Il Fronte Indipendentista Unidu aderisce alla mobilitazione popolare lanciata per fermare STAREX (Sardinia Tactical Air Range Exercise), un’esercitazione militare interforze che si svolgerà dal 9 al 12 giugno in Sardigna coinvolgendo diversi poligoni sardi e l’aeroporto militare di Decimomannu, ad opera prevalentemente di forze armate italiane e tedesche. Continua la lettura di Il FIU aderisce a NO STAREX e rilancia sull’occupazione militare in Sardegna
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Sassari. Il Fiu: “Sennori, Sorso, Osilo, un triangolo di discariche abusive”
Nell’immaginario collettivo la Sardegna è un paradiso incontaminato, ma la nostra isola ha purtroppo anche un altro volto. Oltre al drammatico inquinamento dovuto alle industrie pesanti e alle basi militari anche le nostre campagne sono spesso utilizzate come discariche abusive. É davanti agli occhi di tutti per esempio lo stato delle cunette di molte strade che sono diventate un lungo e capiente contenitore di spazzatura. Percorrendo la 131 “ammiriamo” nelle cunette cumuli d’immondizia di ogni sorta. Allontanandoci poi dalle vie principali le condizioni non migliorano. Se per esempio ci concediamo una salutare passeggiata nella pineta dei Comuni costieri (Sassari, Porto Torres, Sorso) è impossibile non notare tra la preziosa flora, materassi, pneumatici, sanitari, materiale elettrico e materiale di risulta, carcasse di auto e una quantità indescrivibile di amianto. Ecco che la nostra passeggiata si trasforma in un tour degli orrori, in una visione violenta di attacco all’ambiente e al territorio dettata spesso dall’ignoranza e dall’abbandono delle campagne. La cosa è ancora più grave se consideriamo che spesso queste discariche vergognose si trovano in un sito SIC (Sito d’Interesse Comunitario). Lo stagno di Platamona è, infatti, per estensione e per rilevanza della biodiversità, una delle più importanti zone umide del nord Sardegna. Ai sensi della “Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche” n. 92/43/CEE è stato classificato come sito d’importanza comunitaria (SIC ITB010003). Inoltre, un’area più vasta, estesa per circa 250 ha, che ricomprende lo stagno stesso, è stata dichiarata “oasi permanente di protezione faunistica e di cattura” con D.A. della Regione Autonoma della Sardegna n. 18 del 31.01.1996. Un tesoro preziosissimo che meriterebbe ben altre tutele. Il piano di gestione dello Stagno di Platamona (un documento di ben 230 pagine), non prevede stranamente la rimozione delle discariche che giacciono nella perimetrazione SIC e anzi nello stesso piano si legge “a breve non sono in programma ulteriori interventi, neppure in fase di progettazione”.
Pertanto se è vero che il degrado e l’inciviltà possono essere ascritti spesso ai cittadini poco rispettosi dell’ambiente, non si possono ignorare responsabilità politiche ben precise. La nostra iniziativa è rivolta dunque sia a sensibilizzare i cittadini sardi ad una maggiore tutela verso il nostro patrimonio e risorsa economica più grande che è l’ambiente, sia a denunciare il lassismo delle amministrazioni comunali che spesso si voltano colpevolmente dall’altra parte davanti all’esigenza puntuale di pulire il territorio o di segnalare le discariche agli organi competenti. La campagna del Fronte Indipendentista Unidu prende spunto dalle numerose foto segnalate dai cittadini nel gruppo facebook Muntonàrgios de birgòngia perché siamo convinti che l’indipendentismo debba essere un movimento popolare che inizi a cambiare lo stato di cose presenti fin da subito, operando anche profonde e radicali trasformazioni culturali nei comportamenti e nelle abitudini dei sardi stessi. Il sistema coloniale ci ha abituato a considerare la nostra terra come povera e arida da un punto di vista economico e la nostra cultura come un inutile retaggio del passato. L’indipendentismo deve rieducare il popolo sardo all’amore e alla cura della propria terra e della propria cultura anche a partire dal recupero del senso civico e del rispetto degli spazi comuni e dell’ambiente. Il Fronte Indipendentista Unidu pertanto tappezzerà di manifesti i comuni interessati da questo fenomeno per suscitare un clima culturale di rigetto di tali ignobili e autolesioniste pratiche e per invitare le amministrazioni e le autorità competenti a vigilare maggiormente su tale preoccupante fenomeno in piena espansione. Inizieremo con i comuni di Sennori, Sorso e Osilo fino a coprire i territori via via segnalati dai cittadini sul gruppo Muntonàrgios de birgòngia.
