i separatisti. Per tutta risposta, l’allora presidente della Repubblica Popolare di Donetsk- Pushilin- ha minacciato la nazionalizzazione delle industrie in seguito al rifiuto degli oligarchi di pagare le tasse alla RPD, accusandoli inoltre di avere derubato i cittadini per anni. Durante gli ultimi venti anni questi uomini facoltosi seppero costruire il proprio consenso nella regione, garantendo uno standard di vita superiore a quello del resto dell’Ucraina (bassa disoccupazione, alto reddito pro capite, salari in crescita); per questo il distacco tra popolo e oligarchia maturato durante lotta assume una importanza storica, oltre ad essere il segno di una lotta a carattere popolare.

Le elezioni ucraine di Ottobre 2014 hanno sancito un governo a maggioranza filoeuropeista e di Destra egemonizzato dal Blocco Poroshenko e dal Fronte del Popolo di Yatseniuk, con il 21% ciascuno dei suffragi. Il conflitto continua ancora oggi, seppure si sia cercato un accordo tra Kiev le aree ribelli su una larga autonomia per la regione ed il rispetto della lingua russa. L’influenza dei neonazisti è ancora ben presente- basti guardare al fatto che un consulente dello Stato Maggiore ucraino era un militante del Pravj Sektor- mentre il carattere reazionario dello Stato ucraino è divenuto evidente dopo la proibizione del Partito Comunista e dell’equiparazione tra nazismo e comunismo.

In Donbass è quindi in atto un movimento d’autodifesa per difendere identità, cultura, economia, lingua. Insomma, la lotta per l’autodeterminazione del popolo del Donbass è pienamente legittima in quanto antifascista e contro uno Stato oppressore. In più è anche una battaglia contro l’egemonia statunitense ed il polo capitalista europeo. Ciò significa che questa resistenza è una lotta fraterna a quella del movimento di liberazione nazionale sardo. Infatti, la Sardegna si ritrova a pagare- tramite l’occupazione militare, basti pensare al solo Poligono di Quirra, il più grande d’Europa- sulla propria pelle l’Alleanza Atlantica a tutela degli interessi dell’imperialismo occidentale e non può che esprimere la propria avversione verso un progetto europeista edificato su basi non democratiche ed in favore della creazione di un grande spazio entro cui la nostra isola, pure indipendente, sarebbe integrata solo in condizioni di sudditanza e di cui- come organizzazione giovanile e studentesca indipendentista- abbiamo più volte sottolineato i mali in ambito universitario e nelle politiche del lavoro giovanile.

L’indipendentismo sardo deve dirsi attivamente solidale con le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk e guardare- con disincanto e realismo- favorevolmente a chiunque ponga in crisi l’egemonia entro cui la Sardegna è posta come periferia, osservando come- nella storia- il declino di grandi potenze imperiali e imperialiste abbia favorito i movimenti di emancipazione.

http://scida.altervista.org/lindipendentismo-sardo-di-fronte-al-donbass/#sthash.H0xg4iUd.dpuf

Lurisi. Un suzzessu la III edizioni di Domos Abbeltas

tzilleri rock
Seconda giornata di Domos Abbeltas. Alla Domo n. 51 – Su Tzilleri dell’Associazione Custessora – suona il rock della Mauro’s Band (Foto: Andrea Satta)

Un suzzessu in Lurisi la III edizioni di Domos Abbeltas, li “Cortes Apertas” gaddhuresi. Prisenzi un pocu in crescita pa una di li manifestazioni più in vista di lu nord Saldigna. Lu modellu è chissu di l’eventu spaltu undi la mannura – iscendini da lu boitu maxi eventu monopulizzatu e stragnu a lu locu – no è altu chi l’impultanzia di un cuntestu di attoppi “minori”, chi folmani olganicamenti lu ‘alori agghjuntu di l’offelta turistica. A una ‘olta, valurià li siènzi e li capitali di lu paesi – ispissu amendui suttustimati – in cunfolmitai cu l’identitai di la comunitai. La manifestazioni spalta pilmetti di silvì un nummaru impultanti di passoni chena miminà la galitai di lu silviziu offeltu e li siènzi divessi in dugna puntu di lu caminu. La cooperazioni è, pa definizioni, una chjai nizissària in modu chi l’eventi diffusi agghjni pruvettu e, ill’apparenti spaldìziu, aunini una comunitai innantu a la storia e li pirìzi soi, rinfulzendila economicamenti. Tutti cussì poni imbiccà calche cosa chi li possia piacì, comu lu géniu di li visittadori mattessi cambigghja a dugna stritta imbuccata: una rasogghja, un cuadru, unu spultinu in, una pitànzia nostrana, un muisè, una canzoni. Cun 60 domos abbalti a lu pùbblicu, indrentu a un centru storicu riccu di sugghjstioni, da l’altigianatu a l’assagghj, da l’ammenti storichi e populari a li bruttei d’ugna scera, a lu magnu e bì di galitai, v’è solu di sciuarà.

Lurisi – cun mancu di 3.000 abitanti – chjudi la telza edizioni di Domos Abbeltas cun più di 10.000 prisènzi stimati e, impultanti, un magghjóri ghjru d’affari. Una cunfelma pa lu paesi gaddhuresu chi cilca cussì di middurà l’offelta turistica valuriendi li raichi di la comunitai e rindendisi bè sumiddabili a fora,  cumpruendi cu la pratica li pussibilitai manni chi ani li comunitai saldi.

