Cagliari. Seminari di diritto ambientale di GrIG e Amici della Terra
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Verbale IV Assemblea generale sarda contro l’occupazione militare – Bosco di Seleni, sabato 10 settembre 2016 h 18:00.
All’assemblea, svolta in conclusione del Campeggio contro l’occupazione militare della Sardegna, hanno preso parte tra le 150 e le 200 persone, provenienti da molteplici realtà e paesi della Sardegna e, in parte, anche dell’Italia. L’assemblea è stata registrata dal Manifesto sardo. L’audio integrale è disponibile su ilmanifestosardo.it.
All’ordine del giorno erano previsti due punti: il resoconto dei 6 tavoli di lavoro ai quali hanno partecipato altrettanti gruppi durante le giornate di giovedì e venerdì, e le proposte e le prospettive di lotta per l’autunno.
1. Report sintetico dei 6 tavoli di lavoro del campeggio
Un referente per ogni gruppo ha esposto in maniera sintetica i risultati del lavoro della due giorni. Ogni gruppo ha avuto 5 minuti per esporre le proposte operative emerse dal rispettivo lavoro. Su questo ordine del giorno non si è svolto dibattito (seppur alcuni temi sono stati ripresi dal dibattito del secondo punto). I temi sono stati i seguenti:
Storia del movimento contro l’occupazione militare in Sardegna e Scenari Internazionali
Le collaborazioni tra università e apparato militare
La narrazione militarista nelle scuole elementari medie e superiore
La fabbrica di bombe di Domusnovas RWM spa
Comunicazione esterna, arte e propaganda: creare un immaginario per il movimento contro l’occupazione militare
Economia, lavoro, salute, ambiente: le ricadute sociale dell’occupazione militare della Sardegna
Per quanto riguarda l’approfondimento dei 6 temi si rimanda ai report che saranno pubblicati prossimamente.
Pertanto, in questo verbale sarà esposto il secondo punto all’ordine del giorno, al quale è stata dedicata gran parte dell’assemblea.
2. Proposte operative e prospettive di lotta per l’autunno
Nella seconda parte dell’assemblea, il tavolo dei moderatori ha proposto all’assemblea di darsi un massimo di 3 minuti per intervento, in modo da lasciar spazio a più persone possibili e evitare monologhi poco produttivi. Questa discussione è durata più di due ore, nelle quali si sono alternati ben 28 interventi, quasi tutti di carattere propositivo. In sintesi, queste sono le principali proposte emerse dal dibattito:
1. Grandi iniziative popolari di lotta:
Concentrarsi su una – due grandi manifestazioni di massa, condivise e stabilite tutti assieme.
Grande manifestazione popolare il 2 giugno, festa della repubblica.
Manifestazione/altro momento di lotta il 4 novembre, festa delle forze armate
Luogo delle manifestazioni: Asse Decimo – Capo Frasca (“l’anello debole” della catena delle basi, in quanto l’esercito tedesco se ne vuole andare da Decimo), o Perdas de Fogu (in contrapposizione al distretto aerospaziale sardo e al “muro” che stanno costruendo), o Santo Stefano, dove l’italia vuole instaurare una base di approdo per porta aerei, Cagliari in contrapposizione alla regione (proposta sulla quale l’assemblea non è stata affatto unanime).
Momenti delle manifestazioni: durante le esercitazioni (blocchi, creazione di danno economico), non durante le esercitazioni (in giornate festive, partecipazione favorita)
Modalità: attraverso tour nei territori, lavorando e confrontandosi nei territori, preparate nel tempo e decise con largo anticipo per pubblicizzarle meglio.
2. Altre iniziative trasversali e modalità di azione:
Tutte le azioni proposte dai 6 gruppi di lavoro (arriveranno i report)
Radicarsi nei territori e coinvolgere le popolazioni, i “non militanti”, anche sull’esempio del comitato di Villacidro, trovare modalità di “restituzione” sui territori del lavoro fatto al campeggio
Portare avanti più iniziative, multiformi, su più fronti, ma coordinate e accomunate da un “percorso” comune
Creare/rafforzare il legame con movimenti per la difesa del territorio (no inceneritori, no megadiscariche, no termodinamico, per la difesa dei presidi sanitari). Importante: assemblea pubblica contro la megadiscarica sabato 17 a Villacidro alla quale l’assemblea è stata invitata.