Fronte Indipendentista Unidu Sassari
Tèmpiu Pausania. Siduta pùbblica geotermia. Presenti Migaleddu (ISDE)
Sabbàtu la dì 23, ill’Ufficiu Turisticu comunali di Piazza Malcatu, a li sei di sirintina, vi sarà una siduta pùbblica innant’ a la geotermia. L’intoppu ‘idarà l’intilventu di lu Duttori Vincenzo Migaleddu, presidenti di l’ISDE (Assoziu Intelnaziunali Duttori pa l’Ambienti). Dispùtta e scambiu di infulmazioni tra li zittadini chi miria a rinfulzà la cuscenzia ambientali di la comunitai e fa lu puntu innant’ a l’intaressi di lu sfruttamentu geotermicu, più e più chissu cu alta entalpia, chi podaria muì la Gaddhura, tantu ogghj cantu dumani.
Tempio Pausania. Assemblea pubblica geotermia. Presente Migaleddu (ISDE)
Sabato 23, all’Ufficio Turistico comunale di Piazza Mercato, alle 18:00, si terrà un’assemblea pubblica in merito alla geotermia. L’incontro prevede l’intervento del Dottor Vincenzo Migaleddu, presidente dell’ISDE (Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente). Dibattito e scambio di informazioni finalizzati ad una maggiore consapevolezza ambientale della comunità e fare il punto sugli interessi dello sfruttamento geotermico – in particolare ad alta entalpia – che potrebbe suscitare la Gallura, tanto allo stato attuale quanto in prospettiva.
http://www.ilminuto.info/2015/05/tempio-pausania-assemblea-pubblica-geotermia-presente-migaleddu/
Thiesi. Il Fronte Indipendentista Unidu e la lotta contro l’occupazione militare
Prosegue la campagna nazionale del FIU contro l’occupazione militare. Sabato 18 aprile, alle ore 17:00, nella sala Aligi Sassu a Thiesi si terrà un incontro sull’occupazione militare in Sardigna. Con questa iniziativa e il successivo dibattito, il Fronte Indipendentista Unidu rimarca come fondamentale per la nostra Nazione la radicalizzazione territoriale del dibattito sull’occupazione militare, riproponendo questioni che sono più impellenti che mai come, da sempre, al centro dell’agire politico dell’organizzazione. Proseguiamo nella lotta come da nostro programma politico: dopo l’incontro organizzato a Casteddu lo scorso maggio sul PISQ, passando per la manifestada natzionale di Capo Frasca di settembre e il processo di Lanusei, il Fronte Indipendentista Unidu invita alla partecipazione a questo e a tutti gli altri momenti necessari per poter rendere il più leggibile possibile al nostro popolo ciò a cui viene sottoposta la Sardigna da decenni: predazione ambientale, diseconomie croniche, sottosviluppo, malattie e spopolamento. E’ necessario che quante più parti del nostro Popolo prendano coscienza del fatto che l’occupazione militare è la cartina tornasole di tutto il sottosviluppo della Sardigna; per questo la campagna contro l’occupazione militare non può che essere permanente e strutturata nei territori, come lo è l’opera di sfruttamento della Sardigna che vede nell’industria bellica, addestrativa e sperimentale, il fiore all’occhiello del dominio italiano che opera direttamente con le proprie strutture o garantisce nella sua Colonia la tranquillità degli affari per conto e interesse, ad esempio, della NATO.
Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene vitale l’emancipazione del Popolo Sardo dalla schiavitù dell’industria bellica in un percorso di affrancamento complessivo dallo Stato italiano che guardi ad un futuro di Indipendenza e prosperità. All’iniziativa saranno presenti Cesare Contu, relatore del Fronte Indipendentista Unidu, e Gianfranco Sollai, avvocato di parte civile nel processo per disastro ambientale contro il Poligono Interforze del Salto di Quirra.
