Tutti gli articoli di admin

Lurisi. “Rock in Bidda” a la IV edizioni. Làmpata cun Custessora

RockInBidda#14La dì 13 di làmpata attoppu in Lurisi pa la IV edizioni di Rock In Bidda, ulganizzatu come dugn’annu da Custessora, assòziu culturali lurisincu. A cumincià da l’ottu di sera, cattru gruppi s’arani a dà cambiu a l’abbaltu, illu piazzali di lu Palazzetto di lu Sport comunali. Cu lu solitu  accumpagnu di birra e panini, a la fini di la palti rock di la sirata, sigarà un DJ-set finz’a faccammanu. Sonarani: The Grog cun Joe Perrino (Sassàri/Casteddu), This Age (Tàrranoa) frischi di ghjru di cuncelti europei, Tortuga (Alghero) e Icy Steel (Sassàri). Eventu finanziatu in tuttu e pal tuttu a la sola da Custessora chi si prippara cussì  –  cu la so Domo – puru pa la chita infattu: la dui dì (20-21 làmpata) pa la III edizioni di Domos Abbeltas. Un Tzilleri smannatu e midduratu da l’edizioni passati, comu altettantu è suzzessu pa lu prugramma di li dui ciurrati malcati da magnu, bì, cultura, altigianatu e storia di Lurisi. Da l’assagghju di li ‘ini di Chintina Depperu a li birri altigianali di Ziu Antony; e ancora, la proiezioni di Bella Mariposas di Salvatore Mereu, l’esibizioni di lu Gruppu Folk lurisincu e lu cuncursu fotògraficu chi chjudarà l’iscrizioni ghjói, la dì 18.

Luras. Rock in Bidda alla IV edizione. Giugno con Custessora

Il 13 giugno appuntamento a Luras per la IV edizione di Rock in Bidda, organizzata da Custessora, associazione culturale lurese, che non manca l’attes per gli amanti del rock, in particolare quello sardo. A partire dalle 20:00, quattro i gruppi che si alterneranno all’aperto nel piazzale antistante il Palazzetto comunale. Con il consueto ristoro di birra e panini, al termine dell’esibizione rock seguirà il DJ-set per prolungare la serata sino all’alba. Suoneranno The Grog feat. Joe Perrino (Sassari/Cagliari), This Age (Tàrranoa) frischi di ghjru europeu, Tortuga (Aligheru) e Icy Steel (Sassàri).

Evento totalmente autofinanziato da Custessora che si prepara così – con la sua Domo – per la settimana successiva e la due giorni (20-21 giugno)  per la III edizione di Domos Abbeltas. Un Tzilleri ampliato e migliorato rispetto alla passata edizione, come altrettanto è stato fatto per il programma delle due giornate all’insegna di enogastronomia, cultura, artigianato e storia lurese. Dalla degustazione di vini della Cantina Depperu alle birre artigianali di Zio Antony; e ancora: la proiezione di Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, l’esibizione del Gruppo Folk lurese e un concorso fotografico le cui iscrizioni chiudono giovedì 18.

http://www.ilminuto.info/sc/2015/06/luras-alla-iv-edizioni-rock-in-bidda-giugno-con-custessora/

“Aquì estamos, mi general, aquì seguimos” (Marcos a Emiliano Zapata – 10/04/1997)

Sub_Comandante_Marcos1_1Aquí estamos mi general, aquí estamos porque estos gobiernos siguen sin memoria para los indigenas y porque los ricos hecendados, con otra nombres, siguen despojando la sus tierras a los campesinos.

Como entonces pasó, ahora los goviernos buscan leyes para legitimar el robo de las tierras. Como entonces, los que se niegan a aceptar las injusticias son perseguidos, encarcelados, muertos.

Pero como entonces, mi general, hay hombres y mujeres cabales que no estan callados, chi luchan para no dejarse, se organizan para exigir tierra y libertad. Por eso le escribo a usted, Don Emiliano, para que sepa usted que aquí estamos y aquí seguimos.

Tempio Pausania. Biancareddu assegna deleghe assessoriali. Il 16 primo Consiglio

Andrea-BiancaredduDopo l’insediamento in Comune dell’ex Assessore regionale e neosindaco di Tempio Pausania, Andrea Biancareddu ha proceduto all’attribuzione delle deleghe assessoriali, secondo gli accordi di Tempio Rinasce, tra i quattro candidati più votati. Dunque, in primo piano, Anna Paola Aisoni, ingegnere, la più votata in assoluto con oltre 1300 preferenze, come da prassi diventa vicesindaco e si occuperà di Urbanistica, Lavori Pubblici ed Edilizia Privata. A Gianni Addis, come prevedibile, vanno Sport, Spettacoli, Turismo e Cultura, deleghe alle quali si aggiungono rispetto al passato Pubblica Istruzione, Commercio, Industria, Artigianato e Personale. Passaggio delicato per l’avvocato Alessandra Amic, uno dei volti nuovi di questo rinnovo del Consiglio, alla quale va l’Assessorato dell’ex vicesindaco Gianni Monteduro. Si occuperà di Servizi Sociali, Dinamiche della Famiglia, Politiche comunitarie e giovanili.

Infine, i due candidati a sindaco nel centrodestra tempiese nel 2010, riunificazione decisiva per la vittoria su Balata; a Francesco Quargnenti vanno Polizia Locale, Protezione Civile, Viabilità e Patrimonio, mentre Franco Marotto sarà il nuovo capogruppo di maggioranza.

Alla prima tornata di incarichi seguirà, come annunciato da Biancareddu, l’attribuzione di “deleghe minori”. Non trapelano nomi dei futuri delegati in materie come agricoltura, arredo urbano e frazioni, ma in quest’ultimo caso pare scontato l’incarico ad Aurora Careddu di Nuchis.  Al momento rimane in capo a Biancareddu Bilancio e Programmazione dell’assessore uscente, nonché segretario cittadino del PD, Mario Addis, uno dei grandi bocciati nel centrosinistra in questa tornata elettorale.

Per la composizione definitiva delle deleghe di governo, primo Consiglio comunale, martedì 16 giugno, dove gli eletti verranno convalidati e l’eletto sindaco presterà giuramento.

Le ragioni della lotta di liberazione nazionale e sociale in Sardegna (di Scida)

Infografica "Stati in gestazione?" - di Limes - tratto da dossier "L'impero è Londra"
Infografica “Stati in gestazione?” – di Limes – tratto da “Scots and the City”

Le ragioni della lotta di liberazione nazionale e sociale in Sardegna

Nazionalismo, autodeterminazione, anticolonialismo. Questi sono tre concetti fondamentali per comprendere le nostre ragioni, per quanto siano stati spesso visti come inappropriati in riferimento alla realtà sarda. Parliamo di nazionalismo rivoluzionario, di liberazione, la cui nascita è situata dagli storici nella Rivoluzione Francese. In questa occasione il concetto di “nazione” fu- per la prima volta- interpretato in senso rivoluzionario: non più come un mero corpo di cittadini nati su un territorio determinato ma anche come un potere costituente- ora oppresso- rivendicante un diritto naturale alla sovranità contro gli oppressori, contro i privilegiati.

