Il sostegno della Regione alle filiere cerealicole sta diventando una chimera per centinaia di agricoltori. Sono ben 318 le domande a valere sul bando 2020 risultate ammissibili ma non finanziabili per mancanza di risorse. All’appello mancano 1,3 milioni. Sullo sfondo dei ritardi, il convulso passaggio di consegne da Argea a Laore al quale si aggiungono fondi insufficienti anche per il bando 2021, con le domande quattro volte superiori alle disponibilità. L’imprenditrice Sonia Galleu di Ozieri, amministratrice dell’omonimo mulino, lancia l’allarme e mette in guardia: «Molti agricoltori potrebbero abbandonare gli accordi di filiera». Indip ha sentito i Galleu, alcuni imprenditori che hanno partecipato ai bandi e i dirigenti di Laore. La questione potrebbe, temporaneamente, risolversi a fine anno con il varo della Omnibus, stanziamenti dati per imminenti dal presidente Christian Solinas “appena” quattro mesi fa. Ma il tema di fondo rimane ed è destinato a riproporsi: se le filiere di grano duro sono strategiche perché stanziare fondi insufficienti?
Attese record, sprechi e costi in aumento: la storia infinita della diga sul Monte Limbara
È una storia di sprechi e interminabili attese quella della diga di Lu Pagghjolu sul Monte Limbara. Costato oltre 26 milioni di euro, l’invaso gallurese, progettato nel 1981, è stato completato solo nel 2017 con la nuova prospettiva di portare nelle case dell’Alta Gallura attraverso un sistema di condotte idriche. L’intervento è stato già approvato della Conferenza di servizi, ma all’appello manca ancora un milione di euro per realizzare un progetto lievitato a quasi 14 milioni di euro che Abbanoa pensa di recuperare grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Insomma, manca l’ultimo miglio per evitare che l’acqua dell’invaso rimanga inutilizzata o, peggio, scaricata a mare. La situazione stava per sbloccarsi sette anni fa grazie all’intervento della giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru, ma non se ne fece nulla. Oggi Abbanoa, pur confermando l’intervento, ritiene che l’emergenza idrica sia rientrata. Ma appena un anno fa l’Alta Gallura restava senz’acqua per tre giorni.
Tempio, la Bottega del Mondo: una generazione di etica e solidarietà
Una generazione di etica e solidarietà. Da quasi vent’anni, infatti, la Bottega del Mondo di Tempio Pausania è caratterizzata per le attività di commercio equo e solidale con prodotti provenienti, in particolare, dal Sud del Mondo. Un commercio improntato alla ricerca della sostenibilità sotto diversi aspetti. Dal rapporto uomo-ambiente a quello tra produzione e commercio, il tutto all’interno di un quadro di rapporti civili e pacifici tra le popolazioni del Nord e Sud dell’umanità. Quest’ultimo legame è richiamato anche nella stessa denominazione dell’Associazione Nord-Sud che opera nella Bottega a titolo di esclusivo volontariato.
Le volontarie e volontari – che negli anni hanno partecipato spesso ad iniziative contro la guerra – dopo la aver operato per lungo tempo nella sede storica di Via Settembrini, gestiscono da alcuni anni l’accogliente angolo solidale di Via Piave. Nella Bottega si può trovare una vasta gamma di prodotti. Dagli alimentari – con il cous-cous palestinese o il caffè messicano per fare alcuni esempi – ai libri su temi quali agricoltura biologica e fairetrade passando per il piccolo artigianato proveniente da Africa, Asia e America Latina.
La Bottega del Mondo è aperta al pubblico da lunedì al sabato, dalle ore 10 alle 12 e dalle 17:30 alle 19. Per informazioni il numero di riferimento è 333-4283503.
Senza presunzione di esaustività e in attesa di ulteriori contributi, si riportano alcune considerazioni per il dibattito riguardo la potenziale vendita di parte del Compendio di Rinagghju-Pischinaccia e, in generale, la prospettiva di valorizzazione dell’area.