Fronte Indipendentista Unidu
Tèmpiu Pausania. Aspittendi li manutinzioni, disaccelti illu silviziu ìdricu a Pasca
É priiduta e avviltuta cun tempu illi dì passati da Abbanoa la riduzioni di prissioni ill’irrezza idrica da luni chi veni, la dì 13, a chiss’infattu, la dì 20 d’abbrili. Lu muttiu so li trabaddi pa manutinzioni prugrammati innantu a l’impiantu di limpiatura di l’ea di Pattada. Abbanoa ha rassiguratu chi no vi doaria esse mancanzìa d’ea, grazi’a la rigulazioni di l’impianti di sulleu e accuidotti. Ma lu chi è suzzessu in Tempio Pausania illi ciurrati di Pasca e Luni di Pasca non era siguramenti previdutu.
Da ‘ennari finz’ arimani a notti, l’ea è mancata in divessi cussogghj di la cittài; sabbatu e duminica palticularmenti si so auti li dissilvizi più manni. Uffizialmenti li muttii so sempri li matessi: guasti impruvvisi, e chista ‘olta puru più d’unu in altettanti lochi di lu paesi. Si è veru come è veru chi l’imprevistu po sempri cumbinà e lu Gestori Unicu no lu po’ previdì, è altettantu ‘eru chi chisti so sempri più frecuenti in infrastrutturi idrichi bistrasciati e un’organizzazioni di l’irrezza inetta, cu la magghjuria di l’ea chi si paldi in ghjriolu pa la Saldigna cun dissilvizi e sprechi chi crescini di mesi in mesi.
Pa la chita chi veni, paricchji in Tèmpiu si dummandani si v’è d’aspittassi più disaccelti di cantu Abbanoa no n’agghja priidutu e, a occhji puru all’annu e mezu passatu, si la situazioni sarà avveru suttu cuntrollu.
Tempio Pausania. Aspettando le manutenzioni, disagi nel servizio idrico a Pasqua
È prevista ed è stata comunicata nei giorni scorsi da Abbanoa la riduzione di pressione nella rete idrica da lunedì prossimo, giorno 13, a quello seguente, 20 aprile. La causa sono i lavori per la manutenzione programmata sull’impianto di potabilizzazione di Pattada. Abbanoa ha rassicurato che non dovrebbero esserci interruzioni del servizio, grazie alla regolazione di impianti di sollevamento e acquedotti. Ma ciò che è accaduto a Tempio Pausania nelle giornate di Pasqua e Pasquetta non era sicuramente previsto.
Da venerdì notte sino a ieri mattina, l’acqua è mancata in diversi circondari della città; sabato e domenica in modo particolare si sono registrati i maggiori disservizi. Ufficiosamente, le ragioni sono quelle note: rotture improvvise e questa volta più d’una in altrettanti punti del paese. Se è vero come vero che l’imprevisto può sempre occorrere e il Gestore Unico non può prevederlo, è altrettanto vero che questi sono sempre più frequenti in infrastrutture idriche disastrose e un’organizzazione della rete inefficiente, con la maggior parte dell’acqua che viene dispersa in giro per la Sardegna con disservizi e sprechi che crescono nel corso dei mesi.
Per la prossima settimana, in tanti a Tempio si chiedono se c’è da attendersi più disservizi di quelli che Abbanoa non abbia previsto e, anche alla luce dell’ultimo anno e mezzo, se la situazione sarà realmente sotto controllo.
Cagliari. Fiu su Galletti in Sardegna: basta passerelle degli scendiletto del Colonialismo
L’arrivo in Sardigna del ministro italiano all’ambiente e alla tutela del territorio, Gian Luca Galletti (UDC), oggi martedì 7 aprile, non indica certamente niente di buono. D’altronde, come potrebbe essere diversamente? Sappiamo bene come gli interessi italiani inquadrino le risorse naturali e, in generale, l’ambiente sardo. Da sempre la Sardigna è il banco buono dal quale attingere all’occorrenza o, inversamente ma coerentemente, il deposito dentro il quale riversare le esternalità della produzione industriale italiana. La Storia ci indica chiaramente il ruolo della Sardigna come forziere dal quale attingere e l’importanza – ad esempio – dei boschi e delle foreste sarde nello sviluppo industriale italiano e, in particolare, nel rifornimento di legname e carbone; Camillo Benso Conte di Cavour e i suoi successori questo lo sapevano molto bene. Tuttavia, lo Stato italiano e la predazione ambientale in Sardigna incarnano aspetti piuttosto recenti e la conseguente difesa della nostra Nazione non rappresenta uno sbiadito rigurgito ostile all’unitarietà italiana. Già da allora – purtroppo – la Sardigna ha fornito il ferro per i cannoni e il territorio per addestramenti, esercitazioni e sperimentazioni di ogni genere. È stata la Sardigna la terra delle contrattazioni dell’Italia e dei suoi presunti alleati internazionali; in realtà, come nel caso degli USA, più che un’alleanza vi è stata e vi è tutt’ora una sudditanza nella quale la Sardigna è sempre stata una strategica merce di scambio.