Pubblicizzazione di un finto master in bonifiche (si veda il gruppo università)
Denunciare il dual use (vedi distretto aerospaziale sardo e gruppo Università)
Sostenere il No al referendum costituzionale di Ottobre
3. Proposte/obbiettivi di medio – lungo periodo:
Costruzione movimento di massa, popolare
Individuazione di una controparte: PD (non unanimità su questo punto), ministero della difesa, Italia, NATO, militari e industria militare, imperialismo, colonialismo
Alle 21:00 circa, l’assemblea si è chiusa, dandosi appuntamento al 16 ottobre (luogo ancora da definire). In tale data, oltre a fare, a bocce ferme, un breve bilancio del campeggio, si decideranno date, luoghi e modalità di azione delle lotte dell’autunno, a partire dalle proposte emerse all’assemblea.
Roghi: urgente una Commissione regionale d’Inchiesta
È un’estate drammatica per quanto riguarda gli incendi in Sardegna, dal nord – quasi 900 gli ettari interessati a Luras – al Sud – oltre 1.500 quelli in fumo a Villanovatulo e Sinnai, solo per citarne alcuni. Quello dei roghi – prevalentemente dolosi – è un fenomeno poco indagato nel corso degli anni che ha avuto in Sardegna andamenti altalenanti: valori più contenuti in alcuni anni, picchi in altri come nel 2007 e 2009 (oltre 12.000 ettari per anno, elaborazioni Sardinian Socio-Economics Observatory su dati EUROSTAT). Oltre ai casi specifici come quello di Luras, riteniamo doveroso chiarire alcuni aspetti generali sui roghi.
Si è da più parti parlato, a ragione, di prevenzione, di sensibilizzazione – riteniamo specialmente nelle scuole – e di maggiori investimenti in mezzi e persone. Elementi certo condivisibili ma non sufficienti a – se non far scomparire – ridurre drasticamente il numero di ettari in fumo ogni anno. Il fenomeno roghi è ormai, pur con una certa variabilità, un elemento strutturale e come tale va considerato: questo significa prima di tutto indagare approfonditamente il fenomeno in esame.
La situazione è molto complessa, dalla prevenzione, allo spegnimento e alle bonifiche. Nel caso di Luras, per esempio, è doveroso richiamare l’attenzione su un problema che non ha toccato la maggior parte degli altri roghi nella Nazione: lo spegnimento con milioni di litri di acqua marina raccolta per due giorni dalla costa di Arzachena. Un danno enorme per il territorio che ripropone in chiave antincendio la più ampia emergenza idrica in un territorio nel quale, spesso, vediamo svuotare i laghetti antincendio (vedi Limbara), dove la Diga di Lu Pagghjolu sversa milioni di metri cubi verso la zona costiera per ottemperare a siccità e maggior carico turistico e la Diga del Liscia presenta livelli minimi e spesso al di sotto del limite di guardia.
Ribadiamo, dunque, la necessità di studiare approfonditamente il fenomeno, su tutto il territorio nazionale e far luce su qualsiasi tipo di conflitto di interesse e opportunismo che favoriscano i roghi, in quanto ne concretizzano i relativi interessi sottostanti. Che vi siano forti interessi economici sui roghi è pressoché opinione unanime, ma è necessario circostanziare l’interesse che muove la mano del “piromane”. Tra l’altro, nell’immaginario collettivo, purtroppo, troppo spesso il “piromane” ha un inquadramento da profilo psichiatrico. Insomma, si tende con poca lucidità a non avere uno sguardo d’insieme, nonostante appaia evidente un interesse esteso e capillare, con un micidiale coordinamento nella macchina dei roghi che ogni estate si mette in moto. Insomma, i mandanti e chi veramente lucra sui roghi, dal loro spegnimento, dagli incentivi antincendio, all’utilizzo successivo del territorio interessato, sono persone tutt’altro che scoordinate e irrazionali. Questo è urgente appurare, secondo il vecchio adagio che raccomanda di “seguire i soldi”.
