Domenica 17 aprile si svolgeranno le consultazioni elettorali per il referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare, ovvero per l’abrogazione del comma 17 dell’articolo 6 del Dlgs 152/2006 (Norme in materia ambientale), così come modificato dal comma 239 art 1 della Legge 208 del 28 dicembre 2015.
La Regione Autonoma della Sardegna, nell’ambito dell’attuale statualità italiana, è tra le 9 regioni promotrici del suddetto referendum che ha come oggetto, appunto, la durata delle trivellazioni entro le 12 miglia. La norma da abrogare prevede che l’azienda concessionaria possa sfruttare il giacimento sino a naturale esaurimento dello stesso; la concessione, dunque, in mancanza di un limite temporale si concretizza in una cessione all’azienda che ne ha i diritti di sfruttamento, con tutti i pericoli in vista dello smantellamento e della bonifica necessari una volta che il giacimento si avvia all’esaurimento, costi ingenti che le imprese concessionarie hanno tutti gli interesse a posticipare quanto possibile.
La Sardigna, pur non essendo interessata, al momento, da tali attività estrattive soffre di tutta una serie di esternalizzazioni ambientali di varia natura e per questo riteniamo di avere il dovere di esprimerci sull’ennesimo tentativo di deresponsabilizzazione delle grandi imprese estrattive sulla pelle di centinaia di comunità. Oltretutto la Sardigna è interessata dalla rimodulazione delle zone marine “E” destinate all’estrazione di gas e petrolio con ampliamento delle stesse in base al Decreto Ministeriale 9 agosto 2013. In forza di questi cambiamenti e l’apertura a nuove istanze di trivellazione, la società norvegese TGS-NOPEC ha identificato diverse aree off-shore a Ovest della Sardegna considerate di potenziale interesse per future attività di esplorazione e una di queste è il Settore Ovest della Zona Marina E.
Inoltre questo referendum, e il prevalere del SI come noi indipendentisti auspichiamo, ha una forte implicazione politica che va oltre il caso specifico. Lo sfruttamento ambientale della nostra Nazione è storico ed è cosa nota: anche l’attuale giunta Pigliaru (diretta emanazione del Governo Renzi di Roma) nei suoi primi due anni ha esplicitato cosa intenda per “sostenibilità“. Lo stesso Pigliaru, e soprattutto l’Assessora all’Ambiente, Donatella Spano, sono protagonisti di iniziative o difesa di decisioni romane quali (solo per citarne alcune): i test dei missili AVIO a Porto Torres e, sempre nella cittadina turritana, un nuovo inceneritore previsto con lo Sblocca Italia; il bioetanolo della Mossi e Ghisolfi nel Sulcis e lo scempio del Marganai di Domusnovas; il potenziamento dell’incenerimento a Tossilo e la ristrutturazione dell’impianto di Macchiareddu, per non parlare dell’eolico selvaggio, della Chimica “verde” e della prospettiva di centrali a carbone (vedi Ottana).
Il fatto che la RAS sia promotrice di un referendum e, al contempo, le sue istituzioni portino avanti politiche produttive e ambientali così deleterie è una contraddizioni enorme ed è una contraddizione che noi indipendentisti vogliamo venga affrontata pubblicamente in tutta la sua urgenza. La Giunta Pigliaru vorrebbe da un lato sostenere una particolare abrogazione per quando concerne le trivellazioni, ma al contempo attua delle politiche che mettono in pericolo la salute pubblica per centinaia di migliaia di ettari esponendo tutta la popolazione sarda. Infatti sono oltre 400.000 gli ettari compromessi in Sardegna che ci regalano il triste primato in raffronto alle regioni italiane e, inoltre, la nostra Nazione primeggia anche per tasso di mortalità dovuto a tumori, sfiorando il dato della Regione Campania. Alla luce delle emrgenze sanitarie divenute in Sardegna oramai dibattito quotidiano, noi indipendentisti non ci sentiamo certo di seguire il consiglio di Donatella Spano per la quale parlare dell’inquinamento in Sardegna significherebbe danneggiarne l’immagine, perché riteniamo che sia dovere della buona politica dire la verità ai sardi per affrontare e risolvere i problemi e non vivere di spot e di comode menzogne! Noi vogliamo se ne parli e vogliamo difendere la Sardegna da una Giunta completamente irresponsabile e una vittoria del SI sarebbe uno dei tanti mezzi a nostra disposizione per contrastare lo sfruttamento della Sardegna che il Governo guidato da Francesco Pigliaru sta attuando appieno per conto del blocco di interessi economici italiani.
Pertanto il Fronte Indipendentista Unidu invita tutti i sardi a votare SI al referendum sulle trivelle per difendere i beni comuni, il Mare Mediterraneo e per rilanciare la lotta contro il colonialismo delle multinazionali e dello Stato italiano che tanto sfruttano e devastano il nostro territorio nazionale.