Il colonialismo è oggi ed è più attuale che mai. Se negli anni ’50, in Ogliastra, lo Stato italiano costruiva “pace” e “miracolo economico” deportando letteralmente oltre 25.000 sardi per far spazio a ciò che poi sarà conosciuto come PISQ, la desertificazione odierna in molte aree non ha nulla a che invidiare a quel sottosviluppo indotto. Oggi lo Stato italiano, in gran parte, non ha necessità di utilizzare la forza militare per appropriarsi dei capitali funzionali ai propri interessi strategici, ma si adopera per creare incentivi individuali e ben mirati ad oliare dei centri di potere cruciali alla sua opera di disarticolazione della società sarda, mentre la propaganda è più ruffianamente adulatrice verso i sardi e meno razzistoide che in passato, quando nei quotidiani italiani i sardi venivano descritti come poveretti ai quali l’esercito portava un poco di benessere. Lo abbiamo proprio visto e studiato nell’ultimo mezzo secolo questo grande sviluppo. Abbiamo tanti esempi di questi interessi e delle relative prebende, ben volentieri corrisposte da uno sfruttatore al fine di tener buone alcune piccole parti della società sarda e, tramite queste, perpetuare lo sfruttamento su un’intera Nazione. Ad esempio, in questo senso vanno i 12 milioni di euro annui di indegni e umilianti sussidi alle amministrazioni comunali per le servitù militari che per lo Stato italiano generano affari miliardari o, magari, i noti cantanti italiani che la famiglia Moratti dona gentilmente alla popolazione di Sarroch, tra una pagina di propaganda e l’altra su quotidiani sardi.
Tali affari per l’Italia non possono prescindere dal riversamento di esternalità ambientali sulla nostra Isola. Se l’Italia internalizzasse quei costi sociali e non avesse la possibilità di espellerli su comunità distanti 300 km dal proprio Stato, non ci sarebbero i profitti milionari delle note Finmeccanica. Così si inquadra, sulla nostra schiena, la competitività italiana, storicamente perseguita con lo schiacciamento salariale e l’espulsione di esternalità, più che tramite l’aumento della produttività. Per questo, il DL Competitività (meglio noto come Sblocca Italia) nel 2014 ha sdoganato di fatto il terrorismo: vengono tollerati maggiormente, in alcuni casi di gran lunga, i metalli pesanti nelle aree limitrofe ai Poligoni militari. Del genere inquinamento adiacente ad inquinamento non è reato.
Risultato? Ciò che prima era impattante e potenzialmente letale, e di conseguenza oneroso in termini di bonifica e riconversione, oggi non lo è più perché per gli italiani la soglia di accettazione del rischio si è innalzata per decreto. Decreto votato dai parlamentari sardi del PD vergognosamente giustificati dall’Assessora all’Ambiente Donatella Spano, che nell’ultimo anno si è dimostrata ostile come pochi agli interessi dei sardi e completamente non all’altezza di rivestire un ruolo così delicato. Altrettanto imbarazzante la figura dell’Assessora circa le zone SIN e le dichiarazioni sul sovradimensionamento delle aree inquinate in Sardegna che – a suo dire – creano allarmi ingiustificati e danni di immagine alla Sardigna. Oltretutto, mentre pensa maldestramente a dare copertura alle peggiori malefatte italiane in Sardigna, dimentica di richiedere i danni sull’incidente di Capo Frasca e le decine di ettari andate in fiamme in un’esercitazione dell’esercito tedesco. Come noto, la R.A.S. non ha difatti presentato alcuna richiesta di risarcimento al Ministero della Difesa italiano e notiamo sempre celerità nell’imbonire la popolazione su nuove forme di sfruttamento, come la panacea dei cardi e della chimica biologica a Porto Torres o la presunta trasparenza della propria Giunta circa le decisioni sull’inceneritore di Tossilo.
