Processo Quirra. La Rete Pesa Sardigna al popolo sardo.

querelaLa Rete Pesa Sardigna invita i cittadini a presentare questo esposto in carta semplice alla Procura della Repubblica più vicina, o anche in una caserma dei carabinieri o un comando di polizia. Occorrono due copie della lettera curata dall’avvocato Gianfranco Sollai. La prima copia verrà consegnata come esposto mentre per la seconda i cittadini sono invitati a richiederne l’autenticazione e conservare il documento.

La querela chiede si proceda penalmente nei confronti di tutti coloro che saranno ritenuti responsabili delle attività militari che si attuano all’interno delle basi e dei poligoni sperimentali, attività che – in quanto tali – possono porre in serio pericolo la salute della collettività tutta.

Comunicato FIU. Indipendentismo: il punto sulla situazione

occupazione militare

Non c’è lotta contro l’occupazione militare senza lotta per l’indipendenza. La grande manifestazione di Capo Frasca ha dimostrato il carattere indipendentista della mobilitazione, almeno nella sua direzione. Fare un passo indietro rispetto a questo significa fare un grosso regalo allo Stato italiano e al suo esercito. La mobilitazione contro l’occupazione militare deve ovviamente restare aperta a tutte le istanze pacifiste, democratiche e di base anche se non esplicitamente indipendentiste, ma è necessario fare chiarezza su un punto fondamentale. Senza una chiara direzione indipendentista non è pensabile ottenere lo smantellamento dell’occupazione militare. Parlare di trasversalità e rimuovere il carattere indipendentista della mobilitazione significa automutilarsi e privarsi dello strumento più importante in questa battaglia contro lo Stato coloniale. Bisogna spiegare alla nostra gente che finché ci sarà l’Italia ci saranno i poligoni militari, lottare contro questi ultimi significa lottare per l’indipendenza.

Contro l’occupazione militare serve un progetto di governo della nazione sarda, quindi una prospettiva di convergenza indipendentista e nazionale sarda. La mistica delle manifestazioni o bagni di folla trasversali non è sufficiente per smantellare una presenza che evidentemente non è solo militare ma è anche politica e culturale. Serve creare un blocco storico che sia capace di proporre una alternativa di sistema alla presenza militare nella nostra isola. Serve una campagna paese per paese, porta a porta, capace di mobilitare ampie energie e serve soprattutto una rete di referenti territoriali che sappiano entrare nei posti di lavoro, nelle scuole, nelle università, nei quartieri. Come è possibile ottenere tutto questo senza disporre di una rete politica organizzata ed operativa? Per questo motivo il Fronte Indipendentista Unidu aderisce e promuove la Rete Pesa Sardigna, frutto di un confronto democratico e paritario su questo tema, e di cui fanno parte indipendentisti e associazioni di base. Pesa Sardigna invita quindi tutte le forze antimilitariste ad aderire all’iniziativa in programma per il 29 ottobre prossimo a Lanusei.

È altamente inutile individuare nella Giunta Pigliaru un interlocutore potenziale per la risoluzione di questa vertenza. La posizione della Giunta è chiara e non lascia spazio ad ambiguità. Nel documento di Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio scritto dal Centro Regionale di Programmazione e firmato 22 luglio 2014 viene affermato quanto segue: “non si può sottacere l’importanza delle infrastrutture, quali ad esempio i poligoni e gli aeroporti militari in Sardegna, per un armonioso sviluppo delle politiche industriali in materia di spazio a livello regionale”

(http://www.sardegnaprogrammazione.it/documenti/35_84_20140724090653.pdf)

Il Fronte Indipendentista Unidu aderirà a tutte le mobilitazioni, che chiaramente e senza ambiguità si schierino non soltanto contro l’occupazione militare della Sardegna, ma che siano anche finalizzate alla polarizzazione delle forze sane della Nazione Sarda e alla marginalizzazione e all’isolamento di chi ha oggettive complicità nel governo coloniale, sia attuale che trascorso.

Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene fondamentale e prioritario costituire un polo indipendentista aperto alla società civile e alle istanze di base capace di fare chiarezza. Detto questo, se la lotta indipendentista sta attraendo a sé individui e organizzazioni che in passato hanno militato in formazioni italiane, noi riteniamo che sia doveroso analizzare la coerenza e la trasparenza del loro avvicinamento all’indipendentismo. La gestione di questo processo storico e politico si presenta pressoché impossibile, attraverso grandi manifestazioni di popolo slegate da una visione politica indipendentista sul territorio. I lavori di Pesa Sardigna vedono una pratica paritaria tra le organizzazioni aderenti e una condivisione totale dei contenuti e delle decisioni organizzative sullo sviluppo della Rete stessa. Le tematiche che Pesa Sardigna porta avanti sono in totale rottura con l’apparato statale. I documenti e le posizioni espresse sono ineccepibili, sul processo di Quirra, sull’occupazione militare e sulla lotta di liberazione nazionale. Chi aderisce a Pesa Sardigna sposa una linea politica indipendentista che permea ogni battaglia che viene affrontata attualmente e che lo sarà in futuro. Asciugare dalle lotte di popolo dal carattere marcatamente indipendentista, significa ghettizzarsi. E’ un suicidio politico che implica un ritorno all’oscurantismo e alla stigmatizzazione dell’indipendentismo, a livello politico quanto intellettuale, fase dalla quale si è faticosamente usciti nel corso dell’ultimo decennio. O forse – a veder parlare di trasversalità e ad avere tanto a cuore far sparire la connotazione indipendentista dall’agire politico – c’è da chiedersi se questa fase sia tutto, tranne che superata.

Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene prioritario concentrarsi sulla costruzione di una significativa mobilitazione in occasione della prima udienza al processo contro i generali del Poligono Interforze del Salto di Quirra, prevista il 29 ottobre davanti al tribunale di Lanusei. Abbiamo molto chiaro il fatto che per l’Esercito italiano il poligono di Quirra sia irrinunciabile e che costituisca il vero interesse strategico su cui puntano l’Esercito, le multinazionali delle armi, lo Stato italiano e la stessa giunta Pigliaru. Per questo motivo rilanciamo con forza l’appuntamento, promosso dalla Rete Pesa Sardigna, per il 29 ottobre davanti al tribunale di Lanusei in occasione della prima udienza del processo Quirra.

CO.CE.R: l’esercito fa politica in Sardegna

capo teuladaAffermazioni e contenuti piuttosto pesanti nella delibera n. 30 del 2014 del CO.CE.R. Il Consiglio Centrale di Rappresentanza, sezione Esercito, usa parole difficilmente decifrabili in riferimento (“Visto”) a normalissimi fatti politici che hanno riguardato la Sardegna nelle ultime settimane: il dibattito sui Poligoni militari.

La delibera richiama avvenimenti come articoli di stampa, dichiarazioni di politici, manifestazioni in programma, dibattito in generale. Si nota che queste normali e difficili pratiche democratiche non siano ben gradite alla Difesa italiana e alle organizzazioni sindacali dei vari apparati che la costituiscono.

Politicamente queste poche righe potrebbero avere ripercussioni gravissime, perché segnano un confine mai raggiunto prima e che contribuisce a gettare benzina sul fuoco nella normale e giusta attività politica e di fermento della società che segna, oggi più che mai, la Sardegna tutta.

Per l’occasione l’inquinamento a Teulada derivante dalle esercitazioni sarebbe “presunto“; in pratica si ritorna di colpo indietro di almeno 15 anni, quando ancora la Difesa poteva tranquillamente dichiarare che non vi fosse alcuna attività inquinante ed era esattamente quello il motivo perché non si ha traccia di bonifiche eseguite lungo decenni di bombardamenti.

Dato il tono della delibera, il conclusivo “ogni azione utile tesa a tutelare il personale militare” lascia perplessi. Allo stesso modo, si constata come l’Esercito italiano mostri del disagio nei confronti di due testate giornalistiche che non mostrano certo posizioni politiche radicali o esprimono ingiurie e minacce verso la Difesa e le autorità italiane. Il Fronte Indipendentista Unidu in comunicato evidenzia che, dati i toni del CO.CE.R, il richiamo alla tutela del personale militare con ogni azione utile si mostra ancor più inquietante.

Probabilmente, dopo anni, è sempre più difficile negare o sterilizzare richieste e rivendicazioni pienamente legittime.

F-35

ospedale

La pioggia fuori si faceva via via più pungente mentre la sala d’aspetto del pronto soccorso si riempiva di vari esempi d’umanità. Di tanto in tanto lo squillare del campanello richiamava l’attenzione della guardiola interna. Tutto sommato era una notte piuttosto tranquilla. Nessun infarto, nessuna amputazione, nessun corpo dilaniato da un incidente d’auto o dita accarezzate dolcemente da qualche frullatore elettrico italiano Made in China.

All’interno, il turno di notte iniziava a prendere vita, come al solito, stancamente, senza particolari scossoni. Ad eccezione di un dettaglio. Il pronto soccorso è sempre meno un pronto soccorso. Tutto qui. Progressivamente si sta involvendo in un ricovero, in un parcheggio over settanta più o meno temporaneo.