Indubbio, poi, che il sistema antincendio vada riorganizzato e l’opportunismo stroncato alla radice. Difatti, come indipendentisti già a fine 2013 nel nostro programma avevamo dedicato una parte apposita alla questione roghi dove si chiedeva il “potenziamento dell’apparato antincendio mediante l’acquisto (e non l’affitto costosissimo) da parte della RAS di aerei Canadair ed elitancker”.
Abbiamo appreso lungo il mese di luglio come l’estrema destra italiana, nella persona di Giorgia Meloni, abbia invocato con la solita retorica forcaiola e massima superficialità la “certezza della pena” (per attribuire una pena occorre un processo e per un processo occorre un imputato) nonchè “pene esemplari”, posizioni anticipate anche da una parte dell’indipendentismo e riprese in seguito anche da La Destra di Storace. Riteniamo strumentale, inefficace e molto pericolosa tale impostazione incentrata sul deterrente penale. Oltretutto, nel 2014, ad esempio, lo stesso partito italiano “Fratelli d’Italia” chiedeva per le aree colpite dai roghi unicamente denari e l’istituzione addirittura dello “stato di calamità naturale” in modo che i primi affluissero più velocemente e in modo consistente.
Questo implica per chi ha un minimo di conoscenza della lingua italiana il fatto che si stava implicitamente escludendo l’aspetto doloso, riconducendo i roghi al caso, al fato, all’incidente e alla successiva pioggia di denari pubblici per ristorare il danno. Oggi è molto più comodo invocare “il Governo affinché faccia chiarezza sulle responsabilità e agisca rapidamente con il pugno di ferro”, nonostante gli stessi partiti italiani non avessero molto a che dire quando nel 2009 si raggiungeva il massimo livello di ettari in fumo.
Sul versante prevenzione, riteniamo si debbano distinguere due forme di prevenzione. La prima vera e propria prevenzione, al di là della questione educativa e di sensibilizzazione, è quella di estirpare cattive pratiche come discariche abusive e abbandono di rifiuti in genere, con le autorità competenti che, inoltre, spesso latitano sul fronte delle normali prescrizioni antincendio. Chi si occupa di roghi e tutela del territorio sa bene che molti roghi totalizzano centinaia di ettari in fumo proprio perché nel triste tragitto in boschi, campagne e cigli delle strade vengono incendiati cumuli di rifiuti di ogni genere. Storicamente, ad esempio, questa è una delle cause che alimentarono in modo determinante il feroce incendio di Curragghja a Tempio nel 1983. Oltre a questo segnaliamo, a livello generale, come un terzo dei Comuni sardi non sia dotato di un piano antincendio.
Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene, innanzitutto, superficiale l’atteggiamento della Giunta Pigliaru che con decine di roghi e migliaia di ettari in fumo si pronuncia limitandosi a bearsi dell’efficienza della macchina degli interventi, annunciando nuovi finanziamenti: lo spegnimento incendi come opera di propaganda. Riteniamo, dunque, urgente che il Consiglio regionale della Sardegna si impegni senza indugi e si assuma le responsabilità del caso. Se è vero che tutti hanno a cuore scardinare la rete degli interessi incendiari che tiene sotto scacco la Sardegna, allora il Consiglio tutto deve istituire senza indugi una Commissione di Inchiesta sui roghi in Sardegna.
Tale Commissione ha un enorme valore tecnico e politico. Tecnico perché può raccogliere ed elaborare una serie di dati e informazioni da varie fonti per ricostruire con precisione “il mondo dei roghi”. Politico perché nel caso non proceda efficacemente, o peggio si verifichino tergiversamenti od ostruzionismi di vario genere, questa sarà una grande responsabilità che i componenti della Commissione si assumeranno di fronte a tutto il Popolo sardo, responsabilità che certamente non mancheremo di attaccare in qualsiasi modo.