Luras. Un successo la III edizione di Domos Abbeltas

Un successo a Luras la III edizione di Domos Abbeltas, le “Cortes Apertas” galluresi. Presenze in lieve aumento per una delle manifestazioni ormai più in vista del nord Sardegna. Il modello è quello dell’evento diffuso dove la grandezza – superando l’avvilente maxi evento monopolizzato e avulso dal contesto locale – non è altro che l’importanza di un complesso di appuntamenti “minori”, che formano organicamente il valore aggiunto dell’offerta turistica. Insomma, valorizzare le competenze e i capitali del paese – spesso entrambi sottostimati – in coerenza con l’identità della comunità. La manifestazione diffusa permette di servire un numero importante di persone senza ridurre il livello dell’offerta e marginalizzare le singole competenze in ogni punto del percorso. La cooperazione è, per definizione, una chiave indispensabile per la riuscita di eventi diffusi che, nell’apparente dispersione, uniscono una comunità su storia e maestrie proprie, rafforzandola economicamente. Tutti possono incontrare qualcosa di proprio gradimento, e i gusti dei visitatori stessi cambiano ad ogni vicolo imboccato: un coltello, un quadro, un cestino in vimini, una pietanza tipica, un museo, una musica, un libro. Con 60 domos aperte al pubblico, dentro un centro storico ricco di suggestioni, che vanno dall’artigianato alle degustazioni, dalle rievocazioni storiche e popolari a laboratori di ogni genere, al cibo e alle bevande di qualità, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Luras – con meno di 3.000 abitanti – chiude dunque la terza edizione di Domos Abbeltas con oltre 10.000 presenze e, dato rilevante, un giro d’affari in crescita. Una conferma per il paese gallurese che cerca così di migliorare l’offerta turistica valorizzando le radici della comunità, rendendosi sempre più riconoscibile all’esterno e mostrando con la pratica le grandi possibilità a disposizione delle comunità sarde.

http://www.ilminuto.info/sc/2015/06/luras-un-successo-la-iii-edizione-di-domos-abbeltas/

Nazione abortiva (di Andria Pili)

orientamento scolastico arruolamentoIl 5 giugno scorso, il comune di Selargius ha dedicato una piazza ad Alessandro Pibiri, caporalmaggiore scelto della Brigata Sassari, in occasione del nono anniversario dalla sua scomparsa in un attentato a Nassiriya. L’evento mi ha toccato come selargino, fornendomi un’occasione per riflettere sui delicati temi della memoria dei caduti e sul rapporto tra la società sarda, i giovani ed il militarismo.

Gara di retorica militarista

Protagoniste della commemorazione le alte cariche militari della Brigata Sassari, il sindaco Gianfranco Cappai ed il cappellano militare Marco Zara. Tre pilastri dell’oppressione- Esercito, classe dirigente, Chiesa- uniti dalla medesima retorica.

Ad inaugurare la gara di eloquenza è Don Marco, il quale- prima di benedire la corona di alloro per il monumento funebre al sassarino- ha voluto evidenziare l’importanza del ricordo “che ci fa crescere e diventare uomini, sull’esempio di chi offre la sua vita per la libertà”.

La gara al più militarista è stata vinta ampiamente dal sindaco, il quale ha parlato di “debito di gratitudine verso i soldati caduti nella missione di pace”; “fiducia verso tutti i giovani in uniforme, animati da sani principi” i quali mettono a repentaglio “la vita per ristabilire condizioni di pacifica convivenza in terre lontane”. La denominazione della piazza sarebbe una “occasione per tributare ai nostri coraggiosi soldati (…) in particolare ai giovani della Brigata Sassari (…) il doveroso riconoscimento (…) per il servizio che rendono alla Patria”. Il sindaco del centrodestra unionista ha ricordato, come un vanto, che il comune ha dedicato alla Brigata Sassari un parco, oltre ad aver consegnato alla stessa una onorificenza. E ciò è stato fatto proprio in nome del “rapporto di reciproca stima che lega Selargius alla Brigata Sassari”. La scelta di dedicare il luogo al caduto nel 2006 è rivolta “ai giovani cui vogliamo proporre un modello, un esempio da seguire” oltre che un posto per “riflettere sui principi morali che hanno animato e animano i nostri soldati, giovani e meno giovani, in missione di pace, di farli propri nella vita di ogni giorno e viverli pienamente”.

Di fronte a questa grandiosa esibizione, il generale Nitti- dopo l’immancabile Preghiera del Soldato, in cui si chiede a Dio un aiuto per obbedire “alla Patria”, sebbene gli 800 euro mensili di un VFP1, i 950 di un VFP4, i 1400 di un VSP, più i 100 euro giornalieri per chi si trova in missione, dovrebbero già essere più che sufficienti allo scopo- non ha potuto che fare da accompagnamento al primo cittadino. Il Comandante della Brigata ha voluto ricordare un “concetto importante: i caduti in combattimento non sono eroi di altri tempi (…) ne abbiamo prova anche oggi dell’eroismo di chi opera nei teatri (…) Alessandro ne è la testimonianza”. Chi sono i caduti? “persone che hanno dato la vita per una causa giusta, per cui la Patria gli ha chiesto di operare”.

In sintesi: giustificazione morale del contributo militare italiano all’occupazione dell’Iraq; esaltazione dei soldati dell’Esercito Italiano; i caduti in missione come esempio da imitare per i ragazzi. Come era ovvio, nessuna riflessione veramente utile per i giovani sardi e mistificazione della realtà.

La cruda realtà, infatti, dice che: i soldati morti in Iraq sotto divisa italiana hanno dato la vita per l’imperialismo, durante un’occupazione militare che non ha migliorato la vita degli iracheni ma solo l’attivo delle multinazionali, come l’ENI, uniche ad avere un debito di gratitudine; la missione non è stata di pace, bensì di guerra – vedi la Battaglia dei Due Ponti ma anche il contesto in cui Pibiri stesso è morto, mentre scortava un convoglio logistico delle forze armate britanniche proveniente dalla provincia di Maysan, ove le truppe della Regina si sono distinte per violazioni dei diritti umani (vedi dossier Hague); i principi dei soldati non sono altro che una copertura ideologica, volta a dare dignità ad un impegno altrimenti inaccettabile sul piano etico e ad una scelta dettata da motivazioni economiche (nel 2007, il 70% delle richieste d’arruolamento proveniva dal Sud e le isole).

Per queste ragioni è necessario ribaltare il ricordo dei caduti: da eroi immolatisi per la giusta causa della “Patria” a vittime, ragazzi che avrebbero potuto dare un contributo alla propria comunità se lo Stato non gli avesse persuasi- specie con la sirena della “indipendenza economica”, sempre evidenziata dalla propaganda per l’arruolamento nel sito delle Forze Armate- a indossare una divisa. I giovani sardi, anziché farne un esempio da imitare, dovrebbero essere mossi da questo ricordo per lottare in nome del cambiamento di una società colonizzata, perché questa smetta di generare morti e dia modo a tutti di completarsi.