Il 2 giugno 2019 A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna torna in piazza a Cagliari per manifestare contro l’occupazione militare della Sardegna. La partenza del corteo è in Piazza dei Centomila alle ore 10.00.
A Foras è un’assemblea nata il 2 giugno del 2016 a Bauladu, composta da comitati, collettivi, associazioni, realtà politiche e individui che si oppongono all’occupazione militare della Sardegna.
Il 2 giugno è la festa della Repubblica Italiana che da ormai 70 anni occupa abusivamente ampie porzioni di territorio dell’isola, per devastarlo con il proprio esercito, prestarlo ed affittarlo agli eserciti di mezzo mondo e imprese multinazionali che testano le proprie armi per venderle ai migliori offerenti
Quella che a Roma è solo una parata, una finzione, nella nostra isola è la realtà quotidiana di soldati che da porti e aeroporti “sfilano” fino alle basi militari. A Roma il 2 giugno brillano le spillette, qui “brillano” quasi tutti i giorni le bombe, qui le frecce tricolori sono frecce avvelenate nella carne della popolazione.
Quest’anno il 2 giugno di A Foras sarà dedicato al Mare, all’acqua che bagna la nostra isola e l’attraversa nei fiumi, nei litorali e nelle insenature che disegnano il profilo della nostra terra.
Le coste e i golfi sono il teatro di questa guerra e il luogo di insediamento dei tre poligoni più grandi d’Europa (Capo Frasca, PISQ, Teulada). I porti sono il luogo di attracco e partenza di una miriade di navi militari che si preparano alle esercitazioni o sbarcano i mezzi pesanti che attraversano città e paesi per arrivare ai poligoni di tiro.
Centinaia le navi che hanno occupato e occuperanno il porto di Cagliari, Sant’Antioco e Olbia per “Mare Aperto” (Ottobre 2018), per la “Joint Stars” (Maggio 2019), l’ultima mastodontica operazione che ha coinvolto l’Arma dei Carabinieri, il Corpo della Guardia di Finanza, l’agenzia ENAV, l’US Marines Corps, schierando oltre 2000 uomini con più di 25 tra velivoli ed elicotteri, decine di mezzi terrestri, navali ed anfibi impegnati in intense attività addestrative diurne e notturne; molte di meno invece le navi che prenderanno il largo per trasportare sardi e sarde di ritorno da lavoro o studio, o per viaggiare per il Mediterraneo. Un nonsenso che conferma la Regione Sardegna completamente asservita al giogo del Ministero della difesa e della NATO, ma che non riesce a garantire i servizi basilari e la mobilità dei suoi figli.
Così l’esercito arrivato a maggio per la “Joint Stars” ha trovato un intero sistema apparecchiato al suo servizio, come mostrano le foto scattate al porto di Sant’Antioco, mentre noi per andare e tornare dalla Sardegna dobbiamo fare i salti mortali: una strana continuità territoriale questa che vale per i carri armati e non per le semplici automobili, che vale solo per chi ha una divisa o un portafogli gonfio di investimenti che ai sardi lasceranno solo briciole e macerie.
La guerra nel golfo non è fatta solo di azioni militari. È un piano economico studiato da UE e Italia, con i loro alleati Arabia Saudita e Qatar. Come spiegare altrimenti certe scelte dannose, antieconomiche e obsolete come quella del metano? Il metano è un combustibile fossile altamente inquinante, estremamente dannoso per l’ambiente e la salute, scegliere oggi il metano significa investire risorse per renderci ancora dipendenti da un combustibile fossile e da interessi esterni.
Il progetto di metanizzazione che vedono la Sardegna come un grande HUB di metano al centro del Mediterraneo, partono dai rigassificatori di Giorgino a Cagliari passando con un tracciato che tocca tutte le coste dal Sulcis passando per Santa Giusta, arrivando poi a Porto Torres per poi virare verso Olbia.