Campagna Muraria contro l’occupazione militare: 130 paesi raggiunti, verso il campeggio e un autunno di lotta!
Nella prima settimana di Agosto, l’Assemblea Generale sarda contro l’occupazione militare, ha affisso manifesti e svolto volantinaggi in zone strategiche, nei paesi e nelle località di mare. I manifesti presentano scritte in sardo, inglese, italiano come “A FORAS“, “military bases, get out!” “LIBERAMUS SA SARDIGNA” e “we are fighting for the freedom of our land“. Un messaggio dei sardi per i loro conterranei, per gli emigrati che tornano per l’estate e per gli stranieri che giungono sulla nostra isola. Davanti all’Italia, la Nato e i loro alleati che continuano a preparare le loro guerre nella nostra terra questo vuole essere un messaggio di lotta di un popolo che sceglie da che parte stare. Un messaggio determinato, verso l’obiettivo comune: la fine delle esercitazioni, lo smantellamento totale dei poligoni e delle basi militari che per troppo tempo hanno inquinato e devastato i nostri territori. E’ tempo che i Sardi si riprendano ciò che gli spetta: la loro terra. Nel territorio Sardo è presente il 66 % del demanio militare Italiano. Si parla di 35mila ettari suddivisi fra circa 170 installazioni militari, tra le quali spiccano i 3 poligoni più grandi d’Europa (Quirra, Teulada, CapoFrasca) Sessanta anni di danni all’ambiente, alla salute delle popolazioni limitrofe alle basi, e all’economia del territorio non possono più essere ignorati. Non si può più restare passivi davanti alle zone ormai irrimediabilmente compromesse, ai dati su tumori e mortalità, davanti ad un’economia drogata di indennizzi e ricatti occupazionali. La lotta contro l’occupazione militare della Sardegna è sempre stata una costante, ma abbiamo deciso di cambiare rotta, di provare a renderla davvero incisiva. Dopo un anno e mezzo di mobilitazioni, dall’ingresso al poligono di Capo Frasca nel settembre 2014, all’interruzione dell’esercitazione Trident Juncture a Teulada, tante anime del movimento contro l’occupazione militare della Sardegna hanno scelto di costruire un percorso condiviso e continuativo, che possa dare voce a tutti i territori della nostra isola e che ha l’ambizione di riuscire a far fare a questa lotta dei significativi passi avanti, tenendo presenti sempre gli obiettivi comuni a tutti: la chiusura e bonifica delle basi militari. Il 2 giugno nell’Assemblea generale Sarda di Bauladu, e negli incontri successivi di Oristano e Lanusei abbiamo deciso dare avvio alle fasi di studio, informazione, radicamento che rilancino le prossime iniziative di lotta comuni. Questa campagna muraria è stato il primo passo, e sarà arricchita dall’iniziativa “Un murales in ogni paese, un murales in ogni quartiere” a partire da quest’ultima fase dell’estate. La seconda tappa arriverà fra il 7 e l’11 settembre con AFORASCAMP 2016, il campeggio contro l’occupazione militare della Sardegna, che si svolgerà presso il bosco di Selene a Lanusei. Momento di confronto, studio e analisi collettiva, sarà il primo vero banco di prova di quello che aspira a essere il movimento che andrà a combattere la prepotente presenza dei militari in Sardegna, rilanciando già da subito, con la nuova assemblea generale del 10 settembre, gli appuntamenti di lotta per il prossimo autunno. Sa luta no si firmat. A FORAS!
