Sassari. ENI e “bioeconomia”. Per “Darsena dei Veleni” prossima udienza 14 aprile

eni paola rizzuDopo l’udienza dello scorso 20 gennaio e le dodici parti civili ammesse,  si è tenuta lo scorso 3 febbraio l’ennesima udienza per l’inchiesta Darsena dei Veleni a carico di otto dirigenti del Gruppo ENI, nello specifico Syndial e Polimeri Europa, quest’ultima attualmente Versalis. Oltre le parti istituzionali (Ministero dell’Ambiente e Assessorato all’Ambiente della RAS) anche comitati come quello “No Chimica Verde“, assistito dall’Avv. Pina Zappetto.

Situazione disastrosa quella di Porto Torres e Sassari. In un incontro dello scorso 10 novembre, Francesco Pigliaru aveva dato appuntamento al successivo 3 dicembre per un importante incontro con ENI e una serie di stakeholders: Enti Locali, Novamont, Università. Pigliaru parlò con buoni auspici di un territorio in difficoltà con “un passato che pesa”  per il quale “si deve chiamare immediatamente ENI e chiedergli conto di investimenti per le bonifiche e nuovi investimenti produttivi“. Più ampiamente e a più voci si parlò di possibilità di sviluppo legate alla fantomatica “bioeconomia“.

Negli ultimi mesi si è parlato dei 150 milioni di euro e i 70 occupati del “Progetto Nuraghe” in capo ad una delle aziende, Syndial, al centro sia del processo sassarese che nuovi affari a Porto Torres. Il progetto riguarda la bonifica di 35 ettari utilizzati dalla Sir sino al 1982 come deposito di stoccaggio dei residui industriali (Minciaredda). La bioeconomia, termine molto di moda recentemente, non fa riferimento come si potrebbe pensare a progetti di  bonifica, ma alla “raffinazione chimica di terza generazione” con ricadute su filiere agricola, minori costi e rispetto della biodiversità. Insomma, alcuna controindicazione, solo da guadagnare.

Intanto sul territorio la Darsena è più dei Veleni che mai e Benzene e Dicloretano mietono vittime giorno dopo giorno spopolando il territorio. Oltretutto, come dichiarato da Paola Pilisio, portavoce del Comitato No Chimica Verde, sono necessarie vere e complete bonifiche, “non come quelle realizzate sino ad oggi, che hanno interessato solo la superficie dei terreni dove sono stati realizzati gli impianti Matrìca“.

La bioeconomia è appunto quella verde della chimica, il progetto Matrìca dell’ex ad di Novamont (attualmente ad ENEL), Catia Bastoli, e il famoso cardo della joint venture per il “Mater-Bi”Non a caso lo scorso autunno i titoli furono eloquenti: “Matrìca, blitz di Pigliaru: chimica verde, ci crediamo“, riconfermando l’opinione di Pigliaru sul progetto della Green Valley che già in campagna elettorale definì positivo per riassorbire i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo della chimica tradizionale.

Più recentemente, a riprova che quella del 2011 col cardo nelle vesti di oro nero sardo non era propriamente un’idea win-win, la stessa ENI – dopo le indiscrezioni dei mesi scorsi – ha tagliato i finanziamenti per la centrale a biomasse da 43.5 megawatt. Buona notizia per il territorio e la conferma dopo quattro anni che il Re è ormai nudo e il cardo era ed è fondamentalmente un bluff.

Il 3 dicembre, alla presenza degli ad di Syndial e Versalis, si era stabilito nuovo incontro tra Pigliaru e l’ad di ENI, De Scalzi, per metà gennaio. In occasione dell’incontro di fine 2014  furono significative le affermazioni dell’Assessora all’Industria, Maria Grazia Piras, che riconfermava l’obiettivo di “incoraggiare la nascita di aziende che completino la filiera bio avviata con il progetto Matrìca“. L’Assessora all’Ambiente – Donatella Spano – ha inizialmente posto l’accento sulle bonifiche riguardo le quali “la Regione eserciterà un forte coordinamento territoriale e monitorerà l’iter degli interventi” andando poi a parare nuovamente sulla “bioeconomia”, intesa come chimica verde e  non bonifiche

Siamo fortemente interessati a tutte le iniziative che riguardino la sostenibilità ambientale, auspichiamo che la filiera delle bio-produzioni crei le condizioni per la diffusione sempre maggiore di acquisti green“.

L’Assessora Spano è la stessa che difese strenuamente i parlamentari del Partito Democratico che votarono a favore dello Sblocca Italia e l’innalzamento delle soglie tollerate per i metalli pesanti. La sua idea di sostenibilità ambientale pone così ulteriori dubbi sui benefici accreditati alla presunta chimica verde, bioeconomia o green valley che dir si voglia.

Nel frattempo, sul versante processuale, il Gup Antonello Spanu, dopo brevi procedure di rito, ha fissato l’udienza successiva il 14 aprile. Le accuse – disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali – coinvolgono Alberto Chiarini e Daniele Ferrari (rappresentanti legali delle due società), Francesco Papate (gestione siti da bonificare), Oscar Cappellazzo, Gian Antonio Saggese e Francesco Leone (responsabili Taf), Paolo Zuccarini (direttore di stabilimento) e Daniele Rancati (responsabile della sezione salute, sicurezza, ambiente).

In attesa della prossima udienza si può osservare la significativa espressione del sindaco di Sassari, Nicola Sanna, durante il citato incontro con Novamont del 10 novembre, nel quale si annunciava l’imminente incontro con ENI.

http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2014/11/10/news/pigliaru-il-3-dicembre-incontro-con-eni-su-porto-torres-1.10283324

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