L’ennesima servitù, fatta di espropri, inquinamento e militarizzazione di punti strategici, che si va ad aggiungere ai rapporti militari con l’alleato Qatariota, i cui marinai saranno ospitati nella Caserma Bastianini de La Maddalena, nella scuola per sottoufficiali della Marina.
Il Qatar investe e trova la strada spianata anche in altri settori della società sarda come la sanità; la Qatar Foundation, infatti, ha inaugurato lo scorso 12 dicembre un ospedale privato, il Mater Olbia, che gradualmente andrà a sostituire la sanità pubblica, ampiamente razionalizzata e menoma ta dalle politiche statali e regionali.
La guerra nel golfo deve finire: non vogliamo più carichi di bombe da Porto Canale o dal Porto di Olbia, non vogliamo più esercitazioni sul fiume Temo a Bosa, stop all’attracco di navi militari nei porti cittadini, basta al passaggio di mezzi militari e carri armati nelle città e nei paesi della Sardegna.
Chiediamo al comune di Cagliari, di Sant’Antioco, di Bosa, di Olbia, di Siniscola e alle autorità portuali di prendere posizione ufficialmente contro il passaggio dei mezzi, l’attracco e l’utilizzo di ampie fette di mare e fiumi per fini militari.
Non ci facciamo ammaliare dagli accordi truffa firmati da Regione e militari che con una mano restituiscono mezza spiaggia al demanio pubblico, mentre con l’altra aumentano gli spazi di addestramento, senza che le istituzioni e i cittadini abbiano voce in capitolo. Da Pula a Muravera, passando per Capo Comino e Prato Sardo dobbiamo impedire che il territorio sia sacrificato alle esercitazioni militari.
PER IL NOSTRO MARE, PER LA RESTITUZIONE DEGLI SPECCHI D’ACQUA AI PESCATORI, PER NON ESSERE SERVI DELLA GEOPOLITICA NATO E ITALIANA
PER UN’ECONOMIA BASATA SUI NOSTRI BISOGNI E NON SUL METANO QATARIOTA O SULLA SANITÀ SVENDUTA AL MIGLIOR OFFERENTE, A FORAS È OGGI IN PIAZZA PER RIBADIRE:
• STOP alle ESERCITAZIONI militari, DISMISSIONE di TUTTI i POLIGONI; avvio di BONIFICHE integrali;
• RISARCIMENTI per tutti i danni (demografici, economici alla salute e all’ambiente) subiti in 60 anni di occupazione militare, e utilizzo degli stessi per l’avvio di ALTERNATIVE ECONOMICHE etiche, sostenibili e legate alle risorse dei territori;
• RICONVERSIONE a uso civile di tutti siti militari, dalle CASERME dei POLIGONI a quella di Pratosardo, e della fabbrica di bombe RWM di Domusnovas;
• STOP ai nuovi progetti sui poligoni DUAL USE (civile-militare);
• STOP ai progetti di ampliamento e ammodernamento dei poligoni, come il Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre (SIAT)
• Revoca degli accordi dell’Università di Cagliari con il comando militare della Sardegna e con le università israeliane complici del massacro del popolo palestinese. Revoca della convenzione tra Università di Sassari ed Esercito Italiano. Fine di ogni rapporto degli atenei sardi con aziende coinvolte con lo sviluppo bellico. Avvio di ricerche e corsi di studio su bonifiche e riconversioni di siti militari;
• Annullamento dell’accordo tra Regione Sardegna e Ministero della Difesa sulle servitù militari;
• Cessazione di ogni tipo di collaborazione sia civile che militare tra la Regione Sardegna e governi (come quelli di Arabia Saudita, Turchia, Qatar, USA e Israele) che promuovono guerre di aggressione negli stati senza pace.