sito web: aforascamp2016.noblogs.org
mail: aforasmilitaris@autistici.org
pagina facebook: aforascamp2016
Più di 1500 manifesti sono stati affissi in più di centotrenta tra comuni, paesi, frazioni, località turistiche, stazioni, porti e aereoporti della Sardegna:
Aggius, Alghero, Arborea, Arzachena, Assemini, Badesi, Baratili S.Pietro, Barisardo, Birori, Bolotana, Borore, Bortigali, Bortigiadas, Bosa, Cagliari, Cagliari Porto, Cabras, Calangianus, Calasetta, Carbonia, Cardedu, Castelsardo, Chiaramonti, Cussorgia, Decimomannu, Decimoputzu, Desulo, Dolianova, Elmas-aereoporto, Escolca, Fenosu, Genoni, Gergei, Giba, Girasole, Gonnosfanadiga, Ilbono, Isili, Jerzu, La Caletta, La Fumosa, La Maddalena, Lanusei, Li Punti, Litorale Platamona, Loceri, Lotzorai, Lu Bagnu, Luras Macomer, Magomadas, Maladroxia, Maracalagonis, Marina di Sorso, Marrubiu, Martis, Masainas, Milis, Modolo, Monastir, Monserrato, Montresta, Muravera, Nuragus, Nurallao, Nurri, Olbia, Oristano, Orroli, Osilo,Ottava, Pabillonis, Palau, Palmas, Perfugas, Piscinas, Ploaghe, Porto Alabe, Portopino, Porto Torres, Quartu S.Elena, Quartucciu, San Gavino, San Giovanni Suergiu, San Sperate, Sanluri, Santadi Sant’Anna Arresi, Santa Caterina di Sant’Antioco, Santa Lucia, Santa Maria la Palma, Sant’Orsola,Santa Teresa di Gallura, Sant’Antioco, Sardara, Sassari, Selargius, Sennori, Serdiana, Serramanna, Serri, Settimo S.Pietro, Silanus, Sindia, Simaxis, Siniscola, Sinnai, Siurgus Donigala, Soleminis, Sorso, Stintino, Suni, Talana, Tempio, Terralba, Tertenia, Teulada, Thiesi, Torralba, Tortolì, Tratalias, Ulassai, Uta, Valledoria, Viddalba, Villacidro, Villagrande Strisaili, Villanovatulo, Villaperuccio, Villaputzu, Villarios, Villasor, Villaspeciosa, Zeddiani.
Alcuni primi scatti dalla Campagna Muraria AForas.
Domusnovas. Sit-in RWM e aggressione allo Yemen: “vivere liberi dalla necessità di fabbricare armi”
Lo stabilimento di Domusnovas, di proprietà della RWM s.p.a, settore della Rheinmetal Defense, ha un ruolo centrale nella produzione e vendita di armamenti e ordigni a paesi coinvolti in conflitti bellici in tutto il mondo.
– 40 milioni di euro il giro d’affari dell’export di armi e munizioni, bombe comprese, dalla Sardegna verso il resto del mondo nel 2015 (10 milioni in più rispetto al 2014)
– 4,6 milioni di euro in spedizioni di armi e munizioni partite dal sud Sardegna e dirette all’Arabia Saudita nel solo mese di marzo 2016 (dati Istat)
– Oltre 6 mila morti, di cui circa la metà tra la popolazione civile, oltre 20 mila feriti e 685 mila rifugiati dall’inizio del conflitto in Yemen (dati UNHC)
Chi assiste passivamente all’offesa della natura umana ne è responsabile quanto il diretto esecutore.
VENERDÌ 29 LUGLIO 2016 – ORE 05:30 – SIT IN NEL PIAZZALE DI FRONTE ALLA FABBRICA RWM A DOMUSNOVAS
SALUTIAMO L’ALBA – FERMIAMO LE BOMBE – Campagna Stop Bombe RWM
Tempio. Mancato antincendio: pericolo per Lu Spinsateddu
Si avvicina il 33° anniversario dell’incendio di Curragghja, uno tra i più devastanti nella storia della Sardegna nel quale a Tempio Pausania, il 28 luglio del 1983 e nelle settimane seguenti a causa delle ustioni riportate, persero la vita nove persone tra volontari civili e personale del Corpo Forestale.
É noto come spesso alla Storia non conseguano buoni alunni, ma più semplicemente il rione Lu Spinsateddu, il quale si trova in un punto nel quale imperversarono le fiamme quel 28 luglio, lamenta da anni una scarsa cura, in special modo per quanto riguarda le prescrizioni antincendio previste dalla legge.