La Sardegna è una entità. Siamo un popolo che vive in un determinato territorio ed ha le sue particolari caratteristiche, innanzitutto per quanto concerne la lingua e la storia. Come tale ha diritto all’autodeterminazione: la sovranità nella nostra terra deve passare unicamente attraverso le scelte del nostro popolo, senza i vincoli di un potere ad esso straniero. Ciò non va interpretato come una chiusura nei confronti del resto dell’umanità; tuttavia, solo quando saremo liberi potremo decidere liberamente a quali federazioni aderire- su basi democratiche.

Dopo la rivoluzione francese, il nazionalismo conosce anche la sua declinazione in senso reazionario. Tuttavia, con la Rivoluzione d’Ottobre (1917) si aprirà una nuova fase per le lotte di liberazione nazionale; infatti, la rivoluzione socialista, grazie anche al pensiero di Lenin sull’imperialismo, rappresenterà un faro per tutti i movimenti anticoloniali. Questi assumeranno un ruolo nella lotta contro il capitalismo, ponendosi in netto contrasto con il nazionalismo etnicista, tradizionalista, conservatore e borghese degli Stati oppressori.

Nel XX secolo il pensiero progressista ha analizzato particolarmente il problema dell’imperialismo, del colonialismo vecchio e nuovo, elaborando teorie come quella detta “della Dipendenza” o la teoria dei sistemi-mondo capitalisti. Queste ci hanno mostrato come i rapporti di dominazione tra un centro capitalista e le periferie possa persistere anche una volta che, queste ultime, hanno costruito delle istituzioni proprie formalmente indipendenti (Sudamerica). Inoltre, a differenza di chi ci ha preceduto, possiamo vedere decenni di storia di nuovi Stati nati dalla lotta anticolonialista. Così tutti i movimenti per la liberazione nazionale sono obbligati a chiedersi: si può porre solo il problema della mera costruzione dello Stato? Oppure l’indipendentismo è da intendersi come un processo di emancipazione reale?

In questo modo, al problema della sovranità si aggiunge quello economico. La lotta nazionale è anche lotta per l’emancipazione sociale.

In sintesi: problema istituzionale (sovranità popolare) più problema economico (lotta alla dipendenza). Dalla sudditanza e dallo sfruttamento oggettivo della Sardegna- la sua condizione di terra sfruttata per interessi altrui, in particolare dello Stato italiano- nascono le ragioni di un movimento di liberazione nazionale anche nella nostra isola.

Storia della Sardegna e pensiero sardista dalla Sarda Rivoluzione ad oggi

Il clima preparatore per la Sarda Rivoluzione (1794-96) è sorto nella seconda metà del secolo XVIII, con la crisi del sistema feudale e le riforme sabaude del Ministro Bogino- in particolare la ristrutturazione delle Università. Da queste venne fuori una intera generazione, in particolare di giuristi, aperta a nuove idee, più sensibile alla realtà dell’isola e consapevole del ruolo che la borghesia sarda avrebbe potuto ricoprire se avesse avuto accesso alle più alte cariche pubbliche del Regno nell’isola. L’invasione francese (1793) fu l’evento che scatenò l’emersione di queste energie nuove: i sardi difesero l’isola senza l’aiuto esterno e sotto un vicerè del tutto incapace di far fronte alla situazione. Ciò spinse la borghesia cagliaritana- tramite gli Stamenti- alla formulazione delle sue 5 domande a Torino; l’ostilità nel non volere rispondere ad esse e la crescita di un ambiente politico sempre più vivace attorno agli Stamenti ed al movimento riformatore a Cagliari, culminò nella “emozione popolare” del 28 aprile 1794, quando- dopo il tentativo di arrestare due uomini influenti negli Stamenti, al fine di reprimere quest’ultimo, espressione della rinnovata volontà autonomistica- i cagliaritani- con un grande atto di protagonismo popolare- insorsero contro i piemontesi, espellendoli infine dall’isola.

Sarda Rivoluzione come rivoluzione nazionale mancata (1795-96)

La rivendicazione nazionale borghese (l’accesso alle cariche del Regno di nazionali sardi; difesa delle prerogative autonomiste contro l’assolutismo della Corona) si unisce alla lotta dei contadini contro il feudalesimo. A differenza delle precedenti rivolte a carattere nazionale antelitteram- l’epopea arborense contro gli aragonesi (1354-1409); la rivolta di Leonardo Alagon (1470-1478); la crisi Camarassa (1665-1668) – la Sarda Rivoluzione, in linea con la storia europea, assume una dimensione di massa. L’inno “Su patriotu sardu a sos feudatarios” di Mannu (1795) è una grande testimonianza di questo fatto rivoluzionario che possiamo assumere come atto di nascita della nazione sarda e del nazionalismo sardo.

Nel 1796, con il tradimento della borghesia, avvenne l’aborto della rivoluzione nazionale sarda. La borghesia isolana era troppo debole per potersi mettere, con determinazione, alla testa di un movimento emancipativo; così, la prospettiva di unire le proprie rivendicazioni con il moto nelle campagne finì per intimorirli e per spingerli a rafforzare i legami con la Corona, al fine di salvaguardare ed ampliare i propri privilegi in una dimensione non-conflittuale. Inizia il processo verso la Fusione Perfetta (1848) ed il ruolo definitivamente subalterno della classe dirigente sarda, debole e priva di ambizioni, che vede nel Piemonte prima e nello Stato italiano unitario poi, il massimo protettore dei propri interessi.

Con l’arrivo della corte sabauda in Sardegna, nel 1799, a causa dell’invasione napoleonica e con Carlo Felice viceré si rafforza il legame- il matrimonio di interesse- tra Corona e classe dirigente isolana. Questa sarà funzionale allo Stato italiano come raccordo tra l’oppressore centrale ed il popolo sardo oppresso. La borghesia sarda si è rivelata incapace di avere un ruolo autonomo rispetto a quella italiana. Ne consegue che è impossibile comprendere l’oppressione sociale sarda se non entro l’oppressione nazionale; di conseguenza, è impossibile risolvere la prima senza la seconda.

Ottocento

Si assiste ad un grande interesse per la storia della Sardegna, tanto che possiamo affermare che in questo secolo gli intellettuali hanno inventato la Nazione sarda ma, allo stesso tempo, anche l’italianità della Sardegna. Gli storici sardi – Manno, Spano, Martini, Siotto Pintor- in modo paradossale ma interpretando le ragioni della borghesia sarda, da un lato danno fondamento storico alla Sardegna come nazione e dall’altro la inseriscono entro l’italianità. Fatto del tutto nuovo, dato che si è sempre pensato all’isola come a qualcosa d’altro rispetto al continente.

