“Vili fascisti in camicia blu della polizia, non solo avete massacrato Stefano Cucchi ma avete anche umiliato la sua famiglia con un processo farsa che ha lasciato tutti impuniti e oltre a ciò vi siete permessi di irridere Stefano e i suoi cari con le dichiarazioni del segretario del sindacato di polizia SAP Gianni Tonelli, che qui riportiamo”. – Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze – [segue link a collegamento dichiarazioni, n.d.r].
Estratto dal comunicato di Anonymous in occasione dell’Operazione contro il Sindacato Autonomo di Polizia realizzata ieri 11 novembre 2014, in seguito alla sentenza Cucchi e le dichiarazioni del segretario SAP, Gianni Tonelli. http://anon-news.blogspot.it/2014/11/anonymous-contro-polizia.html
I signori dell’energia, riconducibili al gruppo italiano Angelantoni Industrie S.p.A (http://www.angelantoni.it/) chiedono alla RAS, quindi a tutti i cittadini sardi, danni per sei miliardi di euro.
Si informa la cittadinanza che Mercoledì 12 Novembre, alle ore 16:00, presso la sala di rappresentanza del Comune di Tempio Pausania, P.zza Gallura, Piano Primo, si terrà un’assemblea alla presenza dei funzionari della Società Abbanoa S.p.a, gestore unico del servizio idrico integrato dell’Ato Sardegna. L’incontro è finalizzato a stabilire le modalità con cui verranno affrontate le problematiche delle bollette sui conti idrici ritenute anomale, sui sistemi di rateizzazione dei pagamenti e sui casi di prescrizione delle bollettazioni. Si invitano gli utenti interessati a partecipare all’incontro, muniti della documentazione da sottoporre a prima verifica.
chi Le scrive è un suo concittadino che ha avuto anche l’onore, qualche anno fa, di condividere con Lei l’esperienza editoriale della pubblicazione “Tempio e il suo volto”.
Ebbene oggi vorrei, sperando di non tediarla, raccontarle brevemente ciò che quotidianamente Tempio-città dell’acqua e i suoi cittadini, sono costretti a sopportare grazie a quella velenosa e pungente “abbanoa” (in Gallurese la traduzione letterale suona “ape nuova”) che con protervia ed arroganza che non ha eguali, continua a sospendere a suo insindacabile giudizio, l’erogazione dell’acqua per tempi e durata molto variabili.
Nel premettere che l’approvvigionamento idrico dell’alta Gallura avviene prelevando e pompando per circa 100 chilometri l’acqua dall’invaso del rio Lerno, presso Pattada, e che ai piedi del Limbara fa bella mostra di se, da anni inutilizzato, l’invaso del rio Pagghjolu che consentirebbe di regalare alla città e paesi limitrofi acqua di ottima qualità con appena 6 chilometri di condotte e per giunta a caduta, personalmente mi trovo nella situazione di quei bravi campeggiatori che, fino ad alcuni decenni fa, occupavano i litorali con tende, stoviglie, tavoli e soprattutto bacinelle e bidoni, per trascorrere qualche giorno di ferie estive.
Così è se vi pare, ci dice oggi Abbanoa. E allora via a riempire bidoni, bacinelle, vasche da bagno, lavamani e pentoloni nelle poche ore di erogazione del prezioso liquido; e buon per chi, in quelle ore si trova a casa per poter provvedere a queste amene operazioni.
Contrariamente ci si dovrà rivolgere alla carità di amici e parenti per usufruire di una doccia frettolosa (non dovrai certo creare troppo disagio ai tuoi ospiti) e lasciare che casa, panni sporchi, stoviglie e quant’altro attendano fiduciosamente di poter essere immersi in acqua e detersivo.
Professò Lei potrebbe obbiettare “Ma caro mio perché non provvedi a dotarti di cisterna, autoclave, condotta e via spendendo?” Giusto! Ma la mancata erogazione dell’acqua non si configura come un reato? Non è, per caso, quella fattispecie definita “Interruzione di pubblico servizio?”.
Ammettiamo che il comune cittadino possa avere (di questi tempi) la disponibilità di circa 1.500 euro per l’intervento di cui sopra, dove dovrebbe installare la cisterna e condurre tutte le altre operazioni se non dovesse avere disponibilità di spazi e/o autorizzazioni da condomini o confinanti o affini (direbbe Totò)?
E poi, ammesso che riesca a portare a compimento l’opera, Abbanoa gliela risarcirebbe? Il disagio sopportato chi lo potrà mai quantificare?
Tanto volevo che Lei conoscesse per il bene e l’amore che porta alla Sua città natale! Un caro ed affettuoso saluto da un cittadino che vive nella Tempio di Nino di Gallura (nel senso di Medioevo…giusto per chi ci legge).
La Rete Pesa Sardigna invita i cittadini a presentare questo esposto in carta semplice alla Procura della Repubblica più vicina, o anche in una caserma dei carabinieri o un comando di polizia. Occorrono due copie della lettera curata dall’avvocato Gianfranco Sollai. La prima copia verrà consegnata come esposto mentre per la seconda i cittadini sono invitati a richiederne l’autenticazione e conservare il documento.