Alla luce dell’ennesima inottemperanza delle prescrizioni, i residenti avevano difatti ritenuto, già dal 26 giugno scorso, di cautelarsi in via ufficiale con una lettera, non resa pubblica, indirizzata direttamente all’Ufficio Tecnico Comunale e, per conoscenza, al Comando Polizia Locale e la Stazione dei Vigili del Fuoco di Tempio Pausania.
Proprio Curragghja viene citata nella nota sottoscritta da diverse famiglie del rione, nella quale si ricorda “che nell’estate del 1983, oltre alle alte temperature e la stagione particolarmente secca, i danni a persone e cose sono stati anche conseguenza dello stato di incuria generalizzata della periferia proprio a valle di Curragghja”.
La situazione, attualmente tutt’altro che sanata, risulta ancora più grave dal momento che i fondi limitrofi all’abitato, al quale si aggiunge il campo sportivo comunale “Antonio Fois”, rientrano nelle competenze e responsabilità dirette del Comune di Tempio Pausania e della Diocesi di Tempio-Ampurias, soggetti che “non hanno provveduto, o provveduto in modo sommario, alla pulizia dei fondi creando così un alto pericolo di nascita e propagazione di incendi i quali potrebbero creare grave pregiudizio a persone o cose“.
Per quanto riguarda il campo sportivo in questione, da metà giugno questo non ospita più gli allenamenti dei ragazzi della squadra sportiva “Civitas”, stesso periodo in cui il termine delle prescrizioni andava in scadenza. Conclusa definitivamente la stagione sportiva, la struttura comunale è stata interessata da una progressiva incuria e, in particolare, dal mancato adeguamento del sito alle prescrizioni antincendio.
“Segnaliamo inoltre che, nella malaugurata ipotesi di danni, saremo costretti ad adire le vie legali nei confronti di coloro che non hanno provveduto alla cura delle proprietà e di tutti i soggetti che pur avendo titolo e dovere di intervento non hanno ottemperato a vigilare e sanzionare” – conclude la nota dei residenti di Lu Spinsateddu.
“Darsena dei Veleni”, un anno ai dirigenti Syndial. Pilisio (C.a.p.s.a): ora basta autorizzazioni nei SIN
Al Tribunale di Sassari si é concluso nella mattinata di ieri il Processo, meglio noto come “Darsena dei veleni“, che vedeva imputati i dirigenti della Syndial (società Eni) per lo sversamento in mare di sostanze inquinanti che ha cagionato un disastro ambientale di notevoli proporzioni e conseguenze nel mare di Porto Torres. Condanna dei 7 imputati ad un anno di reclusione ciascuno, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno riportato dalle parti civili costituite.
Al c.a.p.s.a. (comitato di azione protezione e sostenibilità ambientale per il nord-ovest della Sardegna) noto come No Chimica Verde-No Inceneritore é stato riconosciuto il risarcimento del danno morale liquidato in 10.000 euro. “Il comitato che si occupa da anni del SIN di Porto Torres – dichiara la Presidente, Paola Pilisio – ha deciso di destinare l’intera somma per la costituzione di un fondo a sostegno delle spese mediche e logistiche a beneficio delle persone malate di tumore residenti a Porto Torres e dintorni”.
“Per questo il comitato “No Chimica Verde” – prosegue in una nota il Capsa – invita le altre parti civili di questo processo, in particolare il Ministero dell’Ambiente, la Regione Sardegna e il comune di Porto Torres a contribuire a questo fondo di solidarietà. Nello specifico si chiede agli enti sopracitati di non continuare a rilasciare autorizzazioni per impianti altamente inquinanti all’interno del SIN di Porto Torres”.
Il riferimento è chiaro ed è materia di questi giorni: con la delibera n° 43/23 del 19.07.2016, la Regione Sardegna autorizza la costruzione della centrale a biomasse di Matrica. Oppure l’AIA ministeriale rilasciata dal Ministero dell’Ambiente a beneficio della centrale termoelettrica di Versalis (società Eni) a regime dal gennaio 2014. L’Autorizzazione Integrata Ambientale in esame è finalizzata allo smaltimento di 50 mila tonnellate l’anno di FOK (Fuel of craking, residuato della lavorazione dell’etilene) tra i derivati dell’industria petrolifera più cancerogeni e inquinanti.