Nel 1847 avviene la Fusione perfetta tra l’isola ed il Piemonte. A questa segue il prepotente avvento del capitalismo: risoluzione reazionaria del conflitto nelle campagne. L’abolizione del feudalesimo (dal 1832) si realizzò contro gli interessi di contadini e pastori, come testimoniano provvedimenti come l’editto delle chiudende e l’abolizione degli ademprivi. La trasformazione economica renderà il secolo XVIII un periodo di duro scontro di classe tra il popolo e la sua classe dirigente legata allo Stato centrale, subalterna al Capitale italiano.

Sul “fallimento” della Fusione e le sue conseguenze oggettivamente nefaste si interrogano diversi intellettuali sardi, che- con la borghesia- avevano creduto in essa come ad una fonte di progresso e modernità per il popolo sardo, dando vita al pensiero federalista (Tuveri, Asproni).

Piuttosto significativa è la rivolta di “su connotu” nel 1868, a Nuoro. Espressione di una classe subalterna priva di coscienza di sé, senza la formazione di un partito che possa fare i suoi interessi e quindi dotata della sola arma della Tradizione, contro una classe dirigente unita e compatta in favore dell’Italia e del capitale straniero. Questo era penetrato particolarmente nelle miniere tramite società inglesi, francesi, belghe e genovesi.

Nell’ultimo quarto di questo secolo assistiamo all’invasione dei caseari italiani, i quali provocarono l’ampliamento dell’ovino per soddisfare la domanda di pecorino romano per gli emigrati italiani in America. Inoltre, la guerra doganale Italia-Francia, causata dalla nuova politica protezionista del governo italiano della Sinistra Storica- danneggia in particolar modo i produttori sardi; la manifestazione palese degli opposti interessi economici tra l’Italia e la Sardegna porta- specie nel primo Novecento- alle elaborazioni che si riveleranno culturalmente importanti per il futuro sardismo (Attilio Deffenu)

Dal Novecento ai primi anni 2000

Il massiccio impegno bellico dei sardi durante la Grande Guerra (13000 morti e formazione di due reggimenti a base etnica sarda) ebbe degli effetti analoghi a quelli dell’invasione francese del 1793. La coscienza di sé porta alla rivendicazione dei diritti “nazionali” contro il centralismo, per l’autonomia sarda. Dal movimento degli ex combattenti, tra il 1919 ed il 1921, nacque il Partito Sardo d’Azione, primo partito sardocentrico di massa, a base contadina e non per gli interessi degli agrari troppo deboli. Questa è la grande differenza tra la Sardegna ed il Mezzogiorno d’Italia più la Sicilia, evidenziata da Gramsci. La proposta sardista è l’autonomia sarda in una Repubblica federale italiana oltre che la formazione di cooperative tra pastori e contadini.

Dal 1923 al 1926 il PsdAz è emerso come principale formazione antifascista nell’isola. L’ascesa del fascismo stronca il processo sardista.

Dopo l’Autonomia Regionale seguita alla fine del secondo conflitto mondiale ed alla nascita della Repubblica italiana, inizia l’era dei Piani di Rinascita. Questi sono stati, di fatto, l’ennesimo progetto economico in favore dello sfruttamento della Sardegna ad opera del capitalismo italiano. L’aumento del reddito dei sardi non fu accompagnato dall’aumento della capacità produttiva; perciò l’isola divenne un mercato di sbocco per i prodotti del Nord Italia. Mentre fu creato un terreno favorevole all’invasione di capitali stranieri, la Sardegna- come ha rivelato una recente analisi pubblicata sul Sole 24 Ore- è ancora oggi la regione dello Stato italiano ove fare impresa è più difficile.

Ridimensionato il ruolo dell’agricoltura ed in presenza di una debole borghesia manifatturiera, emerge il ruolo della classe politica – dell’apparato politico amministrativo della RAS- come nuova “classe egemone”, vero e proprio protagonista della trasformazione sociale in atto, grazie al suo potere nel dirottamento dei fondi pubblici per lo sviluppo dell’isola. Ciò ha creato il forte legame tra gli agenti economici isolani ed i partiti italiani oltre che la forte dipendenza dallo Stato, ampliata dalla distruzione del tessuto socio-economico sardo con la creazione dei poli industriali e la centralità della petrolchimica. Inoltre, con la crisi petrolifera (1973-79) il capitalismo di Stato italiano (ENI) assunse un ruolo molto rilevante nell’economia sarda.

Le riflessioni sul “fallimento” della Rinascita e le sue conseguenze nefaste, il disincanto nei confronti dell’autonomia regionale, la critica nei confronti della Sinistra italiana (PCI) e dell’azione politica della dirigenza del PsdAz, portò alla nascita del pensiero neosardista e di movimenti politici esplicitamente indipendentisti ed anticolonialisti, ricollegandosi al movimento anticoloniale ed anti-imperialista nel Terzo Mondo: Antonio Simon Mossa (tra sardismo e neosardismo, paragonabile a Connolly e Krutwig, oscillante tra appartenenza al PsdAz e formazione di movimenti in dissidenza come MIRSA); Su Populu Sardu (marxista, indipendentista, propugnante uno Stato socialista sardo).

La crescita di una sensibilità sardista fu catalizzata dal Partito Sardo d’Azione durante le elezioni 1984, che portarono al governo regionale di Mario Melis in coalizione con i comunisti italiani. Tuttavia questo partito si rivelò incapace di gestire il “vento” in suo favore.

Nella prima metà degli anni ’90 si creò un nuovo contesto politico: fine della guerra fredda, crisi degli storici partiti unionisti, crisi del capitalismo di Stato italiano; processo europeista (nascita di nuovi stati indipendenti). Si crea uno spazio per una crescita della coscienza nazionale sarda, perché i messaggi indipendentisti possano concorrere con quelli dei partiti italiani, ormai slegati dalla propria forza ideologica e privi di organizzazione massiva. Crescono nuovi movimenti post-ideologici che raccolgono gli individui più consapevoli, tuttavia non tradottasi nella creazione di un movimento nazionale di massa (SN, iRS, ProgReS). A fianco di questi ultimi anche il movimento indipendentista aMpI, che si distingue per la sua ideologia marxista. Il fallimento del capitalismo di Stato ha portato all’irruzione delle multinazionali, verso cui la Regione Autonoma ha un ruolo del tutto passivo. Inoltre, il tentativo di creare un ambiente favorevole alla nuova economia ICT (Video On Line, Tiscali, Sardegna Ricerche) non ha dato i risultati sperati, non riuscendo a rompere interessi consolidati. Il fallimento del capitalismo di Stato ha portato all’irruzione delle multinazionali, verso cui la Regione Autonoma ha un ruolo del tutto passivo.

Oggi

Il disagio sociale, sebbene non direttamente indipendentista, si esprime attraverso lotte sardocentriche e rivendicazioni contro il centralismo: contro la speculazione energetica e la sottrazione delle terre; contro l’occupazione militare; referendum sulle scorie e sul nucleare; agenzia sarda delle entrate; protezione ed uso pubblico della lingua sarda.