La querela chiede si proceda penalmente nei confronti di tutti coloro che saranno ritenuti responsabili delle attività militari che si attuano all’interno delle basi e dei poligoni sperimentali, attività che – in quanto tali – possono porre in serio pericolo la salute della collettività tutta.
Non c’è lotta contro l’occupazione militare senza lotta per l’indipendenza. La grande manifestazione di Capo Frasca ha dimostrato il carattere indipendentista della mobilitazione, almeno nella sua direzione. Fare un passo indietro rispetto a questo significa fare un grosso regalo allo Stato italiano e al suo esercito. La mobilitazione contro l’occupazione militare deve ovviamente restare aperta a tutte le istanze pacifiste, democratiche e di base anche se non esplicitamente indipendentiste, ma è necessario fare chiarezza su un punto fondamentale. Senza una chiara direzione indipendentista non è pensabile ottenere lo smantellamento dell’occupazione militare. Parlare di trasversalità e rimuovere il carattere indipendentista della mobilitazione significa automutilarsi e privarsi dello strumento più importante in questa battaglia contro lo Stato coloniale. Bisogna spiegare alla nostra gente che finché ci sarà l’Italia ci saranno i poligoni militari, lottare contro questi ultimi significa lottare per l’indipendenza.
Contro l’occupazione militare serve un progetto di governo della nazione sarda, quindi una prospettiva di convergenza indipendentista e nazionale sarda. La mistica delle manifestazioni o bagni di folla trasversali non è sufficiente per smantellare una presenza che evidentemente non è solo militare ma è anche politica e culturale. Serve creare un blocco storico che sia capace di proporre una alternativa di sistema alla presenza militare nella nostra isola. Serve una campagna paese per paese, porta a porta, capace di mobilitare ampie energie e serve soprattutto una rete di referenti territoriali che sappiano entrare nei posti di lavoro, nelle scuole, nelle università, nei quartieri. Come è possibile ottenere tutto questo senza disporre di una rete politica organizzata ed operativa? Per questo motivo il Fronte Indipendentista Unidu aderisce e promuove la Rete Pesa Sardigna, frutto di un confronto democratico e paritario su questo tema, e di cui fanno parte indipendentisti e associazioni di base. Pesa Sardigna invita quindi tutte le forze antimilitariste ad aderire all’iniziativa in programma per il 29 ottobre prossimo a Lanusei.
È altamente inutile individuare nella Giunta Pigliaru un interlocutore potenziale per la risoluzione di questa vertenza. La posizione della Giunta è chiara e non lascia spazio ad ambiguità. Nel documento di Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio scritto dal Centro Regionale di Programmazione e firmato 22 luglio 2014 viene affermato quanto segue: “non si può sottacere l’importanza delle infrastrutture, quali ad esempio i poligoni e gli aeroporti militari in Sardegna, per un armonioso sviluppo delle politiche industriali in materia di spazio a livello regionale”
Il Fronte Indipendentista Unidu aderirà a tutte le mobilitazioni, che chiaramente e senza ambiguità si schierino non soltanto contro l’occupazione militare della Sardegna, ma che siano anche finalizzate alla polarizzazione delle forze sane della Nazione Sarda e alla marginalizzazione e all’isolamento di chi ha oggettive complicità nel governo coloniale, sia attuale che trascorso.
Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene fondamentale e prioritario costituire un polo indipendentista aperto alla società civile e alle istanze di base capace di fare chiarezza. Detto questo, se la lotta indipendentista sta attraendo a sé individui e organizzazioni che in passato hanno militato in formazioni italiane, noi riteniamo che sia doveroso analizzare la coerenza e la trasparenza del loro avvicinamento all’indipendentismo. La gestione di questo processo storico e politico si presenta pressoché impossibile, attraverso grandi manifestazioni di popolo slegate da una visione politica indipendentista sul territorio. I lavori di Pesa Sardigna vedono una pratica paritaria tra le organizzazioni aderenti e una condivisione totale dei contenuti e delle decisioni organizzative sullo sviluppo della Rete stessa. Le tematiche che Pesa Sardigna porta avanti sono in totale rottura con l’apparato statale. I documenti e le posizioni espresse sono ineccepibili, sul processo di Quirra, sull’occupazione militare e sulla lotta di liberazione nazionale. Chi aderisce a Pesa Sardigna sposa una linea politica indipendentista che permea ogni battaglia che viene affrontata attualmente e che lo sarà in futuro. Asciugare dalle lotte di popolo dal carattere marcatamente indipendentista, significa ghettizzarsi. E’ un suicidio politico che implica un ritorno all’oscurantismo e alla stigmatizzazione dell’indipendentismo, a livello politico quanto intellettuale, fase dalla quale si è faticosamente usciti nel corso dell’ultimo decennio. O forse – a veder parlare di trasversalità e ad avere tanto a cuore far sparire la connotazione indipendentista dall’agire politico – c’è da chiedersi se questa fase sia tutto, tranne che superata.
Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene prioritario concentrarsi sulla costruzione di una significativa mobilitazione in occasione della prima udienza al processo contro i generali del Poligono Interforze del Salto di Quirra, prevista il 29 ottobre davanti al tribunale di Lanusei. Abbiamo molto chiaro il fatto che per l’Esercito italiano il poligono di Quirra sia irrinunciabile e che costituisca il vero interesse strategico su cui puntano l’Esercito, le multinazionali delle armi, lo Stato italiano e la stessa giunta Pigliaru. Per questo motivo rilanciamo con forza l’appuntamento, promosso dalla Rete Pesa Sardigna, per il 29 ottobre davanti al tribunale di Lanusei in occasione della prima udienza del processo Quirra.
Affermazioni e contenuti piuttosto pesanti nella delibera n. 30 del 2014 del CO.CE.R. Il Consiglio Centrale di Rappresentanza, sezione Esercito, usa parole difficilmente decifrabili in riferimento (“Visto”) a normalissimi fatti politici che hanno riguardato la Sardegna nelle ultime settimane: il dibattito sui Poligoni militari.
La delibera richiama avvenimenti come articoli di stampa, dichiarazioni di politici, manifestazioni in programma, dibattito in generale. Si nota che queste normali e difficili pratiche democratiche non siano ben gradite alla Difesa italiana e alle organizzazioni sindacali dei vari apparati che la costituiscono.
Politicamente queste poche righe potrebbero avere ripercussioni gravissime, perché segnano un confine mai raggiunto prima e che contribuisce a gettare benzina sul fuoco nella normale e giusta attività politica e di fermento della società che segna, oggi più che mai, la Sardegna tutta.
Per l’occasione l’inquinamento a Teulada derivante dalle esercitazioni sarebbe “presunto“; in pratica si ritorna di colpo indietro di almeno 15 anni, quando ancora la Difesa poteva tranquillamente dichiarare che non vi fosse alcuna attività inquinante ed era esattamente quello il motivo perché non si ha traccia di bonifiche eseguite lungo decenni di bombardamenti.
Dato il tono della delibera, il conclusivo “ogni azione utile tesa a tutelare il personale militare” lascia perplessi. Allo stesso modo, si constata come l’Esercito italiano mostri del disagio nei confronti di due testate giornalistiche che non mostrano certo posizioni politiche radicali o esprimono ingiurie e minacce verso la Difesa e le autorità italiane. Il Fronte Indipendentista Unidu in comunicato evidenzia che, dati i toni del CO.CE.R, il richiamo alla tutela del personale militare con ogni azione utile si mostra ancor più inquietante.
Probabilmente, dopo anni, è sempre più difficile negare o sterilizzare richieste e rivendicazioni pienamente legittime.
“Vedo i ragazzi che spalano il fango dalle strade e a loro va il mio grazie. Userò la stessa determinazione per spazzare via il fango della mala burocrazia, dei ritardi, dei cavilli“.
«Siamo un Comune attento […] e abbiamo implementato il servizio con un centro di ascolto dedicato ai maschi maltrattanti, come preannunciato nel programma elettorale del sindaco, e abbiamo effettuato alcuni inserimenti lavorativi per le donne vittime di violenza». Sono queste le parole pronunciate dall’assessora alle Politiche sociali del Comune di Sassari Grazia Manca, riportate in un articolo a firma Giovanni Bua, nel quotidiano La Nuova Sardegna di ieri 12 ottobre. Come Fronte Indipendentista Unidu Sassari conosciamo bene il programma elettorale della giunta che siede al Governo della nostra città: come loro anche noi ci siamo candidati alle elezioni e nonostante i risultati elettorali, forti della nostra politica abbiamo promesso ai nostri cittadini di rimanere vigili e di “proteggere” la comunità sassarese da ulteriori manfrine firmate PD anche se fuori da Palazzo Ducale.
Per questo oggi come Fronte Indipendentista Unidu ci sentiamo in dovere di sottolineare e di portare all’attenzione della stampa una nota stonata nelle dichiarazioni riportate sopra, e chiediamo all’assessora Manca di chiarire tramite i media con più precisione a che cosa si riferisce quando parla di “alcuni inserimenti lavorativi per le donne vittime di violenza”. Siamo infatti a conoscenza che sino a ora, detti inserimenti siano stati fatti concretamente dalla Casa Aurora grazie alla somma raccolta e ai contatti avviati con una serra locale, dalle volontarie della Rete delle Donne di Sassari, tramite il progetto “Sorres” col calendario 2014, iniziativa durata quasi un anno, che ha previsto un’intensa campagna di sensibilizzazione contro la violenza alle donne e il femminicidio, e la raccolta fondi finalizzata proprio a finanziare occasioni lavorative per le ospiti della Casa Protetta Aurora.
Se il Comune di Sassari con l’assessorato alle politiche sociali, ha nel frattempo attivato concretamente altri progetti di inserimento lavorativo simile o uguale, di cui non siamo a conoscenza, ci dica quali sono, e soprattutto quali sono gli atti amministrativi che li garantiscono.