Leggendo il Werther di Goethe, dipinto di Wilhelm Amberg, 1870
Come un giornalista deve trattare i casi di suicidio
Con sempre maggior frequenza, sui mezzi di informazione vengono trattati i casi di suicidio con insufficiente attenzione al dovuto rispetto a cui hanno diritto le persone che decidono, con un atto estremo, di risolvere il dramma che stanno vivendo.
Le norme deontologiche indicano chiaramente le cautele con cui devono essere esposti questi casi per non provocare dei fenomeni di emulazione: ci sono dati dell’Organizzazione mondiale della sanità che dimostrano in modo chiaro che parlare dei suicidi fa aumentare il numero delle persone che decidono di togliersi la vita. E raccomandano anche la necessità di tenere al riparo da un’inutile e crudele pubblicità i familiari e i parenti già provati da un così forte dolore (effetto Werther, ndr).
Per questo, a parte pochi, straordinari casi nei quali il diritto e il dovere di cronaca prevale sul rispetto della privacy, non devono essere divulgate le generalità di chi ha deciso di togliersi la vita e altri particolari che rendano il suicida identificabile, nel pieno rispetto della persona, che è uno dei cardini della professione, come ricordano i principi della Carta dei doveri del giornalista. Nei casi in cui prevale il diritto-dovere di cronaca sarebbe comunque utile ricordare i servizi che offre il territorio per aiutare chi vive situazioni di estremo disagio.
Il consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, che è tenuto ad aprire procedimenti disciplinari nei confronti dei colleghi che violano le norme della deontologia, raccomanda quindi la massima attenzione nel trattare notizie di questo genere. A questo proposito, l’Odg toscano ha anche realizzato un breve video, reperibile sul sito www.odg.toscana.it, sulla pagina Facebook dell’Ordine e su You Tube, dedicato a questo argomento.
(Fonte: contenuti Sito Ufficiale Odg Regione Toscana, 19 marzo 2012)