L’ascesa della coscienza nazionale ed il credito acquistato da proposte indipendentiste negli ultimi venti anni, manifestatosi anche elettoralmente come mai accaduto nel passato (Sa Mesa de sos Sardos liberos 1996; iRS provinciali 2010; Sardegna Possibile 2014) ha portato al tentativo, da parte dei partiti unionisti, di bloccare il progetto, cercando di dipingersi come più sardisti. Il cosiddetto “sovranismo”- la collaborazione di una parte del movimento indipendentista con il centrosinistra italiano- è una manifestazione di questo tentativo di riorganizzare l’oppressione nazionale. Ciò potrebbe portare anche all’approvazione di provvedimenti positivi (esempio la legge salvacoste di Soru o, in futuro, la stessa Agenzia Sarda delle Entrate) ma non inquadrate in un progetto emancipativo ma solo al fine di bloccare un processo che potrebbe estendersi fino a minacciare la classe dirigente attuale. Un movimento nazionale di massa serve anche perché delle “conquiste” possano rimanere in piedi ed essere inserite in un progetto emancipativo. Basti pensare allo Stato sociale, concesso grazie alla forza dei Partiti comunisti e del movimento operaio, oggi in smantellamento in assenza di forti partiti a difesa degli interessi popolari).

La persistenza del colonialismo è ben testimoniata dall’esistenza di due nuovi progetti come Matrica (ENI Novamont) a Porto Torres o della centrale a biomasse nel Sulcis, ad opera della Mossi & Ghisolfi. Mentre la Sardegna importa la maggior parte dei cereali che consuma, migliaia di ettari vengono sacrificati in nome di interessi altrui.

Prospettive attuali per la lotta di liberazione nazionale e sociale sarda

Nodo cruciale: trasformazione dell’indipendentismo da movimento di individui a movimento di massa. (Esempio bolivariano).

Necessità di un forte Movimento di Liberazione Nazionale Sardo: blocco storico degli oppressi sardi- i direttamente danneggiati dalla dipendenza economica- contro il blocco unito dagli interessi in comune con lo Stato italiano. La Sinistra unionista- l’idea di una unione ncessaria del popolo sardo con il proletariato italiano- ha storicamente fallito nel suo progetto di emancipazione, ostacolando la formazione di coscienza nazionale e la creazione di un forte partito sardo di massa, risultando funzionale allo Stato, togliendo al popolo sardo la fiducia in se stesso, levandogli di dosso l’idea che la propria liberazione possa dipendere da esso solamente e non da una forza esterna alla sua volontà. La debolezza della Sinistra italiana ed il ruolo reazionario della borghesia sarda sono delle opportunità in più per una prospettiva di lotta popolare coerente in Sardegna (esempio basco e catalano: movimenti sinistra nazionalista crescono sul tracollo della sinistra spagnola, dal collaborazionismo del PCE per la “transizione democratica” in avanti).

La questione culturale è una importante arma contro l’apparato ideologico di Stato, per distruggere la coscienza soggettiva italianista ovvero l’egemonia culturale dello Stato italiano. La promozione dell’uso della lingua sarda in ogni ambito e la costruzione di un sistema educativo sardo sono i due punti più importanti.

Indipendentismo è Internazionalismo: la lotta di liberazione sarda non è in contraddizione con la lotta degli oppressi di tutto il mondo; solo gli oppressori- e i reazionari- hanno interesse a cnteporle. Dobbiamo costruire la Sardegna libera nel XXI secolo: la lotta nella nostra isola è legata con quelle emancipative in tutto il mondo, per l’indipendenza e la giustizia sociale: contro il neoliberismo, per l’ambiente, la giustizia sociale e la democrazia economica.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

– Girolamo Sotgiu, “Storia della Sardegna sabauda”, Laterza (1984)
– Girolamo Sotgiu, “Storia della Sardegna dopo l’Unità”, Laterza (1986)
– Girolamo Sotgiu, “Storia della Sardegna dalla Grande Guerra al fascismo”, Laterza (1990)
– Girolamo Sotgiu, “Storia della Sardegna durante il fascismo”, Laterza (1995)
– Aldo Accardo, “La nascita del mito della nazione sarda: storiografia e politica nella Sardegna del primo Ottocento”, AM&D (1996)
– Aldo Accardo e Nicola Gabriele, “Scegliere la patria: classi dirigenti e risorgimento in Sardegna”, Donzelli (2011)
– Pietro Maurandi, “L’avventura economica di un cinquantennio” in “L’isola della Rinascita: cinquant’anni di autonomia della Regione Sardegna” a cura di Aldo Accardo, Laterza (1998)
– Francesco Floris, “Feudi e feudatari in Sardegna”, Edizioni della Torre (1996)
– Gianni Fresu, “La prima bardana: modernizzazione e conflitto nella Sardegna dell’Ottocento”, CUEC (2011)
– Francesco Ignazio Mannu, “Su patriota sardu a sos feudatarios”, a cura di Luciano Carta, CUEC (2002

http://scida.altervista.org/le-ragioni-della-lotta-di-liberazione-nazionale-e-sociale-in-sardegna/

Il FIU aderisce a NO STAREX e rilancia sull’occupazione militare in Sardegna

no starex
Il Fronte Indipendentista Unidu aderisce alla mobilitazione popolare lanciata per fermare STAREX (Sardinia Tactical Air Range Exercise), un’esercitazione militare interforze che si svolgerà dal 9 al 12 giugno in Sardigna coinvolgendo diversi poligoni sardi e l’aeroporto militare di Decimomannu, ad opera prevalentemente di forze armate italiane e tedesche. Continua la lettura di Il FIU aderisce a NO STAREX e rilancia sull’occupazione militare in Sardegna

Tempio. Elezioni: astensione premia Biancareddu e inchioda Balata. Dirigenza PD fuori dal consiglio tempiese

Andrea Biancareddu, nuovo sindaco di Tempio Pausania
Andrea Biancareddu, nuovo sindaco di Tempio Pausania

È  Andrea Biancareddu, due volte Assessore regionale, il nuovo sindaco di Tempio Pausania. Biancareddu (Tempio Rinasce) stravince sul candidato del centrosinistra staccando con oltre 13 punti percentuali il pediatra Antonio Balata, alla guida della lista Tempio Libera e Democratica.

Elezioni caratterizzate da un’affluenza in netto calo, 8416 votanti per un emblematico 68,5% con quasi nove punti in meno rispetto alle amministrative 2010 (76,8%). Astensione non arginata dal possibile voto “di protesta” a beneficio degli altri candidati: Nino Vargiu, per il Movimento Cinque Stelle (5,7%), e Salvatore Sassu, con Unione Democratica per Tempio (3,7%).

