Casteddu, sit-in di A Foras: fuori i militari dall’Università
Continua la lettura di Casteddu, sit-in di A Foras: fuori i militari dall’Università
Continua la lettura di Casteddu, sit-in di A Foras: fuori i militari dall’Università
Continua la lettura di Aristanis, Coordinamentu Organizativu de Caminera Noa
Valutazione palasport Tempio Pausania: disponibile anche on-line
Il lavoro valutativo “Profili storici, amministrativi e finanziari del Palazzetto polifunzionale di Tempio Pausania (1989-2017)” è disponibile anche per l’acquisto on line. La prima stesura del lavoro è stata diffusa gratuitamente circa due anni fa e oggi, dopo gli sviluppi 2016-2017 e le nuove prospettive, è disponibile una versione definitiva, ampliata e largamente approfondita.
Al link riportato è possibile ordinare una copia on line in formato Pdf oppure una copia cartacea che verrà inviata tramite posta ordinaria. Inoltre, il lavoro è già disponibile nella libreria di Tempio Pausania “Bardamù“, Piazza Gallura n. 3. Eventuali ulteriori librerie dove poter acquistare la ricerca verranno rese note successivamente.
Valutazione palasport Tempio Pausania: disponibile anche on-line
Continua la lettura di Bauladu, Assembrea plenària de sa Caminera Noa
Il dossier che hai tra le mani vuole essere uno strumento di analisi e riflessione su uno dei tanti cambiamenti che il sistema della formazione, in questo caso il mondo universitario, sta subendo negli ultimi anni. Da qualche anno i militari stanno silenziosamente entrando in un contesto che non è quello della guerra (dove ancora il nostro immaginario, non del tutto atrofizzato, li inserisce), ma quello della formazione e della ricerca civile. Sempre di più i militari condividono con noi le strade delle città, così come la nostra quotidianità. Li ritroviamo spesso seduti ai banchi dell’università o dietro la cattedra, li rivediamo nei contesti di cosiddetta “emergenza” sia di carattere umanitario (legata ad esempio ai fenomeni migratori o alle calamità naturali) o di carattere securitario (legata negli ultimi anni soprattutto agli atti di terrorismo).
Questo dossier cerca capire il modo in cui il mondo dell’università si sta inserendo in questo contesto più generale e, soprattutto, come essa stia diventando parte di quella filiera bellica che vede la Sardegna come uno dei suoi anelli forti. Il fine, dunque, è di capire come il mondo della formazione si inserisca in un contesto che, secondo le parole di Minnitti, è dominato sempre più dalla “paura” e dal carattere “emergenziale”. Per questo motivo, il dossier parte da una panoramica su modalità e finalità con cui negli ultimi anni il militare si sta inserendo nell’ambito della formazione universitaria italiana, soffermandosi poi sul caso sassarese del Corso di Laurea in Cooperazione e Sicurezza Internazionale e offrendo infine una cornice generale sui progetti più recenti con cui il militare si è inserito nella gestione dell’ambito civile e sull’occupazione militare in Sardegna.
Continua la lettura di Macomer, lunedì convegno-dibattito “Inclusione sociale e produzioni locali”
La montagna ha partorito il topolino? A sfogliare la bozza del protocollo d’intesa “Per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della Regione” illustrata nei giorni scorsi dal governatore Francesco Pigliaru (che ha avuto il via libera in aula con 34 voti a favore e 9 contrari) parrebbe che le cose stiano veramente così.
Negli ultimi anni il movimento contro l’occupazione militare è cresciuto parecchio fino ad arrivare a bloccare – se pur temporaneamente – lo svolgimento delle esercitazioni attraverso imponenti e determinate manifestazioni popolari nei pressi dei principali poligoni dell’isola. Il movimento, compattatosi intorno all’assemblea sarda contro l’occupazione militare (AForas), è anche riuscito a uscire dal cono d’ombra delle mobilitazioni e dei fisiologici riflussi, strutturandosi sul territorio e proponendosi come centro di riferimento per una fitta attività informativa, di analisi e anche di aggregazione sociale.
A fronte della montante insofferenza dei sardi verso l’occupazione militare è evidente che lo Stato italiano è alla ricerca di una narrazione capace di rendere più tollerabile la presenza militare nella nostra isola ed è altrettanto chiaro che la maggioranza che governa la Regione Autonoma di Sardegna (ad egemonia PD) è complice di tale tentativo.