Non c’è più nessuno qui. Cazzo, non c’è rimasto nessuno. Solo ausiliari, nessun OSS” – esclama indolente un infermiere, col tipico tono rassegnato di chi ripete ogni notte le stesse sterili affermazioni.

In realtà, ha perfettamente ragione. I ridimensionamenti in nome del risparmio e dell’efficienza si sono fatti sempre più significativi e ora si avvertono in tutta la loro durezza. Seppur necessaria, s’intende. Le strutture nei reparti tradizionali sono largamente sottodimensionate e di pari passo lo è il personale che lavora nelle stesse corsie. Il pronto soccorso si è quindi adattato di conseguenza, trasformato in un piccolo reparto mentre le stanze che un tempo venivano adibite ad osservazione momentanea dei pazienti divengono il parcheggio che alla bene meglio ospita disgrazie di varia entità, con l’esclusiva del tempo indeterminato, status considerato ormai in maniera diametralmente opposta rispetto all’agognare del personale largamente precario. Bizzarra l’esistenza.

Tutto si regge in un equilibrio piuttosto fragile, il cui fulcro è la professionalità e l’umanità del personale infermieristico che ciclicamente s’adopera per rendere la ricerca dell’efficienza meno incisiva sulle vite malate che loro malgrado condividono il destino che la Natura riserva a tutti. Indistintamente, prima o poi. La Natura è realmente democratica, realmente equanime, ma il modo in cui nella società le disgrazie vengono sofferte da alcuni rispetto ad altri non ha nulla di naturale o democratico o equo. I ridimensionamenti non si sono difatti avvertiti nei comodi uffici dirigenziali o nelle argentate sale da pranzo dei membri dei consigli d’amministrazione delle industrie farmaceutiche.

Dalla piccola stanza d’osservazione provvisoria provengono lamenti e litanie continue, a tratti snervanti. Il che dovrebbe far capire quanto l’operato più delicato all’interno di un sistema, quelle attività di chi si occupa degli ultimi, degli indigenti, dei malati, viene considerata meno degna di remunerazione rispetto a chi pone sistematicamente gli ultimi, gli indigenti e i malati nelle peggiori condizioni possibile. Odorare piscio e diarrea, profumi fetidi, muco, rimuovere cateteri sono compiti nobilitanti, moralmente degni. Fino a quando vengono svolti da altri, ovviamente. Fino a quando la loro controparte economica non finisce sul nostro corrente. A quel punto sarebbe un efficiente sfruttamento, efficiente ma pur sempre sfruttamento.

Il giorno successivo il gruppo dei malati precari si allarga. Precari nel senso che almeno ufficialmente il loro nome non compare sotto la dicitura “ricovero” su qualche apatico fascicolo amministrativo. Una signora dall’età non ben definita si aggiunge alla squadra degli ultimi in classifica in lotta per la salvezza nel girone di ritorno della loro vita. E poi un’altra. Se meno di 20 metri quadrati tra camera e bagno sono appena sufficienti per due, figuriamoci per quattro. C’è bisogno di ridimensionare il ridimensionato e quindi una seconda stanzetta viene preparata per ospitare il maschio del gruppo in modo da formare una triste e approssimativa miniatura di un ortodosso reparto di medicina. L’efficienza inizia così a prendere forma.

Tempo poche ore e un quinto si aggiunge al vecchio derelitto piazzato in una delle due stanze. Probabilmente s’annoieranno anche se qualche rischio di certo non manca. Il nuovo arrivato è di gran lunga più giovane del suo compagno di stanza, ma questo non impedisce ai postumi delle radiazioni imbottite nei suoi tessuti dalla chemioterapia di farsi sentire in modo sufficientemente devastante, nonostante la mascherina bianco latte ostenti grandi garanzie di protezione agli occhi di chi lo circonda e lo guarda con un po’ di dovuta – diciamolo pure – reticenza.

Tra i profumi del caffè provenienti dalla cucina della guardiola e le voci degli infermieri che ripassano i contenuti dell’esame che dovrebbe elevarli nella gerarchia sanitaria, i lamenti notturni scandiscono l’incedere della notte nelle stanze buie, l’aria inizia a farsi viziata e in lontananza il soffio metallico degli F35 – intenti a garantire l’amata sicurezza sociale – spacca la notte sfrecciando a bassa quota.

Alluvione Genova. Renzi sapeva tutto ed era in buona compagnia.

lettera renziVedo i ragazzi che spalano il fango dalle strade e a loro va il mio grazie. Userò la stessa determinazione per spazzare via il fango della mala burocrazia, dei ritardi, dei cavilli“.