Questionario sulla condizione produttiva e riproduttiva della donne in Sardegnahttps://bit.ly/2J9wGac
Dopo la presentazione del primo bilancio semestrale delle attività, Telèfonu Ruju ha predisposto un questionario per indagare e analizzare le condizioni e i rapporti di genere in Sardegna. La campagna è curata da Caminera Noa e USB.
La pagina Facebook di Telèfonu Ruju è https://www.facebook.com/telefonuruju/. Inoltre, TR è presente sul territorio sardo con diversi sportelli: Cagliari, Sassari, Oristano e Olbia.
Nel questionario proposto l’analisi del differenziale di genere considera la vita a 360° e tutti gli aspetti economici. Tanto quelli di mercato, quanto nel non mercato e, in particolare, nel lavoro riproduttivo, domestico e di cura. Una mole di lavoro che in numerosi paesi costituisce a seconda delle stime un valore raffrontabile all’ammontare dello stesso Pil tradizionale.
Nonostante questo monte lavoro, sostenuto in larga parte dal genere femminile, non sia formalmente retribuito costituisce un valore necessario e imprescindibile nel funzionamento reale e vitale del sistema socioeconomico. L’insieme relazionale di attività nei servizi del lavoro domestico e di cura, tanto su infanti quanto su anziani, è ciò che mette in condizione di attivare e sostenere l’intera massa lavoratrice.
L’argomento, assieme a diverse altre lotte, sarà trattato anche nella prossima assemblea plenaria di Caminera Noa, in programma per il prossimo 31 marzo a Bauladu. I lavori sono previsti a partire dalle ore 10:00 nei locali della Biblioteca comunale.
L’8 marzo, Giornata internazionale della donna, è in programma a Cagliari uno sciopero promosso dalla rete Non Una di Meno – Manc’Una de Mancu, riguardo la violenza e lo sfruttamento di genere. Discriminazioni che risalgono alla notte dei tempi e che oggi si rigenerano in vecchi e nuovi attacchi al genere femminile. Dalla violenza fisica, domestica e sul lavoro, ai sempre più forti venti antiabortisti, dal salary gap sul mercato, passando per il lavoro non di mercato, quasi completamente a carico delle figure femminili nei contesti familiari.
Oltre alla partecipazione di studentesse e studenti universitari e non solo, tra le tante adesioni figura il Laboratorio Politico Sa Domu, il quale nei giorni scorsi ha organizzato un evento di raccolta fondi, RUAS – Rete Unitaria Antifascista Sulcis-Iglesiente e l’ASCE, storica associazione sarda che da oltre 30 anni si batte contro ogni fenomeno di discriminazione ed emarginazione sociale.
“Oltre al lavoro produttivo, ad esse è stato poi affidato, storicamente e socialmente, il lavoro riproduttivo, che comprende tutte le attività che sono connesse con la riproduzione della vita e con la sua cura: lavoro domestico di gestione della casa, cura ed educazione dei figli, assistenza ai familiari. Questo lavoro, oltre a non essere riconosciuto e a venire spesso dato per scontato, è indispensabile per il funzionamento dell’intero sistema economico” – scrive Caminera Noa in una nota di adesione alla giornata.
Appuntamento, dunque, a partire dalle ore 9:00 ai Giardini pubblici. Il corteo attraverserà viale Regina Elena, Piazza Costituzione, viale Regina Margherita, Piazza Darsena, via Roma e Largo Carlo Felice per concludersi, infine, in Piazza Yenne.
Comunicato di Caminera Noa sulle proteste dei pastori per il prezzo del latte.
Le campagne sarde sono pronte a incendiarsi con la rabbia dei pastori e le fiamme minacciano di divampare in tutta l’isola. Quanto successo ieri ad Abbasanta, con il blocco della Carlo Felice e lo sversamento di decine di migliaia di litri di latte, potrebbe essere solo l’inizio di una nuova stagione di lotta del mondo agro-pastorale sardo.