Figli della colonia Sardegna.

Il fatto che Alessandro Pibiri sia stato della mia città, abbia risieduto nel mio stesso quartiere, abbia frequentato le mie stesse scuole elementari, senza contare le comuni conoscenze, mi ha reso più evidente come io stesso avrei potuto essere come lui. Allo stesso tempo mi ha reso ben chiara la dimensione della tragedia- sebbene, nella grande maggioranza dei casi, chi indossa la divisa sia un privilegiato- per cui dei sardi sono caduti in missione “di pace”. Figli della Sardegna ma privi delle occasioni, delle esperienze, delle letture che hanno reso immuni dal militarismo italiano altri ragazzi come loro, minoritari almeno al tempo dell’occupazione dell’Iraq.

Figli di una scuola che non è volta ad educare i ragazzi al senso critico ma, al contrario, è veicolo dell’ideologia di Stato per cui i soldati italiani sono degli eroi, l’arruolamento nell’Esercito è un’occupazione come un’altra, anzi migliore, e le missioni di pace sono giuste. Indicativi sono certi temi imposti ai ragazzi delle scuole superiori, a volte per concorsi a premi ufficiali delle Forze Armate e della Difesa, come nel 2008 per l’ITC di Macomer “L’Esercito italiano una risorsa per il paese” o quest’anno per il centenario dell’ingresso italiano nella Grande Guerra. Educati, inoltre- questo è un grande punto distintivo rispetto alle altre regioni sfruttate della Repubblica- nella convinzione che la storia della Sardegna non esista, che la propria storia sia quella dell’Italia, quindi che questa sia la Patria da servire e la Repubblica Italiana l’istituzione cui è dovuta fedeltà. Posso raccontare due esperienze personali, come studente e come attivista politico: durante il mio ultimo anno di Liceo (2008/09) ho incontrato almeno 4 volte dei militari- due volte a scuola, una volta alla Fiera di Cagliari, un’altra volta all’orientamento universitario in Cittadella Universitaria ed oggi li avrei incontrati anche all’iniziativa OrientaSardegna- mentre non ho incontrato esponenti di altre professioni; da attivista dell’indipendentismo giovanile, durante un’assemblea di istituto, un ragazzino mi confidò di aver studiato la storia sarda soltanto come punizione, un compito aggiuntivo per essersi comportato male.

Figli di famiglie cattoliche, la cui Chiesa- dall’etica alterata- mentre non perde occasione per indicare a tutti il retto uso dei genitali e, alle donne, del proprio corpo, non ha mai usato la propria forza “spirituale” per orientare i propri fedeli contro la guerra imperialista. Quest’ultima, al contrario, è stata benedetta di fatto dalla presenza costante di uomini del clero ad ogni evento dell’Esercito Italiano e in maniera diretta dai discorsi dell’alto clero. Basti citare solo il discorso pronunciato dall’arcivescovo di Sassari, Paolo Atzei, durante una cerimonia al Sacrario Militare, lo scorso novembre: “valore delle missioni di pace (…) l’impegno dei soldati a tutela e protezione dei diritti dell’uomo e di tutti i popoli (…) un valore come il diritto alla pace va coltivato e rispettato, ma anche il valore della difesa della Patria e della comune fede cristiana (…) alla fine – quando ci sarà il giudizio universale– ci verrà chiesto se abbiamo agito in difesa di questi valori comuni o se ci siamo limitati a curare il nostro orticello”.

Figli di una società che ha interiorizzato il militarismo, dal mito del tributo di sangue dei sassarini sul Carso alle conseguenze sociali e culturali dell’occupazione militare, che ha convinto delle comunità di avere bisogno di basi militari anziché di progetti di sviluppo, soffocati dalla presenza delle servitù. Una società sottoposta alla dipendenza economica, incapace di fornire delle opportunità ai propri giovani: la Sardegna è ultima delle regioni dello Stato e tra le ultime regioni d’Europa (265^ su 269) per numero di laureati; seconda in Italia e nona in Europa per tasso di dispersione scolastica (23.5%), quindi pone sul mercato del lavoro un ingente numero di ragazzi destinati a lavori scarsamente qualificati e precari; gli studenti sardi sono intrappolati in circolo vizioso tra un’educazione scolastica e superiore che punta al ribasso e l’incapacità di assorbire coloro che sono altamente qualificati, costringendoli all’emigrazione giacché, nella nostra isola, andrebbero incontro a lavori sotto la propria competenza. In questo contesto, con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 50% e del tutto privi di una prospettiva di lotta come pure degli strumenti per distinguere il vero dal falso, è normale che i giovani della nostra terra considerino l’arruolamento una cosa giusta da fare.

Il sindaco di Selargius, con il suo discorso, ha dimostrato di essere parte della classe dirigente sarda che, ostinata esecutrice della propria funzione coloniale, continua nella produzione di “aborti” come se non ci fosse una via di uscita. Analogamente, la città che amministra è emblema della Sardegna tutta. Pensiamo alla costruzione di un grande centro commerciale (Bricoman) presentata come grande opportunità di lavoro, contro artigiani e piccoli commercianti, mentre numerosi negozi cittadini hanno chiuso i battenti. Guardiamo le vie che ricordano grandi eventi della Grande Guerra e del Risorgimento, le annuali celebrazioni del 4 novembre e notiamo come la celebrazione della presunta “italianità” sia accompagnata dal disprezzo per la propria storia; infatti, solo una conferenza in aula consiliare- nel 2011- per rievocare i tumulti selargini del 1779, precursori della Sarda Rivoluzione, mentre una croce del XV secolo viene sorpassata giornalmente da ignari automobilisti ed un villaggio neolitico (Su Coddu) viene “decorato” dal cemento e dai mattoni per la costruzione di graziose villette. Infine, osserviamo il cartello all’ingresso della città: CERAXIUS; simbolo di una comunità tanto abituata alla relegazione della propria lingua nel privato e nel solo parlato, da essere incapace di scrivere correttamente il proprio nome.