Ma che cosa dovrebbe prevedere l’accordo su quella che Pigliaru ha definito una “graduale dismissione delle servitù militari nell’isola” e altri esponenti della maggioranza un “passo storico per la Sardegna”?
Vediamolo in breve:
Questi i punti definiti positivi dal partito del governatore Pigliaru. In estrema sintesi l’apertura temporanea di un paio di spiaggette e la cessione delle attività belliche in periodo estivo per non spaventare i turisti. Ma fra i punti annoverati come “successi diplomatici” dalla giunta dei professori anche delle vere e proprie beffe come per esempio la cessione della caserma “Ederle”, «previa realizzazione di idonee strutture ove rilocare attività e funzioni attualmente ivi svolte, con oneri non a carico della Difesa» e la «piena operatività della Caserma di Pratosardo, attraverso anche il dislocamento di alcuni reparti». Insomma, lo stato italiano e il suo esercito da una parte aprono i cancelli di un paio di spiagge, dall’altro si fanno pagare dalla Regione la realizzazione di nuove strutture dove svolgere le attività ora svolte nella Ederle e sbandierano come positiva l’apertura di una nuova caserma a Nuoro (a suo tempo fortemente avversata dall’organizzazione A Manca pro s’Indipendentzia) annunciando il dislocamento di nuovi reparti, cioè un incremento della presenza militare italiana in Sardegna.
A parte le colorite dichiarazioni del capogruppo del Partito dei Sardi che ha annunciato di non “voler vivere in una colonia” (dimenticando di essere però solido e fedelissimo alleato dei colonizzatori), è sceso subito in campo il neonato polo dell’Autodeterminazione attraverso le dichiarazioni del suo portavoce Antony Muroni che ha chiesto al governatore Pigliaru di non firmare l’accordo: «Ogni passo compiuto verso la liberazione delle terre sarde occupate dalle servitù militari e sottoposte a invasive esercitazioni militari va salutato con soddisfazione. Detto questo, l’accordo di programma presentato ieri in Consiglio regionale dal presidente Pigliaru è tutt’altro che storico. E, quand’anche si concretizzasse, è anni luce lontano da quel che serve: il presidente Pigliaru è ancora in tempo a non firmarlo».
Il segretario del partito indipendentista ProGreS ha invece stabilito una equazione politica fra servitù e PD ricordando che gli esponenti di tale partito in Parlamento nel 2008 avevano protestato chiedendo la realizzazione di un’ulteriore servitù all’interno del poligono di Quirra (per la cronaca: Andrea Lulli, Siro Marrocu, Amalia Schirru, Giulio Calvisi, Caterina Pes, Paolo Fadda e Guido Melis). Il PD – argomenta Gianluca Collu – «sostiene come ha sempre fatto che gli interessi dell’esercito italiano e dei suoi alleati, ma soprattutto gli interessi economici e politici di multinazionali belliche come Finmeccanica e dei partiti ad essa collegata, non si possono mettere in discussione né ora né mai. E se le popolazioni locali o l’intera nazione sarda non sono dello stesso avviso, poco importa, si continui a sparare e a bombardare».
Collu torna anche sulla questione degli osservatori ambientali “indipendenti” sbandierati da Pigliaru come uno dei punti forti dell’accordo, ricordando come il Governo Renzi abbia approvato un «decreto legge che aumenta di fatto i limiti di “inquinamento consentito” delle aree militari per alcune sostanze fino a cento volte i valori attuali». Insomma, a che servono degli osservatori ambientali indipendenti se poi nei poligoni militari si può inquinare per decreto?
Dello stesso avviso l’Assemblea sarda contro l’occupazione militare Aforas che è uscita oggi con un articolato documento di analisi denunciando l’accordo Stato-Regione come una truffa. I pochi punti positivi presenti nell’accordo cioè lo stop alle esercitazioni dal 1 giugno al 30 settembre e l’apertura temporanea delle spiagge di Murtas e Spiagge Bianche – denunciano gli attivisti – «erano già in essere negli ultimi anni attraverso protocolli d’intesa tra Comuni e Difesa, che venivano ogni anno rinnovati».