L’ambiente, per le sue caratteristiche e il rapporto inscindibile con il sistema socioeconomico, è la cartina tornasole dell’impoverimento sistematico della Sardigna. Mentre si continua a credere alla falsa disponibilità di uomini dei partiti italiani in Sardigna – scendiletto di professione come Paolo Maninchedda, Michele Piras, Gianfranco Ganau e, non da oggi, Francesco Pigliaru – lo Stato italiano continua la pantomima sul luogo di stoccaggio delle scorie, dal momento che la lista dei luoghi potenziali individuati dall’ISPRA è stata già consegnata al Governo italiano. Oggi, dopo la recente visita della Presidentessa della Camera Laura Boldrini, lo Stato cerca di indurre i sardi a pensare che ci siano degli interessi in comune tra la Sardigna e l’Italia e l’attenzione di qualche ministro o alto rappresentante dello Stato cerca di distendere la tensione in vista delle amministrative di maggio alle quali saranno chiamate alle urne oltre cento comunità sarde. Mandare in avanscoperta il proprio ministro è utile a ribadire gli equilibri tra potere di Stato e non potere dei colonizzati, i quali, al massimo, potranno bearsi di vedere – persino – un “potente” ministro italiano far finta di interessarsi alle condizioni della Colonia più importante e, magari, rassicurare gli abitanti di quest’ultima in caso di un’eventuale scelta come sito di stoccaggio.
Come sempre i tentativi di pressione nei confronti di rappresentanti unionisti in regione ottengono l’effetto di stringere ancor meglio il guinzaglio da parte del loro padrone continentale. Per questo, e per non veicolare false speranze del nostro popolo in questa gente, non abbiamo partecipato al sit-in di protesta a Cagliari. Come indipendentisti non possiamo organizzare passerelle per i partiti italiani, dobbiamo trovare il modo di unire le nostre forze e opporci al modo vergognoso e scellerato con cui la Nazione viene svenduta sistematicamente. Il Colonialismo è strutturale, non riguarda una o qualche scelta meramente scellerata o poco ponderata: lo Stato italiano in Sardigna avrà sempre l’atteggiamento conquistadores e – scientificamente – non può essere diversamente. Dobbiamo sostenere le popolazioni e i territori affinché non accettino la presenza, e neanche solo l’idea, del Deposito Unico. Il nostro popolo ha già pagato e sta ancora pagando abbondantemente il prezzo di questa “Unità”, come la chiamano loro. Per noi indipendentisti è e rimarrà un’annessione, funzionale ad un sottosviluppo indotto lucroso per gli interessi strategici italiani.
Fintzas a s’indipendèntzia
Fronte Indipendentista Unidu
Macomer. Il Fiu su revamping di Tossilo e sit-in di sabato 28 marzo
Il Fronte Indipendentista Unidu ribadisce pieno sostegno all’attività del comitato cittadino Non Bruciamoci il Futuro in lotta contro il progetto per il nuovo inceneritore di Tossilo (Macomer) da 60 mila tonnellate di rifiuti l’anno.
Riteniamo sterili le rassicurazioni dell’attuale Assessora all’Ambiente, Donatella Spano, circa la trasparenza che l’esecutivo Pigliaru adotterà, posto che la stessa è condizione minima di governo e non valore aggiunto. Ricordiamo, inoltre, tre le varie posizioni poco rassicuranti per la salute dei sardi espresse nell’ultimo anno, il voto favorevole dei parlamentari del Partito Democratico eletti in Sardegna sull’innalzamento delle soglie tollerate di metalli pesanti nelle aree limitrofe ai Poligoni militari (“Dl Competitività”). Riguardo i 16 consiglieri “dissidenti”, apprezziamo la presa di posizione, ma ribadiamo che la moratoria sull’incenerimento rifiuti fu argomento di forte dibattito già dal 2010, quando l’attuale Assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, se ne fece pubblicamente promotore. Lo stesso Maninchedda presiede il Partito dei Sardi che esprime proprio a Macomer il primo cittadino, Antonio Onorato Succu. Riportava così Sardinia Post lo scorso novembre. “Prova ne sono i dati relativi alla mortalità, da considerare confortanti, e alla mortalità per tumori, in aumento ma pur sempre inferiori a quelli di Nuoro e Ottana, forniti da uno studio condotto dall’Asl (su richiesta dello stesso Succu, ndr) e i bassi tassi di malattie respiratorie e patologie cardiovascolari riscontrati nell’area” – ha detto Succu nel corso di una recente conferenza stampa indetta insieme ai sindaci di Borore, Dualchi e Bolotana a cui hanno partecipato anche il Presidente della Tossilo S.p.A. Giovanni Demontis e due rappresentanti dei sindacati”.