Biancareddu stacca di oltre 1100 consensi Balata, incrementando le 2355 preferenze personali delle regionali del 2014 da candidato per l’UDC; numeri non sufficienti per l’ennesima legislatura in Viale Trento ma decisivi alle comunali come granitica base di partenza. Elezioni contraddistinte dal leitmotiv del peso cagliaritano e romano eventualmente esercitabile; da un lato, le svariate legislature di Biancareddu e il suo peso a Cagliari, dall’altro, l’allineamento con l’attuale governo di centrosinistra e “il domani” di Pigliaru da cominciare anche a Tempio. Al netto della pesante astensione, tra le due opzioni una sonora bocciatura per la parte “Dem” di Tempio Libera e Democratica – prevedibile visti gli esiti disastrosi per la dirigenza PD alle primarie cittadine – e ad una competizione impostata su un piano speculare a quello di Biancareddu: l’effetto traino del governo di livello superiore. Le visite dell’esecutivo Pigliaru e dei vertici PD (da Luigi Arru, Paolo Maninchedda e il Partito dei Sardi, passando per Raffaele Paci, il parlamentare Silvio Lai e il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau) si sono rivelate un’arma ad unico taglio. Un harakiri politico al quale si aggiunge la più volte richiamata continuità con il centrosinistra dell’uscente Frediani. Mentre i “civici” di centrosinistra registrano ottimi risultati, la dirigenza del Partito Democratico, che esprimeva cinque candidati nella lista a sostegno di Antonio Balata, è clamorosamente fuori dal consiglio comunale tempiese.

Tempio Pausania.Elezioni: resoconto e appunti confronto elettorale Teatro Giordo

teatro giordo candidatiSi è tenuto lo scorso 20 maggio 2015, presso il Teatro Giordo, il confronto tra i quattro candidati sindaco per le imminenti elezioni amministrative di Tempio Pausania: Antonio Balata per Tempio Libera, Salvatore Sassu per Unione Democratica per Tempio, Nino Vargiu per il Movimento 5 Stelle e Andrea Biancareddu, con la lista Tempio Rinasce.

L’evento, organizzato dal comitato civico “Essere Cittadini, ha goduto di una grande partecipazione popolare con circa 500 persone. Moderatore dell’evento il presidente del Comitato, Paolo Sanna, e due giornalisti (Vito Fiori per l’Unione Sarda e Giampaolo Meloni per la Nuova Sardegna). Una volta illustrata l’attività e gli scopi sociali perseguiti dall’organizzazione, sono state presentate le modalità di svolgimento del confronto, ad ognuno dei candidati sarebbero spettati cinque minuti per illustrare le rispettive linee programmatiche.

Apre Antonio Balata sottolineando, in primis, il distacco che la lista da lui capitanata ha da qualsivoglia schieramento politico tradizionale, evidenziando quindi, sia la trasversalità che contraddistingue il suo gruppo sia la capacità di creare coesione tra soggetti appartenenti a vari partiti. Da qui, delle due l’una. O Tempio Libera e Democratica è un forza civica distaccata da poteri partitici preesistenti o Tempio Libera e Democratica è un gruppo di coesione tra vari soggetti appartenenti ai gruppi politici tradizionali. Quest’ultima ipotesi rifletterebbe, tra l’altro, il percorso che ha portato Pigliaru al governo della Ras, una dinamica questa più volte richiamata in campagna elettorale con buoni auspici in vista del 31 maggio. Antonio Balata prosegue rimarcando l’alto profilo democratico del suo gruppo, con l’esempio delle “primarie aperte di coalizione” (aperte a tutti gli aventi diritto), fortemente volute affinchè i cittadini tempiesi potessero partecipare all’intero processo democratico, esprimendo la loro preferenza tra lo stesso Balata e Mario Addis, segretario cittadino del Partito Democratico e Assessore al Bilancio uscente al centro lo scorso anno di aspre polemiche sulla questione TASI. Richiama i punti salienti del programma, come lo spopolamento, dal quale si potrà invertire la rotta con la soluzione di un’altra grande piaga dell’intero territorio gallurese: la viabilità; per quanto riguarda i settori produttivi in crisi si propone la creazione di un punto franco alla produzione nella commissariata ZIR, proposta vaga e, soprattutto, contraddittoria dal momento che nel recente incontro elettorale con Raffaele Paci lo stesso si è fatto portavoce, in particolare, delle istanze del settore sugheriero inquadrando come problema principale la mancanza di materie prime.

Il candidato fa poi riferimento alla sanità gallurese, con la necessità più volte sottolineata negli incontri precedenti, di mantenere gli stessi reparti esistenti, di nominare a tempo indeterminato  primari e soprattutto l’importanza della creazione di una cardiologia h 24  (che pare fuori dal piano Tecleme) e il potenziamento del servizio di neuropsichiatria infantile.

In seguito la parola passa al candidato Salvatore Sassu, il quale si presenta come demagogicamente femminista, descrivendo come punto di forza di Unione Democratica per Tempio la prevalenza del genere femminile che “si sa, sono più forti dell’uomo”. Sassu inneggia ad un rinnovamento per Tempio, la quale soffre di un degrado progressivo causato, fra le altre cose, dalla povertà. Il candidato propone un cambiamento nella metodologia di governo, per l’abolizione “della casta e dell’oligarchia” (delle quali lo stesso candidato è appartenuto per alcune legislature) in favore di una democrazia che veda i cittadini pienamente partecipi delle azioni di governo attraverso iniziative che li coinvolgano, quali: vari strumenti referendari, la creazione di un diario pubblico in cui scrivere le proprie riflessioni su cambiamenti di cui la città necessiterebbe e la modificazione dello svolgimento del consiglio comunale che dovrebbe essere più compartecipato.

Sassu si delinea, nonostante la pluriennale esperienza in consiglio comunale, come il candidato più debole e, terminato il suo intervento a tratti sconclusionato, passa la parola al candidato per il Movimento Cinque Stelle, Nino Vargiu.

L’avvocato Vargiu esordisce descrivendo la lista da lui capeggiata, una lista giovane, politicamente (per quanto la campagna del M5S descriva gli attivisti non-politici) e anagraficamente, senza alcuna esperienza pregressa, eccezion fatta per Doneddu, consigliere comunale uscente, che da tempo si batte per il Paolo Dettori. Il programma del M5S – secondo Vargiu – si presenta come un programma popolare, costruito con i cittadini.

Tuttavia, accanto a questa connotazione “dal basso” – a due anni e mezzo dall’elezione politica italiana del 2013 – tanti episodi hanno minato l’immagine del movimento M5S circa trasparenza, democrazia e legalità, la forma è cambiata: è nato il Direttorio. Polemiche come in tutte le formazioni politiche d’altronde, e in alcuni casi la querelle hanno investito Roma e l’asse con Milano, gli equilibri con Casaleggio, il rapporto tra parlamentari e territorio, le decisioni imposte e molto altro. Nel bel mezzo della diffusione recente dei Grilloleaks, hanno acquisito maggiore visibilità gli sviluppi del caso Assemini maturato negli ultimi mesi e noto ormai anche alla stampa italiana. Inquietanti dinamiche locali che mettono in dubbio onestà e legalità vanno ad aggiungersi ai vari quesiti irrisolti circa i meccanismi di votazioni/certificazioni/verifiche nella Rete da parte del non meglio definito (ma molto chiacchierato) “staff centrale”.