Spetta ai giovani più coscienziosi operare perché i propri coetanei non ripongano più alcuna speranza nello stato di cose presente. La lotta per la realizzazione di un ordine più giusto in Sardegna, contro la destinazione d’uso coloniale decisa dall’oppressore, ha nella cultura la sua arma principale. L’identificazione del nemico passa per la consapevolezza di sé, in particolare tramite l’uso della propria lingua e la conoscenza della propria storia. In concreto, è necessario combattere per un sistema educativo sardocentrico, l’uso del sardo in ogni ambito, la realizzazione di media pensati in sardo per i sardi. Questi sono gli strumenti per costruire un ambiente in cui i più giovani concepiscano la diversità della propria terra, della propria condizione sociale ed economica, diventino sensibili ai messaggi di autodeterminazione e quindi si uniscano alla costruzione di una Repubblica libera di individui liberi e completi

http://scida.altervista.org/nazione-abortiva/#sthash.1y3SDQu2.dpuf

Tèmpiu. Alga: silviziu panni igiènichi

Logo_quadrato_AI_pngComu annunziatu illi chiti passati, in Tèmpiu Pausania, tra li nuitai di la gistioni di lu silviziu pa l’alga da palti di lu gistori nou (Ambiente Italia) è privistu chi l’indiffarenziatu ‘enarà accoltu una sola ‘olta la chita; chistu pa cilcà di privinè cumpultamenti oppoltunisti da palti di li zittadini chi abbassani l’accolta diffaranziata, smannendi li costi di cunfirimentu in muntinagghju e la cunsighenti inettitudini di lu silviziu. Chistu, parò, cumpolta illu matessi momentu difficultai a famili e strutturi undi vi siani isvàliti, anziani e steddi minori. Pa chistu muttiu, comu annunziatu da Ambiente Italia, veni privistu un silviziu apposta pa l’accolta più frecuenti di li panni igiènichi. Pa pudè aè chistu silviziu è nizissariu sighì l’infulmazioni di lu mòdulu di dummanda pripparatu da lu Silviziu Frabbichi Priati e Ambienti. Lu mòdulu in autociltificazioni andarà lacatu a l’Uffiziu Protocollo di lu Comuni gaddhuresu.

Tempio. Rifiuti: servizio panni igienici

Come annunciato nelle scorse settimane, tra le novità del servizio di gestione rifiuti da parte del nuovo gestore (Ambiente Italia) è previsto un unico ritiro settimanale del residuo secco; questo al fine di prevenire comportamenti opportunistici da parte dei cittadini che riducono la frazione differenziata, incrementando i costi di conferimento in discarica e l’inefficienza del servizio. Tuttavia, questa previsione al contempo crea forti disagi a famiglie e strutture nelle quali sono presenti disabili, anziani o bambini. A tal proposito, come annunciato da Ambiente Italia, è previsto un servizio dedicato per la raccolta supplementare dei panni igienici. Per usufruire del servizio è necessario attenersi alle istruzioni contenute nel modulo di richiesta predisposto dal Servizio Edilizia Privata e Ambiente. Il modulo in autocertificazione andrà consegnato presso l’Ufficio Protolollo del Comune gallurese.               http://www.comune.tempiopausania.ot.it/attachments/article/2698/richiesta%20ritiro%20panni.pdf

http://www.ilminuto.info/2015/06/tempio-rifiuti-servizio-panni-igienici/

Lurisi. “Rock in Bidda” a la IV edizioni. Làmpata cun Custessora

RockInBidda#14La dì 13 di làmpata attoppu in Lurisi pa la IV edizioni di Rock In Bidda, ulganizzatu come dugn’annu da Custessora, assòziu culturali lurisincu. A cumincià da l’ottu di sera, cattru gruppi s’arani a dà cambiu a l’abbaltu, illu piazzali di lu Palazzetto di lu Sport comunali. Cu lu solitu  accumpagnu di birra e panini, a la fini di la palti rock di la sirata, sigarà un DJ-set finz’a faccammanu. Sonarani: The Grog cun Joe Perrino (Sassàri/Casteddu), This Age (Tàrranoa) frischi di ghjru di cuncelti europei, Tortuga (Alghero) e Icy Steel (Sassàri). Eventu finanziatu in tuttu e pal tuttu a la sola da Custessora chi si prippara cussì  –  cu la so Domo – puru pa la chita infattu: la dui dì (20-21 làmpata) pa la III edizioni di Domos Abbeltas. Un Tzilleri smannatu e midduratu da l’edizioni passati, comu altettantu è suzzessu pa lu prugramma di li dui ciurrati malcati da magnu, bì, cultura, altigianatu e storia di Lurisi. Da l’assagghju di li ‘ini di Chintina Depperu a li birri altigianali di Ziu Antony; e ancora, la proiezioni di Bella Mariposas di Salvatore Mereu, l’esibizioni di lu Gruppu Folk lurisincu e lu cuncursu fotògraficu chi chjudarà l’iscrizioni ghjói, la dì 18.

Luras. Rock in Bidda alla IV edizione. Giugno con Custessora

Il 13 giugno appuntamento a Luras per la IV edizione di Rock in Bidda, organizzata da Custessora, associazione culturale lurese, che non manca l’attes per gli amanti del rock, in particolare quello sardo. A partire dalle 20:00, quattro i gruppi che si alterneranno all’aperto nel piazzale antistante il Palazzetto comunale. Con il consueto ristoro di birra e panini, al termine dell’esibizione rock seguirà il DJ-set per prolungare la serata sino all’alba. Suoneranno The Grog feat. Joe Perrino (Sassari/Cagliari), This Age (Tàrranoa) frischi di ghjru europeu, Tortuga (Aligheru) e Icy Steel (Sassàri).