Invitiamo dunque il Popolo sardo a mantenere altissima l’attenzione sul tema, sostenendo e partecipando il sit-in di sabato 28 marzo, alle ore 11:00, presso gli impianti di incenerimento di Tossilo, per ribadire, coerentemente, l’assoluta necessità e urgenza di una moratoria nazionale sarda sull’incenerimento dei rifiuti.
Fronte Indipendentista Unidu
Sassari. ENI e “bioeconomia”. Per “Darsena dei Veleni” prossima udienza 14 aprile
Dopo l’udienza dello scorso 20 gennaio e le dodici parti civili ammesse, si è tenuta lo scorso 3 febbraio l’ennesima udienza per l’inchiesta Darsena dei Veleni a carico di otto dirigenti del Gruppo ENI, nello specifico Syndial e Polimeri Europa, quest’ultima attualmente Versalis. Oltre le parti istituzionali (Ministero dell’Ambiente e Assessorato all’Ambiente della RAS) anche comitati come quello “No Chimica Verde“, assistito dall’Avv. Pina Zappetto.
Situazione disastrosa quella di Porto Torres e Sassari. In un incontro dello scorso 10 novembre, Francesco Pigliaru aveva dato appuntamento al successivo 3 dicembre per un importante incontro con ENI e una serie di stakeholders: Enti Locali, Novamont, Università. Pigliaru parlò con buoni auspici di un territorio in difficoltà con “un passato che pesa” per il quale “si deve chiamare immediatamente ENI e chiedergli conto di investimenti per le bonifiche e nuovi investimenti produttivi“. Più ampiamente e a più voci si parlò di possibilità di sviluppo legate alla fantomatica “bioeconomia“.
Negli ultimi mesi si è parlato dei 150 milioni di euro e i 70 occupati del “Progetto Nuraghe” in capo ad una delle aziende, Syndial, al centro sia del processo sassarese che nuovi affari a Porto Torres. Il progetto riguarda la bonifica di 35 ettari utilizzati dalla Sir sino al 1982 come deposito di stoccaggio dei residui industriali (Minciaredda). La bioeconomia, termine molto di moda recentemente, non fa riferimento come si potrebbe pensare a progetti di bonifica, ma alla “raffinazione chimica di terza generazione” con ricadute su filiere agricola, minori costi e rispetto della biodiversità. Insomma, alcuna controindicazione, solo da guadagnare.
Intanto sul territorio la Darsena è più dei Veleni che mai e Benzene e Dicloretano mietono vittime giorno dopo giorno spopolando il territorio. Oltretutto, come dichiarato da Paola Pilisio, portavoce del Comitato No Chimica Verde, sono necessarie vere e complete bonifiche, “non come quelle realizzate sino ad oggi, che hanno interessato solo la superficie dei terreni dove sono stati realizzati gli impianti Matrìca“.
La bioeconomia è appunto quella verde della chimica, il progetto Matrìca dell’ex ad di Novamont (attualmente ad ENEL), Catia Bastoli, e il famoso cardo della joint venture per il “Mater-Bi”. Non a caso lo scorso autunno i titoli furono eloquenti: “Matrìca, blitz di Pigliaru: chimica verde, ci crediamo“, riconfermando l’opinione di Pigliaru sul progetto della Green Valley che già in campagna elettorale definì positivo per riassorbire i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo della chimica tradizionale.
Più recentemente, a riprova che quella del 2011 col cardo nelle vesti di oro nero sardo non era propriamente un’idea win-win, la stessa ENI – dopo le indiscrezioni dei mesi scorsi – ha tagliato i finanziamenti per la centrale a biomasse da 43.5 megawatt. Buona notizia per il territorio e la conferma dopo quattro anni che il Re è ormai nudo e il cardo era ed è fondamentalmente un bluff.