Vargiu oltre alla sanità, tema di comune interesse affrontato da tutti i candidati, parla delle problematiche precedentemente risolte riguardo il Tribunale, spiegando il suo personale apporto alla causa tempiese.  Un apporto personale Vargiu lo sottolinea anche a riguardo della questione “acqua” tanto cara ai galluresi, con la pessima gestione Abbanoa e il mancato utilizzo dell’acqua di Lu Pagghjolu, che ha portato a tutta una serie di conseguenze e condizioni del servizio idrico tristemente note. Il portavoce del Movimento Cinque Stelle si attribuisce il merito – citando anche il Meetup calangianese – relativamente la questione del collegamento con l’invaso e lo stanziamento accordato da Maninchedda, “ottenuto anche grazie al lavoro del M5S sul territorio“. Sul finanziamento infrastrutturale c’è la garanzia politica dell’Assessorato ai Lavori Pubblici, di quello alla Programmazione (Paci), del Partito dei Sardi che sostiene Balata e l’attuale governo Pigliaru.

Insomma, il tema Pagghjolu è una posta calda. E In Via Trieste lo sanno bene. Paci a Febbraio ha firmato una delibera di Giunta, su proposta dei Lavori Pubblici, dove si dà mandato all’Assessorato in carica presieduto da lui stesso di attuare le dovute variazioni di bilancio per dar luogo a quanto previsto: recupero residui passivi e integrazione di risorse (4/6 milioni di euro) per il collegamento con Lu Pagghjolu. A distanza di circa quattro mesi non si hanno notizie su sviluppi ulteriori e l’effettivo finanziamento delle risorse. Lu Pagghjolu diviene così un argomento forte di campagna elettorale un po’ per tutti, da chi si attribuisce merito nella fase di indirizzo politico e chi si fa garante dell’attuazione reale con lo stanziamento di risorse specifiche.

Il candidato grillino prosegue con la descrizione del programma, toccando altri temi caldi quali la gestione dei rifiuti urbani, il costo della TARI, l’impostazione del contratto con l’ex-Gesenu (oggi Ambiente Italia) e relativo peggioramento della raccolta differenziata dovuto – secondo il M5S – al fatto che di incentivi e vantaggi ne goda più il Gestore che i cittadini, anche in relazione all’operato considerato marginale  nell’ambito della gestione del ciclo rifiuti. I tempiesi sono i veri protagonisti e gli stessi, secondo il M5S, faticano e pagano senza alcun ritorno, a differenza dei benefici del gestore.

Vargiu prosegue con l’idea di sfruttare i 18 km di fibra ottica in stato di abbandono che si troverebbero sotto i piedi dei tempiesi, collegamenti che si vorrebbero utilizzare per garantire ai tempiesi una connessione di elevata qualità. Ma il progetto della fibra ottica non è finalizzato all’utilizzo privato, ma bensì al collegamento tra alcuni centri sardi e “il continente”, che permetta di trasferire un grande quantitativo di dati e, dunque, giovi nell’ambito della P.A. Infine Vargiu conclude parlando di una proposta per incentivare la partecipazione dei tempiesi al governo della città, l’istituzione dei rappresentanti di quartiere che possano raccogliere le proposte e lamentele dei cittadini per interloquire direttamente con la Giunta comunale.

Infine prende la parola il candidato, Andrea Biancareddu, per Tempio Rinasce che subito mostra la propria esperienza politica annunciando sostegno politico a qualsiasi candidato e lista che si insedierà in municipio palesando – forse strategicamente e a differenza dei toni caustici che seguiranno – debolezza. Continua illustrando l’unità che contraddistingue la propria lista e il programma che scaturisce dal lavoro sinergico di tutti i suoi collaboratori e sottolinea come, al contrario di  Tempio Libera e Democratica, non siano state necessarie le primarie. Il candidato sindaco non poteva essere che uno: Andrea Biancareddu. Come confermato durante la presentazione della lista, dove tutti i consiglieri lo hanno ringraziato per la “chiamata di Andre”. Rimarca come non abbia nessuna intenzione di ritirarsi dallo scenario politico per andare in pensione e godersi, così, uno dei più corposi vitalizi riconosciuti dalla RAS a lui e ad altri 316 ex consiglieri regionali. Il leader di Tempio Rinasce punge Balata affermando di poter “viaggiare da solo senza la necessità di padrini politici”, al contrario di chi si accompagna con esponenti regionali e statali del Partito Democratico (a proposito, si vedrà se la scelta di far scendere in campo i big del PD per Balata sia stata una buona strategia) , al tempo stesso ammorbidisce i toni, quasi paternalizzando Balata, compiacendosi del “distacco” dell’avversario dal piano scellerato presentato da Arru e Tecleme nell’incontro del lunedì precedente. Biancareddu – tra una citazione di greco e l’altra –  seguita parlando dell’isolamento territoriale in cui versa Tempio e rilancia sul Tribunale, richiamando il lavoro di Vargiu a proposito e rivendicando il fatto che il Tribunale sia stato salvato grazie all’apporto decisivo che negli anni lui ha garantito da consigliere regionale, in particolare ha giocato un ruolo decisivo in relazione l’istituzione della provincia e il relativo co-capoluogo con Olbia.

Biancareddu attacca sui politici di area olbiese, citando la corrente di Gianpiero Scano, accusati di chiedere voti a Tempio che una volta ottenuti, non hanno prestato la propria opera a favore della comunità tempiese e auspicando verso di essi, metaforicamente, l’innalzamento di una dogana, per tener lontani chi promette viabilità e non la realizza, chi vorrebbe declassare l’ospedale e, soprattutto, trasferire il Tribunale. Va detto che è piuttosto noto come il comitato di legali olbiesi, presieduto da Ciriaco Pileri, che premeva sulla politica olbiese per questo clamoroso passo – pretestuoso e inattuabile per vari fattori – si è posto trasversalmente ai partiti olbiesi; forte influsso hanno sì avuto Fratelli d’Italia e Forza Italia, ma compatti sul Tribunale a Olbia anche Giovannelli, l’Upc di Antonio Satta  e l’Udc con Gianni Derosas che all’epoca utilizzava le stesse parole che il collega Biancareddu esprime su Tribunale e Paolo Dettori: “a Olbia senza se e senza ma“.

Biancareddu conclude affrontando il tema della geotermia, attribuito alle linee programmatiche di Tempio Rinasce e che ha tenuto banco nelle ultime settimane, provocato reazioni da parte dei cittadini tempiesi in stragrande maggioranza contrari ad una prospettiva simile. Prospettiva ripudiata pubblicamente da Biancareddu – “è una barzelletta” – che vorrebbe sgombrare il campo da dubbi: nessuna centrale, smentendo totalmente le parole riportate sul tema dal profilo social di Tempio Rinasce alla quale è stata attribuita una posizione favorevole ad un inceneritore a biomasse. Questo è probabilmente un retaggio della scorsa campagna elettorale del centrodestra, ma va detto che teorie bizzarre su inceneritori e ambiente sono state esposte anche in tempi relativamente recenti dallo stesso Biancareddu, da Assessore dell’Ambiente in carica, come il caso dell’incontro organizzato da Essere Cittadini sulla valorizzazione del Monte Limbara nell’ottobre del 2013. Il mandato assessoriale e l’incontro specifico sollevarono polemiche roventi un po’ ovunque, con Stefano Deliperi e il Gruppo d’Intervento Giuridico che sull’Assessore, la Giunta Cappellacci e l’incontro a Tempio, titolarono un emblematico:In che mani siamo e in che mani è l’ambiente e il territorio della Sardegna“.