Anche sugli osservatori ambientali gli attivisti svelano le carte giocate dalla Difesa e Pigliaru: «anche per questi non meglio precisati controlli ambientali ribadiamo quanto già scritto: avranno accesso e fondi per analisi approfondite? A tal proposito ricordiamo che, come riportato nel nostro ultimo dossier su Teulada, le uniche indagini su ambiente e salute sono state commissionate dalla Difesa e secretate. Per questo pretendiamo ricerche approfondite e condotte da enti terzi, non governativi e riconosciuti da tutte le parti». E, dulcis in fundo, la vera e propria mela avvelenata presente nell’accordo: a fronte di inconsistenti porzioni di territorio cedute all’uso pubblico i sardi dovranno acconsentire a nuove servitù militari «da una parte, il dislocamento di alcuni reparti nella caserma di Pratosardo (Nuoro), infrastruttura tra l’altro costruita su terre civiche, sclassificate e dichiarate edificabili con una legge del 2013. E dall’altra, l’implementazione del SIAT, Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre, e di altri sistemi duali. Abbiamo già sottolineato nel nostro dossier sul PISQ (Poligono Interforze del Salto di Quirra) a proposito del Distretto Aerospaziale della Sardegna (DASS) la pericolosità dell’uso civile e militare di infrastrutture tecnologiche finalizzate sempre ad un uso bellico. In particolare il SIAT, (citato nel nostro dossier su Teulada), è presentato come un nuovo modo di utilizzare il poligono, moderno, orientato alla ricerca scientifica e addirittura “green”. Ma, anche se si spara qualche cartuccia in meno del solito, si tratta pur sempre dell’ennesimo sistema di addestramento volto alla preparazione di guerre di aggressione (come dimostra la costruzione di due villaggi addestrativi riprodotti in stile medio orientale e dell’est Europa). E anche il coinvolgimento dell’Università rivela sempre lo stesso schema, già intravisto con il DASS: drenare fondi pubblici dalla ricerca verso l’industria bellica. In pratica, anziché porre le basi per la dismissione del Poligono di Teulada, l’accordo prepara il terreno per un suo nuovo utilizzo, sempre indirizzato al vecchio sfruttamento coloniale: della nostra terra da una parte e dei futuri scenari di guerra dall’altra».
La scorsa estate, in un giorno di fine Luglio a Santa Cristina di Paulilatino, un centinaio di militanti e attivisti di diversa provenienza, dalla difesa del territorio dalla speculazione energetica alle lotte contro lo sfruttamento del lavoro (voucher, tirocini, flessibilità, lavoro nero, ecc..), in una prospettiva di l’autodeterminazione della natzione sarda e tutela del suo patrimonio linguistico e culturale, hanno deciso di iniziare a progettare insieme un nuovo percorso. Questo sarà presentato pubblicamente nelle prime tre assemblee territoriali di Sassari (24 novembre), Terralba (2 dicembre) e Bosa (9 dicembre).
Ecco, intanto, le prime tappe della nuova strada, gli obiettivi e le mobilitazioni concordate nell’assemblea di Bauladu del 17 settembre:
Il nuovo percorso. Una strada veramente nuova per una esperienza politica che non ha una segreteria, un portavoce e diramazioni organizzative, ma che procede per assemblee plenarie, comitati volontari e valorizzazione delle singole competenze e la cui unica finalità è coordinare in maniera efficace delle lotte importanti per difendere la Sardegna dal saccheggio e i lavoratori dallo sfruttamento capitalista. Così la tabella di marcia stabilita a S. Cristina lo scorso luglio è stata pienamente rispettata ed entro Natale si terranno le prime tre assemblee territoriali.
Si inizia da Sassari, il prossimo venerdì (24 novembre) alle ore 18:30 nell’auditorium del Carmelo, in Viale Umberto (poco più su dell’ex mercato civico). Il 2 dicembre sarà la volta di Terralba, alle ore 18:00, presso la sede della USB in Via Roma 27 e infine il 9 dicembre a Bosa presso la Casa del Popolo in via Cugia n° 14.
Le assemblee saranno l’occasione per fare il punto sullo stato dei lavori e per recepire nuove idee e proposte in vista della prossima plenaria che si terrà a gennaio.
Continua la lettura di Tèmpiu, Bolmea: una fràbbica liata a lu locu