Il 3 dicembre, alla presenza degli ad di Syndial e Versalis, si era stabilito nuovo incontro tra Pigliaru e l’ad di ENI, De Scalzi, per metà gennaio. In occasione dell’incontro di fine 2014 furono significative le affermazioni dell’Assessora all’Industria, Maria Grazia Piras, che riconfermava l’obiettivo di “incoraggiare la nascita di aziende che completino la filiera bio avviata con il progetto Matrìca“. L’Assessora all’Ambiente – Donatella Spano – ha inizialmente posto l’accento sulle bonifiche riguardo le quali “la Regione eserciterà un forte coordinamento territoriale e monitorerà l’iter degli interventi” andando poi a parare nuovamente sulla “bioeconomia”, intesa come chimica verde e non bonifiche:
“Siamo fortemente interessati a tutte le iniziative che riguardino la sostenibilità ambientale, auspichiamo che la filiera delle bio-produzioni crei le condizioni per la diffusione sempre maggiore di acquisti green“.
L’Assessora Spano è la stessa che difese strenuamente i parlamentari del Partito Democratico che votarono a favore dello Sblocca Italia e l’innalzamento delle soglie tollerate per i metalli pesanti. La sua idea di sostenibilità ambientale pone così ulteriori dubbi sui benefici accreditati alla presunta chimica verde, bioeconomia o green valley che dir si voglia.
Nel frattempo, sul versante processuale, il Gup Antonello Spanu, dopo brevi procedure di rito, ha fissato l’udienza successiva il 14 aprile. Le accuse – disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali – coinvolgono Alberto Chiarini e Daniele Ferrari (rappresentanti legali delle due società), Francesco Papate (gestione siti da bonificare), Oscar Cappellazzo, Gian Antonio Saggese e Francesco Leone (responsabili Taf), Paolo Zuccarini (direttore di stabilimento) e Daniele Rancati (responsabile della sezione salute, sicurezza, ambiente).
In attesa della prossima udienza si può osservare la significativa espressione del sindaco di Sassari, Nicola Sanna, durante il citato incontro con Novamont del 10 novembre, nel quale si annunciava l’imminente incontro con ENI.
Inchiesta “Darsena dei veleni”. No Chimica Verde tra le parti civili. Prossima udienza, 3 febbraio
Si è tenuta ieri a Sassari l’udienza preliminare del processo “darsena dei veleni” che vede indagati per disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali otto dirigenti di Syndial (ex Enichem, oggi bad company del gruppo Eni) e, sempre gruppo ENI, Versalis (ex Polimeri Europa). Continua la lettura di Inchiesta “Darsena dei veleni”. No Chimica Verde tra le parti civili. Prossima udienza, 3 febbraio
A Foras! Quarta parte: lotta contro l’occupazione militare e lotta di liberazione nazionale (di Scida).
http://scida.altervista.org/aforas-cap-iv-lotta-contro-loccupazione-militare-e-lotta-di-liberazione-nazionale/
Le organizzazioni indipendentiste coerenti, il movimento studentesco (nella sua migliore espressione del Comitato Studentesco contro l’Occupazione Militare), le organizzazioni antagoniste ed i movimenti pacifisti e antimilitaristi della società civile sono gli unici che hanno preso una posizione netta contro la riqualificazione militarista di Quirra – condotta dal PD e da Pigliaru – e dunque gli unici che possono condurre una lotta coerente – fino alla vittoria – contro i poligoni militari, contro ogni esercitazione bellica, per la bonifica ed il riuso produttivo di tutti i siti militari dismessi?
Non si tratta di romantiche rivendicazioni di purezza ideologica o di rettitudine morale; anzi, si tratta di una questione prettamente materiale: tutti questi movimenti (e tutti gli individui che in essi militano) non hanno dei privilegi da difendere entro lo stato di cose presente.