Dopo aver smentito via social l’inceneritore, sponsorizzato a gran voce meno di due anni addietro, e aver ripiegato sulla geotermia come panacea tempiese, Biancareddu al Teatro Giordo fa un passo indietro su tutta la linea.

Una volta terminate le presentazioni dei singoli candidati, parola alle due domande per ciascun giornalista. Inizia Giampiero Meloni il quale affronta subito un problema caro a tutti i candidati e, in particolare, spinoso per Biancareddu e Balata, le politiche regionali di ridimensionamento dell’ospedale tempiese; rivolgendosi direttamente a Biancareddu chiede se non sia un paradosso quello di attaccare la Giunta Pigliaru e l’area olbiese circa la decisione di ridimensionamento del Paolo Dettori, posto che lo stesso deriva da iniziative regionali attuate durante la presidenza Cappellacci e, in particolare, dall’ex Assessora De Francisci.
Meloni, sul punto, becca anche Balata, chiedendosi come si possa pensare di potenziare l’ospedale viste tali politiche regionali che sono state accolte anche dall’attuale governo. Il giro delle risposte si apre con Balata, il quale primis riserva le sue attenzioni alle “frecciatine” che gli sono state rivolte da Biancareddu per poi concentrarsi sulla questione, affermando di voler modificare il piano Tecleme che prevede il declassamento dell’ospedale di Tempio.

Prosegue Sassu, il quale si lascia trascinare dal populismo che ha contraddistinto anche il suo precedente intervento, senza però fornire adeguate risposte alla domanda postagli. È il turno del candidato sindaco Nino Vargiu il quale parla di una riunione, che risale al 2011, dei 26 sindaci dei comuni galluresi, al termine della quale fu previsto un aumento dei posti letto del Paolo Dettori e non la loro diminuzione e, questa soluzione, accolta in consiglio regionale, era stata però disattesa sino ad arrivare al governo Pigliaru e allo scellerato piano Tecleme. Vargiu, dunque, paventa la possibilità di presentare un ricorso al TAR per l’impugnazione della delibera ragionale circa il declassamento dell’azienda ospedaliera tempiese, posto che ne disattente una precedente e contraria. Ultimo a rispondere alla domanda di Meloni è Andrea Biancareddu, il quale non sembra aver dimenticato la stoccata riservatagli dal giornalista, pregandolo di studiare e informarsi prima di parlare del suo operato in Regione, altrimenti, testuale, “farebbe meglio ad andare a giocare a calcetto”. La risposta dell’ex Assessore tradisce imbarazzo e ha scuscitato alcune contestazioni circa la mancanza di rispetto nei confronti di Meloni. Biancareddu prosegue ricordando, forse prima a se stesso e poi ai presenti, che il declassamento non è mai stato deciso nel periodo in cui era in Giunta, ma era stato paventato esclusivamente un ridimensionamento dei posti letto, fatte delle eccezioni riguardanti esigenze territoriali, eccezioni tra le quali rientrava il Paolo Dettori. Sottolinea, inoltre, come sia stata anzi accolta la delibera Biancareddu-Cugini circa la costituzione di due posti di terapia semi-intensiva nel nosocomio cittadino la quale, però, non è stata mai attuata per responsabilità non certo imputabile a lui. La seconda domanda posta da Giampiero Meloni riguarda il problema viabilità e i collegamenti mediocri che causano il parziale isolamento dei centri galluresi rispetto al resto della Sardegna e alla costa. Le risposte circa tale problematica sono pressochè similari, posto che tutti mostrano interesse verso la risoluzione della problematica. Vargiu descrive la necessità di nuove infrastrutture, sottolineando l’impegno del suo movimento, che non può datarsi esclusivamente al periodo elettorale, ma che è pregresso allo stesso, e vanta l’appoggio politico romano al pari degli altri candati. Biancareddu apre illustrando l’irrecuperabilità della strada di Monti Pinu, crollata a seguito dell’alluvione del novembre 2013, specificando che nessun intervento di messa in sicurezza sia possibile sulla zona a causa della particolare morfologia del territorio su cui sorge la strada e di quello circostante. Inoltre sarebbe possibile programmare l’attuazione di nuove infrastrutture viarie, per la Tempio-Olbia, tramite la predisposizione di lotti funzionali. Balata apre il suo intervento relativo ai collegamenti concentrandosi su un tema ribadito a più riprese, la necessità di perfezionare i collegamenti tra l’Alta Gallura, la zona di Olbia e le “possibilità” della Costa Smeralda. Afferma inoltre che i 38 milioni che la Regione vorrebbe stanziare per Monti Pinu, siano un investimento del tutto infruttuoso, posta la pericolosità e l’irrecuperabilità di quella strada. Infine Sassu pare il più sconfusionato, sottolinea si il problema viabilità senza però fornire concretezza allo stesso. L’incontro si chiude con l’ultima domanda concessa a Vito Fiori il quale, stavolta, anziché rivolgere una domanda unica per tutti i candidati si rivolge direttamente “all’amico Andrea” (Biancereddu) palesandogli la sua perplessità circa la sua candidatura. Fiori si aspettava che l’ex assessore regionale, a seguito della condanna definitiva ad un anno per usurpazione della funzione pubblica, e a causa dell’inchiesta sui fondi pubblici che lo vede coinvolto, stesse fermo un turno. Il giornalista, presenta la sua riflessione con l’aria di chi si rivolge, realmente, ad un amico, mostrando anche la propria preoccupazione per la comunità intera nel caso in cui, un probabile sindaco, si trovi durante il suo mandato a dover lasciare il suo posto ad altro, a causa di un ulteriore condanna definitiva. Ma, mentre gran parte dei concittadini applaudivano l’intervento, alcuni sostenitori di Biancareddu, tra cui alcuni membri del suo gruppo, hanno abbandonato la sala mostrando la loro “solidarietà” al loro leader quasi come se, lo stesso, non fosse in grado di replicare alle critiche mossegli. L’ex assessore, risponde alzandosi in piedi e mostrando la sua convinzione di essere non solo il leader di Tempio Rinasce, ma esprimendosi già come leader di Tempio Pausania. Minimizza circa la condanna subita, adducendo varie giustificazioni e mostrandosi ovviamente contrario alla decisione della Magistratura. Prosegue, inoltre, affermando che non vi è pericolo circa la nuova inchiesta che lo vede coinvolto: se mai una condanna dovesse arrivare lui avrà già alle spalle “due legislature come sindaco di Tempio”. Nell’eventualità, nel frattempo, si potrà anche osservare un ricorso di Biancareddu sulla condanna penale “alla commissione europea“.  Questo può anche non essere commentato.