Evento totalmente autofinanziato da Custessora che si prepara così – con la sua Domo – per la settimana successiva e la due giorni (20-21 giugno)  per la III edizione di Domos Abbeltas. Un Tzilleri ampliato e migliorato rispetto alla passata edizione, come altrettanto è stato fatto per il programma delle due giornate all’insegna di enogastronomia, cultura, artigianato e storia lurese. Dalla degustazione di vini della Cantina Depperu alle birre artigianali di Zio Antony; e ancora: la proiezione di Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, l’esibizione del Gruppo Folk lurese e un concorso fotografico le cui iscrizioni chiudono giovedì 18.

http://www.ilminuto.info/sc/2015/06/luras-alla-iv-edizioni-rock-in-bidda-giugno-con-custessora/

Tempio Pausania.Elezioni: resoconto e appunti confronto elettorale Teatro Giordo

teatro giordo candidatiSi è tenuto lo scorso 20 maggio 2015, presso il Teatro Giordo, il confronto tra i quattro candidati sindaco per le imminenti elezioni amministrative di Tempio Pausania: Antonio Balata per Tempio Libera, Salvatore Sassu per Unione Democratica per Tempio, Nino Vargiu per il Movimento 5 Stelle e Andrea Biancareddu, con la lista Tempio Rinasce.

L’evento, organizzato dal comitato civico “Essere Cittadini, ha goduto di una grande partecipazione popolare con circa 500 persone. Moderatore dell’evento il presidente del Comitato, Paolo Sanna, e due giornalisti (Vito Fiori per l’Unione Sarda e Giampaolo Meloni per la Nuova Sardegna). Una volta illustrata l’attività e gli scopi sociali perseguiti dall’organizzazione, sono state presentate le modalità di svolgimento del confronto, ad ognuno dei candidati sarebbero spettati cinque minuti per illustrare le rispettive linee programmatiche.

Apre Antonio Balata sottolineando, in primis, il distacco che la lista da lui capitanata ha da qualsivoglia schieramento politico tradizionale, evidenziando quindi, sia la trasversalità che contraddistingue il suo gruppo sia la capacità di creare coesione tra soggetti appartenenti a vari partiti. Da qui, delle due l’una. O Tempio Libera e Democratica è un forza civica distaccata da poteri partitici preesistenti o Tempio Libera e Democratica è un gruppo di coesione tra vari soggetti appartenenti ai gruppi politici tradizionali. Quest’ultima ipotesi rifletterebbe, tra l’altro, il percorso che ha portato Pigliaru al governo della Ras, una dinamica questa più volte richiamata in campagna elettorale con buoni auspici in vista del 31 maggio. Antonio Balata prosegue rimarcando l’alto profilo democratico del suo gruppo, con l’esempio delle “primarie aperte di coalizione” (aperte a tutti gli aventi diritto), fortemente volute affinchè i cittadini tempiesi potessero partecipare all’intero processo democratico, esprimendo la loro preferenza tra lo stesso Balata e Mario Addis, segretario cittadino del Partito Democratico e Assessore al Bilancio uscente al centro lo scorso anno di aspre polemiche sulla questione TASI. Richiama i punti salienti del programma, come lo spopolamento, dal quale si potrà invertire la rotta con la soluzione di un’altra grande piaga dell’intero territorio gallurese: la viabilità; per quanto riguarda i settori produttivi in crisi si propone la creazione di un punto franco alla produzione nella commissariata ZIR, proposta vaga e, soprattutto, contraddittoria dal momento che nel recente incontro elettorale con Raffaele Paci lo stesso si è fatto portavoce, in particolare, delle istanze del settore sugheriero inquadrando come problema principale la mancanza di materie prime.

Il candidato fa poi riferimento alla sanità gallurese, con la necessità più volte sottolineata negli incontri precedenti, di mantenere gli stessi reparti esistenti, di nominare a tempo indeterminato  primari e soprattutto l’importanza della creazione di una cardiologia h 24  (che pare fuori dal piano Tecleme) e il potenziamento del servizio di neuropsichiatria infantile.

In seguito la parola passa al candidato Salvatore Sassu, il quale si presenta come demagogicamente femminista, descrivendo come punto di forza di Unione Democratica per Tempio la prevalenza del genere femminile che “si sa, sono più forti dell’uomo”. Sassu inneggia ad un rinnovamento per Tempio, la quale soffre di un degrado progressivo causato, fra le altre cose, dalla povertà. Il candidato propone un cambiamento nella metodologia di governo, per l’abolizione “della casta e dell’oligarchia” (delle quali lo stesso candidato è appartenuto per alcune legislature) in favore di una democrazia che veda i cittadini pienamente partecipi delle azioni di governo attraverso iniziative che li coinvolgano, quali: vari strumenti referendari, la creazione di un diario pubblico in cui scrivere le proprie riflessioni su cambiamenti di cui la città necessiterebbe e la modificazione dello svolgimento del consiglio comunale che dovrebbe essere più compartecipato.

Sassu si delinea, nonostante la pluriennale esperienza in consiglio comunale, come il candidato più debole e, terminato il suo intervento a tratti sconclusionato, passa la parola al candidato per il Movimento Cinque Stelle, Nino Vargiu.

L’avvocato Vargiu esordisce descrivendo la lista da lui capeggiata, una lista giovane, politicamente (per quanto la campagna del M5S descriva gli attivisti non-politici) e anagraficamente, senza alcuna esperienza pregressa, eccezion fatta per Doneddu, consigliere comunale uscente, che da tempo si batte per il Paolo Dettori. Il programma del M5S – secondo Vargiu – si presenta come un programma popolare, costruito con i cittadini.

Tuttavia, accanto a questa connotazione “dal basso” – a due anni e mezzo dall’elezione politica italiana del 2013 – tanti episodi hanno minato l’immagine del movimento M5S circa trasparenza, democrazia e legalità, la forma è cambiata: è nato il Direttorio. Polemiche come in tutte le formazioni politiche d’altronde, e in alcuni casi la querelle hanno investito Roma e l’asse con Milano, gli equilibri con Casaleggio, il rapporto tra parlamentari e territorio, le decisioni imposte e molto altro. Nel bel mezzo della diffusione recente dei Grilloleaks, hanno acquisito maggiore visibilità gli sviluppi del caso Assemini maturato negli ultimi mesi e noto ormai anche alla stampa italiana. Inquietanti dinamiche locali che mettono in dubbio onestà e legalità vanno ad aggiungersi ai vari quesiti irrisolti circa i meccanismi di votazioni/certificazioni/verifiche nella Rete da parte del non meglio definito (ma molto chiacchierato) “staff centrale”.