Chi sostiene la Giunta Pigliaru non può essere considerato contrario all’occupazione militare. Ne consegue che questo Consiglio Regionale è un nemico della Nazione sarda ed il movimento antimilitarista dovrebbe chiederne le dimissioni e quindi nuove elezioni al fine di portare se stesso al governo della nostra isola. Fare affidamento sulla Giunta del Partito Democratico, sugli unionisti e sui collaborazionisti suoi alleati significherebbe solo giungere ad una risoluzione in senso reazionario del conflitto tra la nostra Nazione e lo Stato italiano, in favore di quest’ultimo e contro il nostro Popolo. La “Piattaforma Pigliaru” – che prevede come obiettivo massimo la chiusura di circa 9000 ettari di servitù su un totale di 35000, rifiutandosi di chiudere i 13000 del PISQ) rappresenterebbe un tradimento di tutti coloro (militanti dei partiti, simpatizzanti, semplici famiglie ed individui sensibilizzati alla questione delle servitù militari) che hanno partecipato alle mobilitazioni popolari e di tutti quei ragazzi che hanno rischiato seri problemi con la Giustizia con l’occupazione della Facoltà di Lettere e degli stessi poligoni di Capo Frasca e Teulada, al fine di impedire ogni tentativo di strumentalizzazione da parte delle forze di sistema; infine la delusione per la mancata soluzione, potrebbe provocare l’abbandono dalla lotta politica di diverse individualità sensibili, una grave perdita di autostima – e quindi di coscienza nazionale – da parte del nostro Popolo, che penserebbe di non poter ottenere nulla attraverso la propria azione autonoma dai centri di potere da sempre suoi nemici.
Il 17 novembre scorso, a Okinawa, si sono svolte le elezioni per il nuovo governatore. Queste sono state trasformate in una sorta di referendum sulla presenza militare statunitense nell’isola, portando alla vittoria il candidato più intransigente contro l’occupazione: Takeshi Onaga, il quale si è opposto con tenacia al tentativo di risolvere il problema con la ricollocazione della marina a stelle strisce in un’altra parte del territorio. Qualcosa di simile potrebbe avvenire in Sardegna, tenendo conto della crescita della sensibilità intorno al tema delle servitù, quanto alla crescita di consapevolezza di sé nel nostro popolo ed il suo rifiuto dell’attuale classe politica al potere (48% di astensione alle ultime Regionali).
L’indipendentismo è l’unico orientamento politico capace di collegare la questione delle servitù militari con la questione sociale e la questione studentesca entro un progetto di emancipazione reale del nostro popolo. Rappresenta, cioè, l’unica forza capace di condurre in maniera coerente e costante la lotta contro l’occupazione militare senza tendere al compromesso, senza scivolare nello spontaneismo ma facendone una questione nazionale e dunque capace di attirare a sé la maggioranza dei sardi, oppressi dalla Dipendenza coloniale e cioè dallo stesso Stato e dagli stessi interessi imperialistici cui si deve la presenza militare sulla nostra isola.
Ad esempio, nell’ambito studentesco, la mancata potestà legislativa in ambito d’istruzione trasformerà – con la riforma della scuola di Renzi e Giannini – la Vitrociset da principale collaboratore dell’IPSIA di Perdasdefogu a suo azionista di maggioranza. Una piattaforma nazionale, anticolonialista e antimilitarista al governo della Regione lottando per una Scuola ed Università sarda porrebbe fine alla ignominiosa compromissione dei nostri atenei e scongiurerebbe la pericolosa penetrazione di capitale privato nei nostri istituti scolastici.
Non è più tempo di aspettare. Ogni conflitto può essere risolto in senso reazionario o in senso rivoluzionario. Durante la Sarda Rivoluzione, il timore per il radicalismo condusse la fazione più reazionaria del movimento riformatore ad accettare la soluzione del problema feudale in senso favorevole alla dominazione piemontese, contro le masse sarde: introduzione del capitalismo e Fusione Perfetta. Oggi come tre secoli fa, i collaborazionisti, i reazionari, i conservatori, i privilegiati hanno come nemico principale il popolo sardo in rivolta e lo Stato colonizzatore ed occupante come alleato. Radicalizzare il conflitto sulle servitù militari è l’unico modo per giungere ad una soluzione favorevole alla nazione sarda. Riprendiamoci la nostra terra! Rifiuto di ogni compromesso! Il vero irresponsabile è chi invoca soluzioni parziali o invita alla collaborazione con la classe dirigente coloniale!
Scida, Giovunus Indipendentistas – http://scida.altervista.org/