Caminera Noa intende manifestare la propria solidarietà a chi ieri, in maniera spontanea e autorganizzata, ha partecipato alla manifestazione, nata da un tam tam telefonico e social tra gli stessi pastori. Purtroppo, la stretta repressiva avviata dagli ultimi due ministri dell’Interno rischia di presentare un conto molto salato ai pastori che, stremati da anni di umiliazioni e soprusi da parte della politica e dei raggruppamenti industriali del settore lattiero-caseario, hanno deciso ieri di dare un forte segnale di rottura con la linea delle trattative e dei tavoli tecnici. Lo diciamo chiaro e forte: un prezzo del latte equo è una necessità improcrastinabile per la Sardegna tutta, non c’è nessuna trattativa o nessun tavolo che tenga.
C’è solo un modo per evitare che quello che è accaduto ieri (e che potrebbe accadere di nuovo nei prossimi giorni) venga trattato come un fatto di semplice ordine pubblico: tutti i sardi devono far capire alla politica e all’autorità giudiziaria che quella dei pastori è una vicenda politica e come tale va trattata. Non solo, quello che vogliamo mettere in luce è che la questione del prezzo del latte è solo un aspetto del problema generale della nostra isola: l’essere succube del colonialismo italiano e l’essere inserita in un sistema economico liberista e capitalista, che nessun rispetto ha per la dignità delle persone, ma bada solo al profitto dei monopolisti.
Il dramma dei pastori non è su un altro pianeta, ma ha le stesse radici e la stessa natura del problema della chiusura dei piccoli ospedali, o della speculazione energetica, o della disoccupazione di massa e giovanile. Si attivino pertanto tutte le misure necessarie a risolvere l’emergenza del latte pagato 60 centesimi al litro e si apra un dibattito più ampio su come risolvere la questione in maniera strutturale. Ciò che è certo è che i pastori sardi devono avere la più totale autonomia su come gestire modi e tempi della loro lotta. Caminera Noa è al loro fianco.
Bosa, un momento di una recente esercitazione militare sul fiume Temo (22 gennaio)
Nuovo appuntamento per il movimento A Foras – contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna – che invita sardi e sarde, collettivi, organizzazioni, associazioni, studentesse e studenti a partecipare alla prossima assemblea generale sarda per discutere dell’organizzazione delle prossime campagne, le attività e gli eventi del 2019. L’assemblea è in programma per domenica 3 febbraio, a partire dalle ore 14:00, al Teatro Eliseo di Nuoro in via Roma n° 73. A Foras richiede massima puntualità in quanto i locali sono disponibili fino alle 18:30.
Dopo l’ultima assemblea molto partecipata a Nuoro, A Foras ritorna dunque questa domenica nel capoluogo barbaricino con i seguenti punti all’ordine del giorno:
1) Organizzazione mobilitazione e campagna elettorale, dare un megafono alle lotte
2) Organizzazione e coordinamento dei gruppi e tavoli di lavoro
Caminera
Noa contesta gli allegati della Delibera di Giunta n°
64/17 del 28 dicembre scorso
in merito al finanziamento per l’istituzione della terza base per
l’elisoccorso, servizio in capo all’AREUS (Agenzia Regionale
Emergenza e Urgenza della Sardegna) attivato nel 2018 e in gestione
per 8 anni alla società italiana Airgreen.
Secondo
Caminera Noa “Arru
mente sapendo di mentire”
dal momento che l’affermazione “niente
tagli”
non corrisponde a quanto previsto dalla Giunta uscente. In
particolare i due
milioni di euro
per la terza base del servizio, più volte criticato per l’effettiva
celerità degli interventi e per l’impossibilità d’azione in caso di
avverse condizioni meteo, vengono espressamente finanziati dai
risparmi conseguiti dalla riduzione dei servizi acquisiti da
associazioni di volontariato e cooperative 118 e dalla disattivazione
di
due
punti MSA (Mezzi
di soccorso avanzato) più comunemente noti come ambulanze
medicalizzate.