Sassari. Il Fiu: “Sennori, Sorso, Osilo, un triangolo di discariche abusive”

Campagna di denuncia e sensibilizzazione ambientale del Fronte Indipendentista Unidu nel sassarese
Campagna di denuncia e sensibilizzazione ambientale del Fronte Indipendentista Unidu nel  sassarese

Nell’immaginario collettivo la Sardegna è un paradiso incontaminato, ma la nostra isola ha purtroppo anche un altro volto. Oltre al drammatico inquinamento dovuto alle industrie pesanti e alle basi militari anche le nostre campagne sono spesso utilizzate come discariche abusive. É davanti agli occhi di tutti per esempio lo stato delle cunette di molte strade che sono diventate un lungo e capiente contenitore di spazzatura. Percorrendo la 131 “ammiriamo” nelle cunette cumuli d’immondizia di ogni sorta. Allontanandoci poi dalle vie principali le condizioni non migliorano. Se per esempio ci concediamo una salutare passeggiata nella pineta dei Comuni costieri (Sassari, Porto Torres, Sorso) è impossibile non notare tra la preziosa flora, materassi, pneumatici, sanitari, materiale elettrico e materiale di risulta, carcasse di auto e una quantità indescrivibile di amianto. Ecco che la nostra passeggiata si trasforma in un tour degli orrori, in una visione violenta di attacco all’ambiente e al territorio dettata spesso dall’ignoranza e dall’abbandono delle campagne. La cosa è ancora più grave se consideriamo che spesso queste discariche vergognose si trovano in un sito SIC (Sito d’Interesse Comunitario). Lo stagno di Platamona è, infatti, per estensione e per rilevanza della biodiversità, una delle più importanti zone umide del nord Sardegna. Ai sensi della “Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche” n. 92/43/CEE è stato classificato come sito d’importanza comunitaria (SIC ITB010003). Inoltre, un’area più vasta, estesa per circa 250 ha, che ricomprende lo stagno stesso, è stata dichiarata “oasi permanente di protezione faunistica e di cattura” con D.A. della Regione Autonoma della Sardegna n. 18 del 31.01.1996. Un tesoro preziosissimo che meriterebbe ben altre tutele. Il piano di gestione dello Stagno di Platamona (un documento di ben 230 pagine), non prevede stranamente la rimozione delle discariche che giacciono nella perimetrazione SIC e anzi nello stesso piano si legge “a breve non sono in programma ulteriori interventi, neppure in fase di progettazione”.

Pertanto se è vero che il degrado e l’inciviltà possono essere ascritti spesso ai cittadini poco rispettosi dell’ambiente, non si possono ignorare responsabilità politiche ben precise. La nostra iniziativa è rivolta dunque sia a sensibilizzare i cittadini sardi ad una maggiore tutela verso il nostro patrimonio e risorsa economica più grande che è l’ambiente, sia a denunciare il lassismo delle amministrazioni comunali che spesso si voltano colpevolmente dall’altra parte davanti all’esigenza puntuale di pulire il territorio o di segnalare le discariche agli organi competenti. La campagna del Fronte Indipendentista Unidu prende spunto dalle numerose foto segnalate dai cittadini nel gruppo facebook Muntonàrgios de birgòngia perché siamo convinti che l’indipendentismo debba essere un movimento popolare che inizi a cambiare lo stato di cose presenti fin da subito, operando anche profonde e radicali trasformazioni culturali nei comportamenti e nelle abitudini dei sardi stessi. Il sistema coloniale ci ha abituato a considerare la nostra terra come povera e arida da un punto di vista economico e la nostra cultura come un inutile retaggio del passato. L’indipendentismo deve rieducare il popolo sardo all’amore e alla cura della propria terra e della propria cultura anche a partire dal recupero del senso civico e del rispetto degli spazi comuni e dell’ambiente. Il Fronte Indipendentista Unidu pertanto tappezzerà di manifesti i comuni interessati da questo fenomeno per suscitare un clima culturale di rigetto di tali ignobili e autolesioniste pratiche e per invitare le amministrazioni e le autorità competenti a vigilare maggiormente su tale preoccupante fenomeno in piena espansione. Inizieremo con i comuni di Sennori, Sorso e Osilo fino a coprire i territori via via segnalati dai cittadini sul gruppo Muntonàrgios de birgòngia.

Fronte Indipendentista Unidu Sassari

Tèmpiu Pausania. Siduta pùbblica geotermia. Presenti Migaleddu (ISDE)

geotermicoSabbàtu la dì 23, ill’Ufficiu Turisticu comunali di Piazza Malcatu, a li sei di sirintina, vi sarà una siduta pùbblica innant’ a la geotermia. L’intoppu ‘idarà l’intilventu di lu Duttori Vincenzo Migaleddu, presidenti di l’ISDE (Assoziu Intelnaziunali Duttori pa l’Ambienti). Dispùtta e scambiu di infulmazioni tra li zittadini chi miria a rinfulzà la cuscenzia ambientali di la comunitai e fa lu puntu innant’ a l’intaressi di lu sfruttamentu geotermicu, più e più chissu cu alta entalpia, chi podaria muì la Gaddhura, tantu ogghj cantu dumani.

Tempio Pausania. Assemblea pubblica geotermia. Presente Migaleddu (ISDE)

Sabato 23, all’Ufficio Turistico comunale di Piazza Mercato, alle 18:00, si terrà un’assemblea pubblica in merito alla geotermia. L’incontro prevede l’intervento del Dottor Vincenzo Migaleddu, presidente dell’ISDE (Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente). Dibattito e scambio di informazioni finalizzati ad una maggiore consapevolezza ambientale della comunità e fare il punto sugli interessi dello sfruttamento geotermico – in particolare ad alta entalpia – che potrebbe suscitare la Gallura, tanto allo stato attuale quanto in prospettiva.

http://www.ilminuto.info/2015/05/tempio-pausania-assemblea-pubblica-geotermia-presente-migaleddu/

Sassari. S’idealibera: assemblea in vista di NO STAREX

no starex
SABATO 23 MAGGIO 2015, ore 18.00 presso lo spazio sociale del collettivo S’idealibera in Via Michelangelo Casaggia 12 (dietro la chiesa di Sant’Apollinare) a Sassari.

**ASSEMBLEA-DIBATTITO SUL CORTEO “FERMIAMO LA STAREX“**

Il Comitato No basi né qui né altrove ha chiamato per l’11 Giugno a Decimomannu un corteo per fermare la più importante esercitazione aerea internazionale che si svolgerà in Sardegna quest’anno, la STAREX.

Un gran numero di velivoli, prevalentemente delle aereonautiche militari italiana e tedesca, decolleranno dall’aeroporto militare di Decimomannu per allenarsi alla guerra. Per questo pensiamo sia importante trovarsi prima per parlare insieme della mobilitazione e degli strumenti da mettere in campo per impedire l’esercitazione. Alleghiamo il testo informativo sul Corteo e sulla STAREX, insieme alla locandina del corteo che invitiamo a diffondere. Vi aspettiamo e chiediamo di dare diffusione quanto più possibile dell’iniziativa.

– Collettivo S’idealibera – (evaliber@autistici.org)