Si è tenuta ieri a Sassari l’udienza preliminare del processo “darsena dei veleni” che vede indagati per disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali otto dirigenti di Syndial (ex Enichem, oggi bad company del gruppo Eni) e, sempre gruppo ENI, Versalis (ex Polimeri Europa).Il Gup Antonello Spanu ha fissato la prossima udienza per il 3 febbraio, ammettendo come parti civili il Comitato di Azione, Protezione e Sostenibilità Ambientale per il nord Sardegna (“No Chimica Verde”), il ministero dell’Ambiente, la Regione (assessorato all’Ambiente), Comune di Porto Torres, Anpana, Lega anticaccia e l’armatore di Alghero, Cesare Goffi.
All’esterno del tribunale, sit-in di comitati, associazioni ambientaliste e militanti indipendentisti. La portavoce del Comitato No Chimica Verde, Paola Pilisio, chiede bonifiche vere, “non come quelle realizzate sino ad oggi, che hanno interessato solo la superficie dei terreni dove sono stati realizzati gli impianti Matrica; stiamo aspettando la bonifica delle falde perché lo sversamento in mare del benzene sta continuando. Inoltre è necessario istituire un comitato di garanti estraneo al mondo della politica e non condizionabile dagli inquinatori“. Il comitato è rappresentato dall’Avv. Pina Zappetto.
La parola d’ordine per tutti è che chi ha inquinato deve pagare, chi ha inquinato deve essere giudicato. Tumori e morti non vanno in prescrizione. Le bonifiche sono vitali e per questo improrogabili, come lo è l’accertamento dei vari abusi verificatisi nel corso dei decenni da parte delle dirigenze delle aziende riconducibili al Gruppo ENI.
Nel corso degli accertamenti per la “darsena dei veleni” sono finiti nel registro degli indagati Alberto Chiarini e Daniele Ferrari (rappresentanti legali di Syndial e Polimeri Europa), Francesco Papate (gestione siti da bonificare), Oscar Cappellazzo, Gian Antonio Saggese e Francesco Leone (responsabili per il trattamento delle acque di falda), Paolo Zuccarini (direttore di stabilimento) e Daniele Rancati (responsabile della sezione salute, sicurezza, ambiente).
Il massiccio inquinamento al quale sono stati sottoposti i territori Sassari e soprattutto Porto Torres ha comportato nel 2002 la classificazione SIN, Sito di Interesse Nazionale, a causa dell’elevato inquinamento delle falde, dell’aria e dei litorali. Un’area, come ampliata nel 2005, che include circa 4.500 ettari a mare, a ridosso dell’area protetta del Golfo dell’Asinara, e 1.800 a terra, tra cui la discarica di Calancoi – a quattro chilometri dall’abitato sassarese – che accoglie rifiuti di diversa tipologia in una quantità stimata tra uno e due milioni di metri cubi.
Il registro tumori della Provincia di Sassari, riferisce dati emblematici sulla portata complessiva dell’emergenza sanitaria nel SIN: dal 21% in più di incidenza del cancro alle ovaie al 34% per quello alla prostata. Dati inquietanti, quasi quanto il Benzene 139.000 volte oltre il limite consentito, le 542.000 per il Cloruro di Vinile Monomero o il caso del Dicloretano, ben 28 milioni di volte oltre il limite.
http://www.ilminuto.info/2015/01/processo-darsena-dei-veleni-prossima-udienza-3-febbraio/