Economia. “Decrescita”, ma non sulla pelle delle donne
In occasione della Terza conferenza internazionale su “La grande transizione: la decrescita come passaggio di civiltà”, tenutasi a Venezia a settembre 2012, GlobalTvProject ha intervistato la professoressa Antonella Picchio* riguardo decrescita e sostenibilità del sistema economico. Un approccio critico affinché il dibattito sulla decrescita e la sostenibilità ambientale – spesse volte inquadrati semplicisticamente come “felice”, contrariamente ad una condizione di persistente conflitto nella società – non passino per un aggiustamento strutturale che si serve, e magari incrementa, la mole di lavoro non pagato, sia domestico che di cura, in larghissima parte fornito dal genere femminile, tanto storicamente quanto attualmente. Complessivamente, l’aggregato di lavoro non pagato, noto anche come non di mercato e non soggetto a rilevazione tramite gli indicatori tradizionali, raggiunge l’ampiezza del medesimo Pil di riferimento, con rapporti variabili e distribuzioni del carico di lavoro differenti a seconda dei singoli contesti. Più generalmente, al di là delle differenze di tali rapporti dei singoli Paesi, le statistiche sull’impiego del tempo rivelano come nel raffronto di genere anche in quelli industrializzati il rapporto del lavoro domestico e di cura non pagato presenti mediamente un rapporto di 1 a 4 a sfavore delle donne.
* Antonella Picchio ha insegnato Storia del pensiero economico ed Economia di Genere presso la Facoltà di Economia Marco Biagi dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Si occupa di teoria dei salari negli economisti classici, di bilanci di genere in approccio sviluppo umano. È nota a livello internazionale per i suoi studi su riproduzione sociale e lavoro non pagato. Ha studiato in varie università in Inghilterra e Stati uniti e ha conseguito un Ph. D presso l’università di Cambridge, UK. È militante nel movimento femminista dall’inizio degli anni Settanta.
Poligoni. Sollai: “pretestuoso atteggiamento della Regione nel processo Quirra”
Recentemente la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla questione sollevata dalla Regione Sardegna riguardo l’eventuale risarcimento inerente al processo “Veleni di Quirra” a carico di otto generali della Difesa. Dopo il pronunciamento, ora il processo può riprendere dopo la conseguente interruzione occorsa in seguito alla richiesta inoltrata a suo tempo dalla RAS al Tribunale di Lanusei.
Come riportato dall’ANSA, secondo la Consulta la titolarità della richiesta di risarcimento in materia di diritto ambientale spetta in via esclusiva al ministero dell’Ambiente e quindi allo Stato. La Corte era stata infatti interpellata dal Tribunale di Lanusei a fronte della richiesta della Regione per dichiarare l’illegittimità costituzionale dell‘articolo 311 del Testo unico ambientale che appunto dispone che il risarcimento venga chiesto solo dal Ministero competente.
Dure le dichiarazioni di Gianfranco Sollai, avvocato difensore per le parti civili al Processo, che ribadisce una posizione già espressa in passato: “la mia opinione è che l’eccezione di incostituzionalità sollevata dalla Regione per quanto formalmente legittima, per il caso in questione e per le relative tempistiche era pretestuosa e volta ad allungare i tempi di accertamento della verità”.
“Inoltre – prosegue il legale in una nota – è un paradosso che l’Ente Regione, istituzione che avrebbe dovuto e dovrebbe vigilare su ambiente e salute dei Sardi, abbia permesso e continui a permettere che nei Poligoni e Basi militari si perpetuino attività che distruggono l’ambiente e compromettono la salute dei cittadini, salvo poi, in secondo momento, richiedere la partecipare al risarcimento del danno mentre, per l’appunto a causa di omissioni e supporto alle attività militari, dovrebbe in realtà risponderne”.