Vargiu oltre alla sanità, tema di comune interesse affrontato da tutti i candidati, parla delle problematiche precedentemente risolte riguardo il Tribunale, spiegando il suo personale apporto alla causa tempiese.  Un apporto personale Vargiu lo sottolinea anche a riguardo della questione “acqua” tanto cara ai galluresi, con la pessima gestione Abbanoa e il mancato utilizzo dell’acqua di Lu Pagghjolu, che ha portato a tutta una serie di conseguenze e condizioni del servizio idrico tristemente note. Il portavoce del Movimento Cinque Stelle si attribuisce il merito – citando anche il Meetup calangianese – relativamente la questione del collegamento con l’invaso e lo stanziamento accordato da Maninchedda, “ottenuto anche grazie al lavoro del M5S sul territorio“. Sul finanziamento infrastrutturale c’è la garanzia politica dell’Assessorato ai Lavori Pubblici, di quello alla Programmazione (Paci), del Partito dei Sardi che sostiene Balata e l’attuale governo Pigliaru.

Insomma, il tema Pagghjolu è una posta calda. E In Via Trieste lo sanno bene. Paci a Febbraio ha firmato una delibera di Giunta, su proposta dei Lavori Pubblici, dove si dà mandato all’Assessorato in carica presieduto da lui stesso di attuare le dovute variazioni di bilancio per dar luogo a quanto previsto: recupero residui passivi e integrazione di risorse (4/6 milioni di euro) per il collegamento con Lu Pagghjolu. A distanza di circa quattro mesi non si hanno notizie su sviluppi ulteriori e l’effettivo finanziamento delle risorse. Lu Pagghjolu diviene così un argomento forte di campagna elettorale un po’ per tutti, da chi si attribuisce merito nella fase di indirizzo politico e chi si fa garante dell’attuazione reale con lo stanziamento di risorse specifiche.

Il candidato grillino prosegue con la descrizione del programma, toccando altri temi caldi quali la gestione dei rifiuti urbani, il costo della TARI, l’impostazione del contratto con l’ex-Gesenu (oggi Ambiente Italia) e relativo peggioramento della raccolta differenziata dovuto – secondo il M5S – al fatto che di incentivi e vantaggi ne goda più il Gestore che i cittadini, anche in relazione all’operato considerato marginale  nell’ambito della gestione del ciclo rifiuti. I tempiesi sono i veri protagonisti e gli stessi, secondo il M5S, faticano e pagano senza alcun ritorno, a differenza dei benefici del gestore.

Vargiu prosegue con l’idea di sfruttare i 18 km di fibra ottica in stato di abbandono che si troverebbero sotto i piedi dei tempiesi, collegamenti che si vorrebbero utilizzare per garantire ai tempiesi una connessione di elevata qualità. Ma il progetto della fibra ottica non è finalizzato all’utilizzo privato, ma bensì al collegamento tra alcuni centri sardi e “il continente”, che permetta di trasferire un grande quantitativo di dati e, dunque, giovi nell’ambito della P.A. Infine Vargiu conclude parlando di una proposta per incentivare la partecipazione dei tempiesi al governo della città, l’istituzione dei rappresentanti di quartiere che possano raccogliere le proposte e lamentele dei cittadini per interloquire direttamente con la Giunta comunale.

Infine prende la parola il candidato, Andrea Biancareddu, per Tempio Rinasce che subito mostra la propria esperienza politica annunciando sostegno politico a qualsiasi candidato e lista che si insedierà in municipio palesando – forse strategicamente e a differenza dei toni caustici che seguiranno – debolezza. Continua illustrando l’unità che contraddistingue la propria lista e il programma che scaturisce dal lavoro sinergico di tutti i suoi collaboratori e sottolinea come, al contrario di  Tempio Libera e Democratica, non siano state necessarie le primarie. Il candidato sindaco non poteva essere che uno: Andrea Biancareddu. Come confermato durante la presentazione della lista, dove tutti i consiglieri lo hanno ringraziato per la “chiamata di Andre”. Rimarca come non abbia nessuna intenzione di ritirarsi dallo scenario politico per andare in pensione e godersi, così, uno dei più corposi vitalizi riconosciuti dalla RAS a lui e ad altri 316 ex consiglieri regionali. Il leader di Tempio Rinasce punge Balata affermando di poter “viaggiare da solo senza la necessità di padrini politici”, al contrario di chi si accompagna con esponenti regionali e statali del Partito Democratico (a proposito, si vedrà se la scelta di far scendere in campo i big del PD per Balata sia stata una buona strategia) , al tempo stesso ammorbidisce i toni, quasi paternalizzando Balata, compiacendosi del “distacco” dell’avversario dal piano scellerato presentato da Arru e Tecleme nell’incontro del lunedì precedente. Biancareddu – tra una citazione di greco e l’altra –  seguita parlando dell’isolamento territoriale in cui versa Tempio e rilancia sul Tribunale, richiamando il lavoro di Vargiu a proposito e rivendicando il fatto che il Tribunale sia stato salvato grazie all’apporto decisivo che negli anni lui ha garantito da consigliere regionale, in particolare ha giocato un ruolo decisivo in relazione l’istituzione della provincia e il relativo co-capoluogo con Olbia.

Biancareddu attacca sui politici di area olbiese, citando la corrente di Gianpiero Scano, accusati di chiedere voti a Tempio che una volta ottenuti, non hanno prestato la propria opera a favore della comunità tempiese e auspicando verso di essi, metaforicamente, l’innalzamento di una dogana, per tener lontani chi promette viabilità e non la realizza, chi vorrebbe declassare l’ospedale e, soprattutto, trasferire il Tribunale. Va detto che è piuttosto noto come il comitato di legali olbiesi, presieduto da Ciriaco Pileri, che premeva sulla politica olbiese per questo clamoroso passo – pretestuoso e inattuabile per vari fattori – si è posto trasversalmente ai partiti olbiesi; forte influsso hanno sì avuto Fratelli d’Italia e Forza Italia, ma compatti sul Tribunale a Olbia anche Giovannelli, l’Upc di Antonio Satta  e l’Udc con Gianni Derosas che all’epoca utilizzava le stesse parole che il collega Biancareddu esprime su Tribunale e Paolo Dettori: “a Olbia senza se e senza ma“.