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Sassari: politiche sociali e lavoro. Il Comune annuncia, Il Fiu chiede spiegazioni.

sassari«Siamo un Comune attento […] e abbiamo implementato il servizio con un centro di ascolto dedicato ai maschi maltrattanti, come preannunciato nel programma elettorale del sindaco, e abbiamo effettuato alcuni inserimenti lavorativi per le donne vittime di violenza». Sono queste le parole pronunciate dall’assessora alle Politiche sociali del Comune di Sassari Grazia Manca, riportate in un articolo a firma Giovanni Bua, nel quotidiano La Nuova Sardegna di ieri 12 ottobre. Come Fronte Indipendentista Unidu Sassari conosciamo bene il programma elettorale della giunta che siede al Governo della nostra città: come loro anche noi ci siamo candidati alle elezioni e nonostante i risultati elettorali, forti della nostra politica abbiamo promesso ai nostri cittadini di rimanere vigili e di “proteggere” la comunità sassarese da ulteriori manfrine firmate PD anche se fuori da Palazzo Ducale.

Per questo oggi come Fronte Indipendentista Unidu ci sentiamo in dovere di sottolineare e di portare all’attenzione della stampa una nota stonata nelle dichiarazioni riportate sopra, e chiediamo all’assessora Manca di chiarire tramite i media con più precisione a che cosa si riferisce quando parla di “alcuni inserimenti lavorativi per le donne vittime di violenza”. Siamo infatti a conoscenza che sino a ora, detti inserimenti siano stati fatti concretamente dalla Casa Aurora grazie alla somma raccolta e ai contatti avviati con una serra locale, dalle volontarie della Rete delle Donne di Sassari, tramite il progetto “Sorres” col calendario 2014, iniziativa durata quasi un anno, che ha previsto un’intensa campagna di sensibilizzazione contro la violenza alle donne e il femminicidio, e la raccolta fondi finalizzata proprio a finanziare occasioni lavorative per le ospiti della Casa Protetta Aurora.

Se il Comune di Sassari con l’assessorato alle politiche sociali, ha nel frattempo attivato concretamente altri progetti di inserimento lavorativo simile o uguale, di cui non siamo a conoscenza, ci dica quali sono, e soprattutto quali sono gli atti amministrativi che li garantiscono.

Fronte Indipendentista Unidu Tàtari

TAR Sardegna e antincendio nei Poligoni. Nelle Colonie non è necessario.

occupazione militareE’ arrivata nel tardo pomeriggio di ieri la decisione del TAR Sardegna sul ricorso dell’avvocatura di Stato contro il decreto 271/2014. Parere favorevole verso il Ministero della Difesa al quale non è andata giù l’estensione delle prescrizioni regionali antincendio ai Poligoni militari nell’Isola.

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Tempio Pausania. Abbanoa: continui disagi e prospettive incerte

abbanoa_logoProseguono i disagi a Tempio Pausania sul fronte Abbanoa. Sempre più prolungate e frequenti le interruzioni del servizio in numerose zone della città, in molti casi con pochissime ore di acqua al giorno. Continua la lettura di Tempio Pausania. Abbanoa: continui disagi e prospettive incerte

Consulenze esterne. SEL e “sovranisti” si rimangiano il domani

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Francesco Agus, Sinistra Ecologia e Libertà

Ondata di polemiche dopo la proposta di legge (n. 114 del 25 settembre) presentata all’attenzione del Consiglio della RAS da parte di 16 consiglieri. L’oggetto, “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 9 gennaio 2014, n. 2″,  fa riferimento alla Legge regionale promulgata sull’onda delle polemiche per le maxi inchieste sui fondi ai gruppi consiliari, i quali avevano portato alla luce una visione diffusamente privatistica della politica regionale.

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Master and Back. Un estratto. Filosofia del programma o una semplice preghiera?

Un secondo estratto da “Master and Back della Regione Autonoma della Sardegna. Una prima valutazione dell’implementazione del programma nel periodo 2005-2010. Analizzare la coerenza dei comportamenti significa porre in relazione i propri fini con mezzi e modalità (che si hanno o che si dovrebbe avere) per raggiungerli; nella valutazione della filosofia (o teoria) di un programma pubblico, lo scopo è attuare una sorta di ricostruzione che vada ad indicare quali siano i bisogni individuati e i conseguenti obiettivi che il programma si pone. Analizzare la teoria significa così sviscerare quelle informazioni e quei processi decisionali che hanno caratterizzato il passaggio dall’individuazione di un bisogno pubblico da parte di un policy maker alla trasposizione di queste necessità come finalità e scopi con i quali informare l’intero programma, dall’implementazione alla gestione.

Data la delicatezza di una simile opera di ricostruzione ex post, spesse volte si dice che “il programma pubblico non esiste se non negli occhi di chi lo guarda“.

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