Biancareddu conclude affrontando il tema della geotermia, attribuito alle linee programmatiche di Tempio Rinasce e che ha tenuto banco nelle ultime settimane, provocato reazioni da parte dei cittadini tempiesi in stragrande maggioranza contrari ad una prospettiva simile. Prospettiva ripudiata pubblicamente da Biancareddu – “è una barzelletta” – che vorrebbe sgombrare il campo da dubbi: nessuna centrale, smentendo totalmente le parole riportate sul tema dal profilo social di Tempio Rinasce alla quale è stata attribuita una posizione favorevole ad un inceneritore a biomasse. Questo è probabilmente un retaggio della scorsa campagna elettorale del centrodestra, ma va detto che teorie bizzarre su inceneritori e ambiente sono state esposte anche in tempi relativamente recenti dallo stesso Biancareddu, da Assessore dell’Ambiente in carica, come il caso dell’incontro organizzato da Essere Cittadini sulla valorizzazione del Monte Limbara nell’ottobre del 2013. Il mandato assessoriale e l’incontro specifico sollevarono polemiche roventi un po’ ovunque, con Stefano Deliperi e il Gruppo d’Intervento Giuridico che sull’Assessore, la Giunta Cappellacci e l’incontro a Tempio, titolarono un emblematico:In che mani siamo e in che mani è l’ambiente e il territorio della Sardegna“.

Dopo aver smentito via social l’inceneritore, sponsorizzato a gran voce meno di due anni addietro, e aver ripiegato sulla geotermia come panacea tempiese, Biancareddu al Teatro Giordo fa un passo indietro su tutta la linea.

Una volta terminate le presentazioni dei singoli candidati, parola alle due domande per ciascun giornalista. Inizia Giampiero Meloni il quale affronta subito un problema caro a tutti i candidati e, in particolare, spinoso per Biancareddu e Balata, le politiche regionali di ridimensionamento dell’ospedale tempiese; rivolgendosi direttamente a Biancareddu chiede se non sia un paradosso quello di attaccare la Giunta Pigliaru e l’area olbiese circa la decisione di ridimensionamento del Paolo Dettori, posto che lo stesso deriva da iniziative regionali attuate durante la presidenza Cappellacci e, in particolare, dall’ex Assessora De Francisci.
Meloni, sul punto, becca anche Balata, chiedendosi come si possa pensare di potenziare l’ospedale viste tali politiche regionali che sono state accolte anche dall’attuale governo. Il giro delle risposte si apre con Balata, il quale primis riserva le sue attenzioni alle “frecciatine” che gli sono state rivolte da Biancareddu per poi concentrarsi sulla questione, affermando di voler modificare il piano Tecleme che prevede il declassamento dell’ospedale di Tempio.

Prosegue Sassu, il quale si lascia trascinare dal populismo che ha contraddistinto anche il suo precedente intervento, senza però fornire adeguate risposte alla domanda postagli. È il turno del candidato sindaco Nino Vargiu il quale parla di una riunione, che risale al 2011, dei 26 sindaci dei comuni galluresi, al termine della quale fu previsto un aumento dei posti letto del Paolo Dettori e non la loro diminuzione e, questa soluzione, accolta in consiglio regionale, era stata però disattesa sino ad arrivare al governo Pigliaru e allo scellerato piano Tecleme. Vargiu, dunque, paventa la possibilità di presentare un ricorso al TAR per l’impugnazione della delibera ragionale circa il declassamento dell’azienda ospedaliera tempiese, posto che ne disattente una precedente e contraria. Ultimo a rispondere alla domanda di Meloni è Andrea Biancareddu, il quale non sembra aver dimenticato la stoccata riservatagli dal giornalista, pregandolo di studiare e informarsi prima di parlare del suo operato in Regione, altrimenti, testuale, “farebbe meglio ad andare a giocare a calcetto”. La risposta dell’ex Assessore tradisce imbarazzo e ha scuscitato alcune contestazioni circa la mancanza di rispetto nei confronti di Meloni. Biancareddu prosegue ricordando, forse prima a se stesso e poi ai presenti, che il declassamento non è mai stato deciso nel periodo in cui era in Giunta, ma era stato paventato esclusivamente un ridimensionamento dei posti letto, fatte delle eccezioni riguardanti esigenze territoriali, eccezioni tra le quali rientrava il Paolo Dettori. Sottolinea, inoltre, come sia stata anzi accolta la delibera Biancareddu-Cugini circa la costituzione di due posti di terapia semi-intensiva nel nosocomio cittadino la quale, però, non è stata mai attuata per responsabilità non certo imputabile a lui. La seconda domanda posta da Giampiero Meloni riguarda il problema viabilità e i collegamenti mediocri che causano il parziale isolamento dei centri galluresi rispetto al resto della Sardegna e alla costa. Le risposte circa tale problematica sono pressochè similari, posto che tutti mostrano interesse verso la risoluzione della problematica. Vargiu descrive la necessità di nuove infrastrutture, sottolineando l’impegno del suo movimento, che non può datarsi esclusivamente al periodo elettorale, ma che è pregresso allo stesso, e vanta l’appoggio politico romano al pari degli altri candati. Biancareddu apre illustrando l’irrecuperabilità della strada di Monti Pinu, crollata a seguito dell’alluvione del novembre 2013, specificando che nessun intervento di messa in sicurezza sia possibile sulla zona a causa della particolare morfologia del territorio su cui sorge la strada e di quello circostante. Inoltre sarebbe possibile programmare l’attuazione di nuove infrastrutture viarie, per la Tempio-Olbia, tramite la predisposizione di lotti funzionali. Balata apre il suo intervento relativo ai collegamenti concentrandosi su un tema ribadito a più riprese, la necessità di perfezionare i collegamenti tra l’Alta Gallura, la zona di Olbia e le “possibilità” della Costa Smeralda. Afferma inoltre che i 38 milioni che la Regione vorrebbe stanziare per Monti Pinu, siano un investimento del tutto infruttuoso, posta la pericolosità e l’irrecuperabilità di quella strada. Infine Sassu pare il più sconfusionato, sottolinea si il problema viabilità senza però fornire concretezza allo stesso. L’incontro si chiude con l’ultima domanda concessa a Vito Fiori il quale, stavolta, anziché rivolgere una domanda unica per tutti i candidati si rivolge direttamente “all’amico Andrea” (Biancereddu) palesandogli la sua perplessità circa la sua candidatura. Fiori si aspettava che l’ex assessore regionale, a seguito della condanna definitiva ad un anno per usurpazione della funzione pubblica, e a causa dell’inchiesta sui fondi pubblici che lo vede coinvolto, stesse fermo un turno. Il giornalista, presenta la sua riflessione con l’aria di chi si rivolge, realmente, ad un amico, mostrando anche la propria preoccupazione per la comunità intera nel caso in cui, un probabile sindaco, si trovi durante il suo mandato a dover lasciare il suo posto ad altro, a causa di un ulteriore condanna definitiva. Ma, mentre gran parte dei concittadini applaudivano l’intervento, alcuni sostenitori di Biancareddu, tra cui alcuni membri del suo gruppo, hanno abbandonato la sala mostrando la loro “solidarietà” al loro leader quasi come se, lo stesso, non fosse in grado di replicare alle critiche mossegli. L’ex assessore, risponde alzandosi in piedi e mostrando la sua convinzione di essere non solo il leader di Tempio Rinasce, ma esprimendosi già come leader di Tempio Pausania. Minimizza circa la condanna subita, adducendo varie giustificazioni e mostrandosi ovviamente contrario alla decisione della Magistratura. Prosegue, inoltre, affermando che non vi è pericolo circa la nuova inchiesta che lo vede coinvolto: se mai una condanna dovesse arrivare lui avrà già alle spalle “due legislature come sindaco di Tempio”. Nell’eventualità, nel frattempo, si potrà anche osservare un ricorso di Biancareddu sulla condanna penale “alla commissione europea“.  Questo può anche non essere commentato.

Sassari. Il Fiu: “Sennori, Sorso, Osilo, un triangolo di discariche abusive”

Campagna di denuncia e sensibilizzazione ambientale del Fronte Indipendentista Unidu nel sassarese
Campagna di denuncia e sensibilizzazione ambientale del Fronte Indipendentista Unidu nel  sassarese

Nell’immaginario collettivo la Sardegna è un paradiso incontaminato, ma la nostra isola ha purtroppo anche un altro volto. Oltre al drammatico inquinamento dovuto alle industrie pesanti e alle basi militari anche le nostre campagne sono spesso utilizzate come discariche abusive. É davanti agli occhi di tutti per esempio lo stato delle cunette di molte strade che sono diventate un lungo e capiente contenitore di spazzatura. Percorrendo la 131 “ammiriamo” nelle cunette cumuli d’immondizia di ogni sorta. Allontanandoci poi dalle vie principali le condizioni non migliorano. Se per esempio ci concediamo una salutare passeggiata nella pineta dei Comuni costieri (Sassari, Porto Torres, Sorso) è impossibile non notare tra la preziosa flora, materassi, pneumatici, sanitari, materiale elettrico e materiale di risulta, carcasse di auto e una quantità indescrivibile di amianto. Ecco che la nostra passeggiata si trasforma in un tour degli orrori, in una visione violenta di attacco all’ambiente e al territorio dettata spesso dall’ignoranza e dall’abbandono delle campagne. La cosa è ancora più grave se consideriamo che spesso queste discariche vergognose si trovano in un sito SIC (Sito d’Interesse Comunitario). Lo stagno di Platamona è, infatti, per estensione e per rilevanza della biodiversità, una delle più importanti zone umide del nord Sardegna. Ai sensi della “Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche” n. 92/43/CEE è stato classificato come sito d’importanza comunitaria (SIC ITB010003). Inoltre, un’area più vasta, estesa per circa 250 ha, che ricomprende lo stagno stesso, è stata dichiarata “oasi permanente di protezione faunistica e di cattura” con D.A. della Regione Autonoma della Sardegna n. 18 del 31.01.1996. Un tesoro preziosissimo che meriterebbe ben altre tutele. Il piano di gestione dello Stagno di Platamona (un documento di ben 230 pagine), non prevede stranamente la rimozione delle discariche che giacciono nella perimetrazione SIC e anzi nello stesso piano si legge “a breve non sono in programma ulteriori interventi, neppure in fase di progettazione”.

Pertanto se è vero che il degrado e l’inciviltà possono essere ascritti spesso ai cittadini poco rispettosi dell’ambiente, non si possono ignorare responsabilità politiche ben precise. La nostra iniziativa è rivolta dunque sia a sensibilizzare i cittadini sardi ad una maggiore tutela verso il nostro patrimonio e risorsa economica più grande che è l’ambiente, sia a denunciare il lassismo delle amministrazioni comunali che spesso si voltano colpevolmente dall’altra parte davanti all’esigenza puntuale di pulire il territorio o di segnalare le discariche agli organi competenti. La campagna del Fronte Indipendentista Unidu prende spunto dalle numerose foto segnalate dai cittadini nel gruppo facebook Muntonàrgios de birgòngia perché siamo convinti che l’indipendentismo debba essere un movimento popolare che inizi a cambiare lo stato di cose presenti fin da subito, operando anche profonde e radicali trasformazioni culturali nei comportamenti e nelle abitudini dei sardi stessi. Il sistema coloniale ci ha abituato a considerare la nostra terra come povera e arida da un punto di vista economico e la nostra cultura come un inutile retaggio del passato. L’indipendentismo deve rieducare il popolo sardo all’amore e alla cura della propria terra e della propria cultura anche a partire dal recupero del senso civico e del rispetto degli spazi comuni e dell’ambiente. Il Fronte Indipendentista Unidu pertanto tappezzerà di manifesti i comuni interessati da questo fenomeno per suscitare un clima culturale di rigetto di tali ignobili e autolesioniste pratiche e per invitare le amministrazioni e le autorità competenti a vigilare maggiormente su tale preoccupante fenomeno in piena espansione. Inizieremo con i comuni di Sennori, Sorso e Osilo fino a coprire i territori via via segnalati dai cittadini sul gruppo Muntonàrgios de birgòngia.

Fronte Indipendentista Unidu Sassari